di Andrew Parsons, Presidente dell’International Paralympic Committee
Quasi non posso credere che siamo finalmente qui a Tokyo. Molti dubitavano che questi giorni di sport avrebbero mai potuto realizzarsi per davvero, ritenendo impossibile organizzare le Paralimpiadi a causa della pandemia. Ma grazie agli sforzi di tante persone, che non hanno mai perso la fiducia e la speranza, è in corso di svolgimento l’evento sportivo più… “trasformativo” del mondo.
Come famiglia paralimpica onoreremo questa fiducia, daremo corpo a questa speranza, facendo in modo che l’eccezionale “eredità” che i Giochi puntualmente lasciano al Paese ospitante consista, realmente, in una nuova percezione delle persone con disabilità. Attraverso un cambiamento di mentalità.
Ecco perché l’International Paralympic Committee e l’International Disability Alliance hanno ideato, lanciato e ora stanno sostenendo la campagna “WeThe15”.
Nei prossimi dieci anni, “WeThe15” intende lanciare una sfida continua per cambiare il modo in cui il 15% della popolazione mondiale con una disabilità è percepito e, di conseguenza, trattato.
“WeThe15” farà luce, appunto, sulla quotidianità del 15% della popolazione mondiale, facendo il possibile per abbattere ogni tipo di barriere. In modo che tutte le persone con disabilità possano realizzare il loro potenziale e far parte attivamente di una società davvero inclusiva.
Dunque, con il sostegno di numerose organizzazioni internazionali, della società civile — ma anche della rete commerciale e dei media — intendiamo mettere 1,2 miliardi di persone con una disabilità al centro dell’agenda mondiale dell’inclusione.
La diversità che viene dalla disabilità è una forza, non una debolezza. Il nuovo mondo del dopo pandemia dovrà essere costruito in modo migliore rispetto a prima. Dovrà essere caratterizzato da società in cui le opportunità esistono per tutti.
Quando, un anno fa, i Giochi sono stati rinviati, gli atleti paralimpici sono stati fari di speranza. Neppure quando l’ombra dell’incertezza era più scura hanno smesso di allenarsi, di inseguire i loro sogni. E non hanno mai smesso di credere che sarebbero stati qui, a Tokyo, in questi giorni.
Per questa ragione gli atleti paralimpici sono una forza della natura, una forza per il bene. La loro resilienza ha ridato speranza a molte persone che l’avevano persa. Ma questi atleti non sono soli. Accanto a loro ci sono i Comitati paralimpici nazionali e le Federazioni internazionali che li hanno sostenuti in questo momento senza precedenti per l’umanità.
Ma proprio questa è la forza del movimento paralimpico: lavorare insieme per garantire agli atleti la migliore piattaforma per “brillare”, per dare il meglio di loro stessi.
Questi atleti straordinari sono il meglio dell’umanità e gli unici che possono decidere chi e cosa essere nella loro vita, nonostante tutto. Con le loro performance sanno che possono cambiare le loro stesse vite. Ma, soprattutto, sanno che potrebbero cambiare, e per sempre, le vite di 1,2 miliardi di persone.
Questo è il potere dello sport: trasformare la vita e fare comunità. E il cambiamento può veramente iniziare con lo sport. E ora a Tokyo gli atleti paralimpici stanno cercando di cambiare il mondo.
(Fonte Vatican News)