l miglior modo per ricordare Madre Teresa di Calcutta, a 25 anni dalla sua morte? Per le Missionarie della Carità da lei fondate nel 1950 – oggi circa 5mila in tutto il mondo – celebrarla significa «rimanere fedeli al suo carisma e alla sua chiamata di dedizione ai più poveri dei poveri, insieme alla preghiera». Nella consueta riservatezza che le contraddistingue, che implica anche non voler stare sotto i riflettori, le consacrate con il sari orlato di blu che vivono a Roma accettano di raccontare in maniera corale che cosa succederà nei prossimi giorni presso la comunità di San Gregorio al Celio, dove la loro santa fondatrice – che continuano a chiamare “la madre” – veniva almeno due volte all’anno e dormiva in una piccolissima stanza di fronte alla cappella, aperta alle visite. La memoria liturgica viene celebrata lunedì.
In India è in corso una novena e nella casa-madre di Calcutta dov’è morta e sepolta la santa. Durante la Messa quotidiana viene approfondito un aspetto della spiritualità di colei che le Missionarie definiscono «icona della carità». Il 5 settembre la celebrazione eucaristica sarà presieduta dall’arcivescovo Thomas D’Souza. Ovunque siano, le figlie spirituali della “matita di Dio”, così si definiva, si rivolgono quotidianamente all’intercessione della fondatrice, anche con preghiere composte da lei stessa. «Le chiediamo di essere come lei strumento dell’amore di Dio che è compassione, con lo stesso zelo per i più poveri dei poveri, per saziare la sete di Gesù».
La risoluzione dell’Onu sottolinea che «la carità può contribuire alla promozione del dialogo tra persone di diverse culture e religioni, come pure la solidarietà e la comprensione reciproca», invitando tutti gli Stati membri, le organizzazioni internazionali e regionali e la società civile a celebrare il 5 settembre sostenendo il dialogo fra i popoli e incoraggiando gesti di solidarietà.
(fonte: Avvenire)