• 7 Dicembre 2024 3:07

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Commemorazione di tutti i fedeli defunti

Riflessione biblica

“Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria” (Mt 25,31-46). Niente paura, ma attenta riflessione sul nostro incontro con il Signore. Andiamogli incontro con fede operosa: il suo ritorno è motivo di gioia, ma anche di impegno a realizzare il suo progetto di amore. È certezza di fede che egli verrà: “Negli ultimi giorni si farà avanti gente che si inganna e inganna gli altri e diranno: «Dov’è la sua venuta, che egli ha promesso? Una cosa non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno. Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi” (2Pt 3,3.8-9). Attendiamo il Signore con pazienza perseverante: “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita” (Lc 21,19). E la pazienza è perseveranza nell’ascolto della parola di Dio: “In verità, io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Gv 5,24). È perseveranza nel fare il bene: “Viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna” (Gv 5,28-29). In ogni caso, saremo giudicati sull’amore e l’amore ci renderà simile a Dio: “Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui. In questo l’amore ha raggiunto tra noi la sua perfezione: che abbiamo fiducia nel giorno del giudizio, perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore” (1Gv 4,16-18).

Lettura esistenziale

“Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori” (Gv 6, 37). Per noi cristiani la morte non è l’unica certezza della nostra vita, ma insieme ad essa vi è la certezza della risurrezione. Dare senso alla nostra morte significa anche dare senso alla nostra vita. La morte non è l’ultima parola, bensì la penultima. Essa è un passaggio da questo mondo al Padre. Gesù non ci evita il passaggio attraverso la morte, ma semplicemente lo spalanca a una luce nuova.  L’amore di Dio è un amore eterno. Ed è proprio perché questo amore è eterno che diventa il principio stesso della resurrezione. Dio ci ama fino al punto da non poter permettere che ognuno di noi vada a finire nel nulla, nel vuoto, nella semplice dissoluzione. “Questa infatti è la volontà del Padre mio, dirà Gesù, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6, 40).   Nel momento della nostra morte, la nostra anima raggiungerà direttamente Dio per essere da Lui accolta, se invece abbiamo ancora qualcosa da purificare ci sarà un tempo supplementare di attesa e di purificazione. Inoltre Dio rispetta la nostra libertà, accettando anche la possibilità che Lo rifiutiamo.  Alla fine dei tempi, poi, il nostro corpo si unirà alla nostra anima per condividerne la sorte.  Noi prepariamo su questa terra, quello che sarà il nostro futuro, la nostra eternità. Consapevoli di questo dovremmo cogliere ogni occasione che ci si presenta, facendone tesoro per il cielo e vivendo come se ogni giorno fosse l’ultimo.