Commento di Fra Giuseppe Di Fatta
V domenica di Quaresima
Lettura Is 43,16-21; Sal 125; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11
Un caro saluto mi gioia e pace a tutti voi.
Ascoltiamo il Vangelo secondo Giovanni in questa quinta domenica di Quaresima.
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. L’inizio dell’episodio dà orientamento a tutto il racconto: Gesù, seduto, è maestro di vita! Al popolo che va da Lui insegna con la sua Parola, ma fra poco ci darà un insegnamento di grande spessore esistenziale.
Gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. L’episodio avviene di mattina. Quindi l’adulterio viene consumato la notte precedente. Me lo spiegate come è possibile che sia stata colta in flagrante? Forse qualcuno di loro si trovava a passare per caso nella stanza da letto di quella casa e ha visto tutto? Lo dico con ironia. Evidentemente la donna era pedinata, controllata, sorvegliata. Sì, perché c’è gente che non avendo nulla da fare, trascorre le sue giornate spiando la vita degli altri. Come dei guardoni moralisti che osservano sempre i difetti degli altri e non riescono mai a guardare i propri.
Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei. Il Signore opera un vero e proprio ribaltamento della prospettiva, dicendo loro concretamente di non guardare al peccato di lei, ma che ognuno guardi il proprio peccato. È un passaggio dalla morale esterna che osserva e giudica il comportamento degli altri, a una morare interna e interiore, orientata a un vero e proprio esame di coscienza personale.
Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». Confesso che questi accusatori all’inizio mi facevano antipatia… adesso un po’ meno, perché in fondo sono stati elegantemente bastonati e hanno capito la lezione. Resta la scena meravigliosa della donna ancora rannicchiata lì in mezzo, e Gesù, solo con lei. Un quadro commovente che sant’Agostino definirà La misera e la Misericordia; espressione che Papa Francesco userà per dare il titolo alla lettera apostolica conclusiva del Giubileo straordinario della misericordia nel 2016. Gesù si alza: è bellissimo! È il Signore che si scomoda, che prende l’iniziativa, che ci viene incontro: anche nel perdono non siamo noi ad andare da Dio, ma è Lui che viene a noi e ci dice: Vuoi essere perdonato? Ti perdono!
Anche quando hai commesso peccati gravi, gli altri ti vogliono togliere la dignità, addirittura sei a rischio della vita… il Signore si alza per te, ti perdona, cancella tutto, azzera ogni male, ti fa creatura nuova.
Dirà il profeta Gioele: Chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvato. (Gl 3,5)
Ecco perché la donna è perdonata e salvata, perché nella sua massima prostrazione ha riconosciuto che Gesù è il suo Signore e lo ha invocato.
Neanch’io ti condanno.
Gesù, l’unico che aveva il diritto di giudicarla, non lo fa, anzi si adegua al non giudizio degli altri.
Va’ e d’ora in poi non peccare più.
Dopo avere ricevuto un perdono così grande e una potente liberazione da morte sicura, è veramente improbabile che questa donna continui a sbagliare. La gratitudine è il miglior antidoto contro il peccato.
Essa riceverà la stessa parola che è stata consegnata agli apostoli: *Va’!* Un vero e proprio mandato, una missione per la vita.
Questa è la Misericordia di Dio: un invito alla conversione, un’offerta di perdono, una proposta di missione. Una Parola che oggi raggiunge e interpella ciascuno di noi: Va’ e d’ora in poi non peccare più.
Una santa e serena domenica a tutti!