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Sempre più famiglie e anziani in coda alle mense dei poveri

Aumentano le famiglie e gli anziani costretti a vivere in povertà perché gli stipendi e le pensioni non bastano più a sostenere le spese per pagare le bollette, che sono salite alle stelle, gli affitti e i prodotti di prima necessità che sugli scaffali dei supermercati hanno raggiunto prezzi divenuti per loro impossibili. Segnali preoccupanti arrivano da enti e associazioni impegnati nell’opera di assistenza, soprattutto in campo alimentare.

In tre anni le richieste di aiuto alle mense francescane sono cresciute del 135%. I dati si riferiscono all’anno scorso ma nei primi quattro mesi del 2023 la situazione non è migliorata. Si è contato il 18% in più rispetto al 2022, con 4.400 “ceste” distribuite ogni mese (una media di 143 al giorno) a circa 1.400 famiglie con 1.500 bambini, aiutati dalla Rete francescana di “Rete francescana” che comprende 18 strutture da Torino a Catanzaro, da Verona a Castellammare di Stabia.

Alle famiglie che non arrivano alla fine del mese si sono aggiunte quelle che il mese non riescono nemmeno a cominciarlo. «Segno che le ripercussioni economiche della pandemia e degli avvenimenti internazionali, come le guerre, continuano a farsi sentire, soprattutto su chi parte da una situazione già fragile, e che oggi colpiscono in modo allarmante le famiglie» commenta il direttore dell’Antoniano di Bologna frate Giampaolo Cavalli.

I numeri dell’emergenza sono avvalorati anche dall’Istat che ha rilevato nell’anno passato un impoverimento del 34,1% rispetto al 2021, il livello più alto mai riscontrato e in continuo incremento dal 2019. E la spesa dei Comuni per l’area povertà nello stesso periodo è aumentata del 72,9%, con i contributi a sostegno del reddito familiare balzati al 43%. Un peggioramento della situazione economica rilevato anche dall’Istat: nel 2022, infatti, le persone che dichiarano un impoverimento rispetto all’anno precedente raggiungono il livello più alto mai riscontrato (35,1%), in continua crescita dal 2019.

«Da noi arrivano tante mamme e papà preoccupati di non poter garantire ai loro figli, non soltanto il cibo sufficiente ma anche l’istruzione, le opportunità e la serenità che si meritano. Ascoltarli, dare loro un pacco alimentare e aiutarli con le spese vuole dire alleviare, fosse anche solo per un momento, queste ansie» aggiunge fra’ Cavalli. In continuo aumento anche i singoli cittadini che si rivolgono alle mense francescane: nel 2022 sono stati quasi 39mila i pasti caldi preparati mensilmente da “Operazione Pane” (il 6% in più), a favore di oltre 7mila persone (+10% dal 2021).

E che la situazione sia grave, in particolare nelle metropoli, dove il costo della vita è molto più alto che altrove, lo conferma Luigi Rossi, consigliere di “Pane Quotidiano”, l’associazione laica che gestisce a Milano i centri di viale Toscana 28 e viale Monza 335. Code lunghissime ogni mattina si possono notare sui marciapiedi davanti agli “sportelli” milanesi. Un milione e cento mila le razioni di cibo distribuite qui gratuitamente ogni anno. «E ciò significa una quota che va dai 3.500 ai 4mila sacchetti al giorno con punte di 5mila il sabato quando le scuole sono chiuse e i bambini mangiano a casa» precisa Rossi.

Ogni razione ha un valore medio di 15 euro. «Un aumento dei poveri c’è stato negli ultimi dodici mesi, soprattutto di “over 65” italiani, il 20% circa in più, e parliamo anche di chi percepisce un assegno di 1000-800 euro al mese, cifra che per vivere a Milano non è certo sufficiente, visti anche i canoni di affitto delle abitazioni».

«Ci sono anziani che vengono da noi tutti i giorni – aggiunge il rappresentante di “Pane Quotidiano”– e quindi usufruiscono di 20 passaggi al mese, il che equivale a 300 euro, un’integrazione della pensione, un 30-40% in più che consente in molti casi a loro di pagare la pigione e far fronte alle bollette energetiche, negli ultimi mesi diventate carissime». Rossi sottolinea quindi il ruolo decisivo delle associazioni benefiche nelle politiche di welfare che si dimostrano carenti.

Le storie di povertà che emergono dal territorio sono tante. E qualcuna anche a lieto fine. Come quella di Samuel e Grace, giovani sposi di origini nigeriane, con due figli piccoli, arrivati cinque anni fa in Italia con un barcone e poi trasferitisi a Bologna dove l’Antoniano li ha aiutati a imparare l’italiano, trovare un lavoro e una casa in affitto, un impegno reso possibile dal progetto Sai (Sistema accoglienza integrazione).

Serena e il suo compagno sono genitori molto giovani. Anche loro vivono nel capoluogo emiliano. Hanno due bambini: Chiara, 7 anni, e Francesco di 5. Il papà ha fatto diversi lavori, benzinaio, meccanico, gommista, operaio. Non si è mai tirato indietro su nulla. Negli ultimi mesi, però, la situazione familiare è diventata molto difficile. Serena ha avuto seri problemi di salute e questo non le ha permesso di poter iniziare a lavorare. Le spese sono aumentate parecchio rendendo impossibile la vita di tutti i giorni. I volontari dell’Antoniano di Bologna ora si prendono cura di loro: con la solidarietà dei francescani è stato possibile pagare tutte le bollette e le mensilità dell’affitto rimaste indietro, sostenere la famiglia con pacchi alimentari, acquistare materiale scolastico per i bambini. Il compagno di Serena invece ha un accordo per lavorare insieme con il proprietario di casa fino a dicembre, ma in seguito dovrà trovare una nuova occupazione. Ma non sarà di sicuro “senza rete”.

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