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Senza riserve

Commento di Fra Marcello Buscemi e Tiziana Frigione

San Bonifacio

Letture: Tb 12,1.5-15.20; Tb 13; Mc 12,38-44

Riflessione Biblica

“Tanti ricchi gettavano molte monete, mentre una vedova povera vi gettò due monetine, che fan-no un soldo”. Forte il contrasto, e produce un duplice insegnamento di Gesù: un severo giudizio sugli scribi e un invito a seguire l’esempio della “vedova povera”. Al centro, un episodio di pietà religiosa: le offerte servivano sia per il culto sia per aiutare i poveri. Per Gesù, l’importante non è l’offerta, grande o piccola che fosse, quanto il “cuore” di chi la offre. E da qui il contrasto e il duplice insegnamento. L’atteggiamento interiore del fariseo è la conseguenza della sua vita intrisa di “ipocrisia e di ostentazione”: “amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere” (Mc 12,38-40). Non è che Gesù considerasse tutti i farisei e scribi in questo modo. A quello scriba, che aveva risposto saggiamente sul comandamento dell’amore, disse: “Non sei lontano dal regno di Dio” (Mc 12,34). Ma il giudizio di Gesù su di loro per lo più era quello dei profeti: “Questo popolo si avvicina a me solo con la sua bocca e mi onora con le sue labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e la venerazione che ha verso di me è un imparaticcio di precetti umani” (Is 29,13). Ma tale pesante giudizio vale per tutte quelle persone che pongono alla base della loro vita non l’amore, ma gli interessi personali, l’orgoglio di casta privilegiata e di ostentazione delle ricchezze: “Non potete servire Dio e la ricchezza” (Lc 16,13). All’opposto di queste persone, sta una povera vedova: essa non è come i ricchi, non può ostentare ricchezze, ma dona con il cuore quel poco che aveva per onorare Dio: “Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere” (Mc 12,44). Poteva donare una monetina, l’altra avrebbe potuto trattenerla per sé. Dà tutto: non ha donato qualcosa, ma ha donato se stessa. Era entrata in relazione d’amore con il Dio dell’amore.

Lettura esistenziale

Gesù insegna interrogando, insegna mostrando che ogni gesto concreto rimanda ad una intenzione interiore ed esprime ciò che ci abita. Non c’è più separazione tra Dio e l’uomo, la Parola è viva, incarnata ed è la nostra vita a raccontare chi siamo. Gli scribi erano esperti della scrittura,con le parole la spiegavano, ma i loro gesti tradivano ogni sillaba, erano un cattivo esempio, perché usavano il loro potere religioso per apparire, avere i primi posti, ostentare la religiosità, pregando a lungo e con offerte al tempio, per esaltare la loro immagine. Soprattutto sfruttavano le vedove, approfittando della loro fragilità e mancanza di protezione, derubandole di tutto. Gesù avverte i discepoli e noi, perché questo atteggiamento interiore è un rischio nell’esperienza religiosa, dove si insinua il bisogno narcisistico di essere visti, alla ribalta, riconosciuti migliori, fino a calpestare l’altro, ad approfittarne e ad offrire il superfluo, magari manipolando e strumentalizzando, situazioni o persone, solo per raggiungere i nostri obiettivi. L’attenzione di Gesù si sposta su una persona che rischia di passare inosservata, e lui, Maestro, chiama i discepoli a sé, coglie questa esperienza, per insegnare loro qualcosa di molto importante. E’ una vedova povera, che ha solo due monetine, tutto ciò che ha per vivere, e le dona nel tempio, senza il riconoscimento di nessuno, perché venivano proclamate solo le donazioni importanti. La prende ad esempio, modello che incarna il senso del Vangelo, anticipa e prefigura il gesto d’amore di Gesù. Un gesto che suscita l’ammirazione di Gesù, ma la donna non lo sa, lei ha nel cuore Dio e la libertà dai riconoscimenti degli uomini, si affida totalmente a Dio e non ai beni materiali, mostra la purezza del suo cuore e la grandezza dell’amore, che sa rinunciare anche a quello che è necessario. Un contrasto forte tra due condizioni interiori , che ci interrogano profondamente, su ciò che offriamo di noi nelle quotidiane relazioni, nelle nostre comunità religiose, verso i più bisognosi e fragili, valutando che i bisogni e le fragilità non sono sempre materiali nei contesti che frequentiamo. I nostri gesti hanno valore di fronte a Dio, che conosce il nostro cuore e le intenzioni che ci guidano, testimoniano l’amore che c’è in noi e che fiorisce solo quando diventa dono nelle relazioni. Donare, donarsi sono il senso della nostra vita, ma Gesù ci chiede di interrogarci su come ci doniamo, nei gesti più che nelle parole siamo testimoni dell’amore e quando siamo al nostro posto, nel cuore di Dio, siamo liberi dagli sguardi degli altri, dai riconoscimenti e l’intimità con Dio è bellissima, il nostro cuore è libero e puro. Puntiamo tutte le nostre energie al cuore, purifichiamolo e liberiamolo, saremo alla presenza del Signore per offrirgli ciò che siamo ed affidarci totalmente a lui, ci guiderà oltre le logiche del tempio e degli scribi, oltre le nostre miserie, perché la sua presenza in noi fa accadere cose meravigliose.

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