Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Martedì della IV settimana di Pasqua
Letture: At 11,19-26 Sal 86 Gv 10,22-30
Riflessione biblica
“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono” (Gv 10,22-30). Ecco il profilo esistenziale del cristiano: uno che ascolta, conosce Gesù, segue Gesù. Ascoltare Gesù è necessario: senza l’ascolto, non possiamo conoscere Gesù; senza conoscere Gesù, non possiamo seguirlo; senza seguirlo, non possiamo avere la vita eterna: “Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Gv 5,24). Ma deve essere un ascolto attento, per entrare in comunione con Gesù: “Chi ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia” (Mt 7,24). E “La roccia è Gesù” (1Cor 10,4). Dall’ascolto nasce la conoscenza: la conoscenza intellettuale, per comprendere il messaggio di Gesù, e la conoscenza del cuore, per essere saggi nella verità, operosi nella carità e aperti al futuro di Dio nella speranza: “Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui” (Ef 1,17). E tale conoscenza non ci viene dalle nostre capacità umana, ma dalla nostra docilità allo Spirito di Dio: “Dio vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore mediante il suo Spirito” (Ef 3,16). E lo Spirito di Dio è stato infuso nei nostri cuori: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi” (Gv 14,16-17). Ed è lo Spirito che ci insegna tutta la verità e ci dà la forza per seguire Gesù e la sua via di santità: “Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato. Di queste cose noi parliamo, con parole non suggerite dalla sapienza umana, bensì insegnate dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali” (2Cor 2,12-13).
Lettura esistenziale
“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono” (Gv 10,27). La voce di chi ci vuole bene giunge ai sensi del cuore prima del contenuto delle parole, lo avvolge e lo penetra, perché pronuncia il nostro nome come nessuno. È l’esperienza di Maria di Magdala al mattino di Pasqua, di ogni bambino che, prima di conoscere il senso delle parole, riconosce la voce della madre, e smette di piangere e sorride e si sporge alla carezza. La voce è il canto amoroso dell’essere: Una voce! L’amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline (Ct 2,8). E prima ancora di giungere, l’amato chiede a sua volta il canto della voce dell’amata: la tua voce fammi sentire (Ct 2,14). Perché le pecore ascoltano? Non per costrizione, ma perché la voce è bellissima e ospita il futuro. “Io do loro la vita eterna!” (Gv 10,28). La vita è data, senza condizioni, senza paletti e confini, prima ancora della mia risposta; è data come un seme potente. Due generi di persone si disputano il nostro ascolto: i seduttori e i maestri. I seduttori, sono quelli che promettono vita facile, piaceri facili; i maestri veri sono quelli che donano ali e fecondità alla tua vita. Il Vangelo ci sorprende con una immagine di lotta: “Nessuno le strapperà dalla mia mano” (Gv 10,28). Le sue sono le mani forti di un lottatore contro lupi e ladri, mani vigorose che stringono un bastone da cammino e da lotta. L’eternità è la sua mano che ti prende per mano. Come passeri abbiamo il nido nelle sue mani; come un bambino stringo forte la mano che non mi lascerà cadere (Ermes Ronchi).