Conosciamo davvero Gesù?

Commenti di Fra Marcello Buscemi e Tiziana Frigione
Vangelo: Gv 14,7-14
Riflessione biblica
Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?”. Filippo è un po’ tutti noi. Da tempo, pratichiamo le chiese e le cose riguardante la fede. Eppure, realmente conosciamo Gesù? Credo che Gesù sia un “fantasma”, che ci siamo costruiti a nostro modo. E il suo messaggio lo adattiamo continuamente alle nostre idee e ai nostri interessi personali e societari. Ma questo non è “conoscere Gesù”, ma “servirsi di Gesù”. “Conoscere” è un verbo impegnativo: è entrare in comunione con Gesù, è “conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3,19); è “conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte” (Fil 3,10); è ritenere che tutto “sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo” (Fil 3,8).vangelo-7-300x188 Conosciamo davvero Gesù? In una parola, non è conoscenza superficiale o materiale del Vangelo, ma condivisione di vita: “Mi sono lasciato crocifiggere con Cristo. Non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gal 2,20). È accettare le parole di Gesù che operano in noi novità di vita: “Noi parliamo, non con parole suggerite dalla sapienza umana, bensì insegnate dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali” (1Cor 2,13)
Infatti, è lo Spirito che ci fa conoscere le parole di vita di Gesù: “Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà” (Gv 16,13-14). Ed è nello Spirito che comprenderemo che Gesù è la via che conduce al Padre: “Sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l’intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio, nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna” (1Gv 5,20); è la verità che ci fa liberi: “Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32); è la vita che ci fa vivere in comunione con il Padre: “Padre, io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro” (Gv 17,26). Rimaniamo in Gesù, egli è “la via, la verità, la vita” (Gv 14,6).
Lettura esistenziale
La fede in Gesù toglie il turbamento, perchè è chiarezza e verità, conoscenza, esperienza, che siamo chiamati a vivere in prima persona, seguendo Gesù. Nessuno può insegnarcelo, accade, diventa il senso della nostra vita. Il desiderio di Dio, di vedere il Suo volto, nel quale rispecchiarci e ritrovarci pienamente, è tutto ciò che umanamente sentiamo nel cuore, dopo essere stati toccati dal Suo Amore ed è lo stesso desiderio che Dio ha per primo, di incontrarci , uno ad uno e sentirsi chiamare Padre. Filippo comprende che è nel Padre l’origine di tutto, lì sono le nostre radici, sente il desiderio di conoscerlo, per conoscere in pienezza se stesso e la propria vita, aperta all’infinito. Gesù risponde che ha già visto il volto ed è già ora la vita eterna: “Da tanto tempo sono con voi e non mi hai conosciuto, Filippo?” Un paradosso attualissimo, perché le cose fondamentali le abbiamo davanti, ma non è detto che le comprendiamo, non le conosciamo veramente e per questo non possiamo riconoscerle. L’uomo Gesù è la rivelazione piena di Dio, è nei fratelli che lo incontriamo: “Chi ha visto me, ha visto il Padre”. La nostra vita è già vita eterna, se leggiamo il segno e ne capiamo il significato, il mistero che c’è dietro, e ci lasciamo coinvolgere di persona, interrogandoci sulla relazione che, in ogni momento, stiamo vivendo con Dio, attraverso ciò che accade. Il Padre si manifesta come amore e questo amore fa si che una persona diventi dimora dell’altra. Le parole del Figlio sono le stesse parole del Padre, sono parole efficaci, sono parole di amore, sono parole che ci fanno figli, che diventano opere, perché diventiamo la parola che ascoltiamo, che abbiamo dentro. Dice Gesù: “Non solo farete le mie opere, ma anche di più grandi”.
Mediante il dono dello Spirito, che abbiamo ricevuto, quando Gesù è tornato al Padre, possiamo amarci come Lui ci ama, abbiamo la vita stessa di Dio, già su questa terra. Questa è l’opera grande: amare il Padre ed i fratelli con lo stesso amore di Dio. Chiediamo al Signore di rinnovarci sempre il dono dello Spirito, per avere il cuore aperto all’Amore, uno sguardo contemplativo sul mondo ed il desiderio di incontrarlo ed amarlo in ogni fratello e tutti uniti nel Suo Amore, possiamo rendere così il mondo un posto migliore. Lasciamo risuonare nel nostro cuore parole d’Amore: “Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.”
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