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Libri: Targa Florio, quella sfida nella Sicilia rurale

C’è stato un tempo in cui, in una Sicilia assai meno nota e dai colori più opachi, si sentiva forte il rombo dei motori: era quello delle Ferrari, delle Alfa Romeo, delle Porsche, delle Lancia.

Nata nel 1906, e tutt’ora in voga, la Targa Florio ha scritto pagine indelebili dell’automobilismo, passando da gloriose epopee, da idoli impolverati fino ad arrivare ai lucchichìi dell’epoca digitale. Meno affascinante anche dal punto di vista sportivo, se si vuole, ma pur sempre emozionante. Sulle Madonie, come racconta Terracina, si sono alternati i più grandi, in una corsa che è stata simbolo e ha lasciato un segno indelebile nella storia del costume.

La corsa fu ideata e voluta da un giovanissimo Vincenzo Florio, rampollo della grande famiglia di armatori, editori e industriali. Solo un visionario come lui poteva intravedere su quegli impervi sentieri di bassa, media e alta montagna sfide autentiche sulle quattro ruote. L’area agricola, dove ancora dominava l’economia feudale, sarebbe entrata nella storia dello sport in tempi tutt’altro che sospetti.

La corsa, e nel libro ve ne sono ampi stralci, salì in breve alla ribalta internazionale delle cronache sportive e mondane, con gli inviati delle testate internazionali che soggiornavano nel comprensorio madonita, facendosi sedurre dalle tentazioni della gastronomia locale, godendo un clima quasi surreale e gustando – sportivamente parlando – cibandosi di sfide uniche.

I racconti si sovrappongono e si inseguono come a bordo di una Lancia o di una Ferrari che va a caccia di una Porsche in fuga. Alla fine emerge uno spaccato di storia, cultura e costume come solo la Targa dei Florio sapeva offrire. Fu davvero la gara più bella

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