• 2 Maggio 2024 22:04

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Conoscere Gesù o servirsene?

Diilsycomoro

Mag 6, 2023

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Sabato della IV settimana di Pasqua

Letture: At 13,44-52; Sal 97; Gv 14,7-14

Riflessione biblica

“Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me” (Gv 14,7-14). La nostra fede è come quella di Filippo: crediamo, ma vorremmo più evidenza. Un po’ ingenua, anche se siamo convinti che il cammino spirituale è basato sulla conoscenza di Gesù, non solo una conoscenza intellettuale, ma esistenziale che afferra mente e cuore. In Gesù, vediamo volentieri il suo aspetto umano: la sua parola ricca di umanità ci affascina, il suo amore operoso verso i poveri ci stimola, la sua mitezza paziente ci conquista. Purtroppo, non sappiamo leggere nella sua umanità il Dio con noi e nella sua divinità il “Verbo che si è fatto carne”. Oppure lo idealizziamo tanto da farlo divenire un “fantasma”, che ci costruiamo a nostro modo. E il suo messaggio lo adattiamo continuamente alle nostre idee e ai nostri interessi personali e comunitari. Tutto ciò non è “conoscere Gesù”, ma “servirsi di Gesù”. “Conoscere” è un’esperienza molto impegnativa: è entrare in comunione con Gesù, è “conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, per essere ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3,19); è “conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendoci conformi alla sua morte” (Fil 3,10); è ritenere che tutto “sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo” (Fil 3,8). In una parola, non è conoscenza superficiale o materiale del Vangelo, ma condivisione di vita: “Mi sono lasciato crocifiggere con Cristo. Non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gal 2,20). C’è una sola via per conoscere Gesù: amarlo seguendolo e operare con lo stesso suo amore: “chi crede in me, compierà le opere che io compio” (Gv 14,12). Nell’amore, scopriremo che c’è tanta umanità nella divinità di Gesù e tanta divinità nel nostro agire umano.

Lettura esistenziale

“Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto” (Gv 14, 7). Al termine del Prologo del suo Vangelo, Giovanni afferma: “Dio nessuno lo ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1, 18). Ebbene, quella dichiarazione, che è dell’evangelista, è ripresa e confermata da Gesù stesso nel brano evangelico odierno. Con l’Incarnazione del Verbo, possiamo ben dire che Dio ha assunto un volto umano, quello di Gesù, e per conseguenza d’ora in poi, se davvero vogliamo conoscere il volto di Dio, non abbiamo che da contemplare il volto di Gesù. Nel suo volto vediamo realmente chi è Dio e come è Dio. Per “vedere Dio” bisogna conoscere Cristo e lasciarsi plasmare dal suo Spirito che guida i credenti “alla verità tutta intera” (cfr Gv 16, 13). Chi incontra Gesù, chi si lascia da Lui attrarre ed è disposto a seguirlo sino al sacrificio della vita, sperimenta personalmente, come Egli ha fatto sulla croce, che solo il “chicco di grano” che cade nella terra e muore porta “molto frutto” (cfr Gv 12, 24). Questa è la via di Cristo, la via dell’amore totale che vince la morte: chi la percorre vive in Dio già su questa terra, attratto e trasformato dal fulgore del suo volto. Questa è l’esperienza dei veri amici di Dio, i santi, che hanno riconosciuto e amato nei fratelli, specialmente i più poveri e bisognosi, il volto di quel Dio a lungo contemplato con amore nella preghiera. Essi sono per noi incoraggianti esempi da imitare; ci assicurano che se percorriamo con fedeltà questa via, la via dell’amore, anche noi – come canta il Salmista – ci sazieremo della presenza di Dio (cfr Sal 16, 15).