Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Martedì della VIII settimana del Tempo Ordinario
Letture: Sir 35,1-15 Sal 49 Mc 10,28-31
Riflessione biblica
“Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito” (Mc 10,28-31). Non sembra che Pietro e gli altri discepoli abbiano capito bene ciò che Gesù aveva detto del “giovane ricco”: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!” (Mc 10,23-25). L’essenziale per il discepolo è lasciare ogni ricchezza per possedere Cristo ed ereditare il Regno di Dio. È la logica di Paolo: “Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo” (Fil 3,8). Non è la povertà che mi rende capace di “entrare nel Regno dei cieli”; essa è solo un mezzo per “conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti” (Fil 3,10). È lasciarsi conquistare da un amore più grande, che afferra tutto l’essere del discepolo di Cristo: “Mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù” (Fil 3,12). Ci si libera dal fascino della ricchezza di questo mondo, per essere in comunione con Cristo ed entrare nella logica dell’amore, che si fa servizio: “Se io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,14-15). In Gesù e nel suo Vangelo abbiamo trovato “il centuplo”, la pienezza di ogni bene, perché in Gesù “sono racchiusi tutti tesori della sapienza e della conoscenza” (Col 2,3). Ma la sequela di Gesù sarebbe incompleta, se non seguiamo Gesù, prendendo ogni giorno la nostra croce quotidiana: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mc 8,34).
Lettura esistenziale
“Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito»” (Mc 10,28). L’evangelista Matteo aggiunge a queste parole, pronunciate da Pietro, la seguente domanda: “Che cosa dunque ne otterremo” (Mt 19,27). Gesù risponde: “In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna (Mc 10,29s). Quando ci si pone alla sequela di Cristo, la vita si riempie di volti e di legami buoni, come si è riempita di volti la casa di Zaccheo, il ricco che ha detto: ecco dono metà dei miei beni ai poveri. Seguire Cristo non è un discorso di sacrifici, ma di moltiplicazione di vita: lasciare tutto ma per avere tutto. Seguire il Vangelo non è rinuncia, ma incarnare un’altra logica del vivere, per un cuore moltiplicato, per cieli nuovi e terra nuova. Quello che Gesù propone più ancora che la povertà è la condivisione. Più che la rinuncia, è la libertà. Ciò che il Maestro d’umanità sogna non è tanto un uomo spoglio di tutto, quanto un uomo libero e in comunione. Il Signore sembra dire: Il tuo denaro dallo ai poveri, e tu vieni con me. La logica che Cristo ci insegna è questa: prima le persone e dopo le cose. La felicità infatti non dipende dai beni, quanto piuttosto dalle relazioni, dal donare e ricevere amore. Gesù ha un progetto di umanità: vuole estendere a livello universale le relazioni buone della famiglia. Perché ciò si realizzi bisogna che tutto ciò che abbiamo e tutto ciò che siamo diventi strumento di comunione.