Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».
Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.
Riflessione Biblica di Fra Marcello Buscemi
“Non ti lapidiamo per un’opera buona ma per la bestemmia: tu, che sei un uomo, ti fai Dio”. Strani, i giudei! Hanno cercato sempre “segni” per credere, Gesù ne ha compiuto tanti, eppure essi rimangono nell’incredulità e lo accusano di “bestemmia”. Non c’è più sordo di chi non vuol sentire, né più cieco di chi non vuol vedere: “Siamo ciechi anche noi? Gesù rispose loro: Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane” (Gv 10,40-41).
Rinnoviamo la nostra fede in Gesù: egli con il suo amore per noi ci mostra la via della salvezza e la comunione con il Padre
Lettura esistenziale di Tiziana Frigione
Ci sono momenti di tempesta, durante i quali dobbiamo affrontare il freddo dell’inverno, prima che venga la primavera, passiamo dal tempio,verso un altrove indefinito, al di là del Giordano, dove possiamo dimorare e confermare chi siamo veramente, essere creduti, lì dove qualcuno ha detto bene di noi ed ha preparato l’incontro con la verità. Qualcuno imperfetto del quale Dio si serve per raggiungerci, se abbiamo l’umiltà per ritenerlo all’altezza.
Gesù ,pian piano, ci fa vedere la realtà, il nuovo modello di umanità. Lui ha il potere dell’amore che crea, rende compiuto chi è incompleto, sana chi è imperfetto, pacifica chi è disperato, porta in tanti modi a compimento l’umano, che così non ha più bisogno di sottostare ai vincoli ed ai precetti, inventati da chi ha il cuore lontano da Dio e vuole dominare sui fratelli. Se vogliamo veramente somigliare a Dio, non possiamo arroccarci in difese patologiche e devastanti, sappiamo da Gesù, che la sua onnipotenza, il suo potere è l’amore, l’umiltà, il prenderci cura dei fratelli. Allora facciamo come Gesù, che fa come farebbe Dio, lo incarna così, lo rende presente nell’amore verso tutti.
La rivelazione è che quel Dio, che nessuno ha mai visto, è l’uomo Gesù, siamo noi, che con la nostra umanità lo riveliamo, perché quando viviamo di questo amore incarniamo tutti Dio e conosciamo le sue opere, adesso, sempre. Dio è sempre all’opera tutte le volte che noi diamo la nostra carne a lui, prendendoci cura di chi soffre. E’ bene interrogarci e chiederci qual’è il nostro ideale, da cosa ci salva, cosa determina, con quali sentimenti entriamo in relazione, con quali intenzioni, perché è nella relazione con noi stessi, con gli altri che facciamo esperienza del divino. Possiamo offrire fiori per donarci all’altro spontaneamente, insieme al loro profumo, o per interesse, per ottenere qualcosa. Possiamo aver già raccolto le pietre ed essere pronti a distruggere tutto ciò che non risponde alle nostre aspettative, uccidendo così quella possibilità di rinnovarci in un gesto di ascolto, accoglienza ed amore.
Gesù si allontana, ma il male non ha mai l’ultima parola, perchè Dio, l’amore, si rivela sempre, più lo mettiamo in croce più si rivela, si realizza, nell’amore dei fratelli, è lì dove amiamo e siamo amati, è il divino nell’umano, che rende eterno ogni momento.