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Stazione Centrale di Messina, quando il Natale profuma di accoglienza e condivisione

di Rachele Gerace –  Il “suono” dei treni sulle rotaie, l’attesa di chi parte, la gioia di chi arriva, la fatica di chi ogni giorno lavora per rendere confortevole la trasferta dei viaggiatori, la presenza silenziosa di chi sta ai margini, testimonianza preziosa dell’amore di Dio.

Alla stazione centrale il Natale profuma di accoglienza e condivisione: si respirava tutta alla messa che l’arcivescovo ha celebrato per il personale Rfi e per quanti, anche di passaggio, hanno vissuto un momento di preghiera autentica, allietato dalle voci di Rosaria Marino e Aurora Raco dell’Ordine Francescano Secolare.

«Un luogo d’incontro spesso fugace, nel quale a ogni viaggio emergono sofferenze e sacrifici, dove Dio si rivela attraverso gli ultimi, dove è possibile scoprire la ricchezza custodita nei cuori guardando oltre la propria autoreferenzialità», ha detto l’arcivescovo sottolineando l’importanza del Natale, «la provocazione più forte offerta all’uomo per rimettersi in gioco».

Ad accogliere il presule e il cappellano della Polizia di Stato, don Giovanni Ferrari, che ha concelebrato la messa alla presenza di una rappresentanza di Rfi, del dirigente della Polizia ferroviaria Francesco Benedetto e dell’assessora alle Politiche sociali Alessandra Calafiore, fra Giuseppe Maggiore, responsabile della cappellania dei Frati minori presente alla stazione.

Il Frate Francescano è  voce e testimonianza di luce che nel saio “raccoglie” le istanze di chi ha bisogno di una parola di conforto, uno sguardo o di sostegno per problemi logistico, dispensando tanta speranza. «Quando penso alla stazione mi vengono in mente i crocicchi del Vangelo: qui incontriamo Dio nei volti della gente che corre per andare a lavoro, degli studenti immersi nel sonno e nei sogni, nei viandanti che con i loro zaini vanno alla ricerca di svago, nei poveri che frequentano la zona limitrofa alla stazione e li guardiamo con gli occhi della fede» ha detto il religioso.

Nell’augurare a tutti buon Natale, fra Giuseppe ha voluto lanciare ai presenti una provocazione sul valore della carità: «Cibo e coperte non mancano, ma quello che doniamo è veramente impregnato di umanità? Siamo predisposti all’accoglienza dell’altro o siamo spesso vittime di pregiudizi?».

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