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Mons. Lomanto :“Non si fa un buon giornalismo senza la capacità di ascoltare”

“Il tempo che noi viviamo è il tempo dell’ascolto. Non si fa un buon giornalismo senza avere la capacità di ascoltare”. Lo ha detto mons. Francesco Lomanto, delegato episcopale per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale siciliana e arcivescovo di Siracusa, che sabato scorso ha presieduto la celebrazione eucaristica al santuario della Madonna delle Lacrime nell’ambito della festa regionale di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e dei comunicatori. “Ascoltare con l’orecchio del cuore. Il Santo Padre ci fornisce la sua indicazione nel messaggio per la 56ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali che quest’anno si celebra il 29 maggio – ha detto l’arcivescovo nel corso della sua omelia –. Il giornalista deve fare informazione con umiltà e la consapevolezza di non avere in tasca la verità. Essere ascoltati è forse il bisogno di più grande di ciascuno di noi. Ma non ‘origliare o spiare’”.

L’arcivescovo ha ricordato che “il primo ascolto da riscoprire è l’ascolto di sé”. Dopo aver citato Papa Francesco, mons. Lomanto ha sottolineato che “in questo tempo di pandemia, si diffonde anche l’infodemia, cioè la deformazione della realtà basata sulla paura, echi e commenti su notizie falsificate se non inventate”. “Andiamo in profondità cogliendo l’essenza di ciò che si racconta – ha esortato il presule –. La comunione si edifica nell’ascolto reciproco tra fratelli e sorelle. Nella pluralità e varietà delle voci. L’ascoltare è il primo ed indispensabile ingrediente del dialogo e della buona comunicazione; non si comunica se non si è prima ascoltati e non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare. Per offrire un’informazione solida, equilibrata e completa è necessario aver ascoltato a lungo”.

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