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Cosa (non) abbiamo detto di Sanremo

DiFrate Pe

Feb 15, 2023

di Francesco Polizzotti – Al netto che nessuno sembra aver seguito la kermesse canora dell’Ariston, i numeri del Festival di Sanremo restituiscono un dato in controtendenza con quello che ogni anno si pensa. Il Festival è seguitissimo, forse solo perché ci permette di dire la nostra sui social. Opinionisti di professione o amarcord del Sanremo che non c’è più, ci siamo scontrati tra custodi del buon costume e difensori delle libertà di espressione, anche le più esagerate. “Nessuno scandalo! Si è detto. “E’ lo spettacolo, bellezza”!…Molti hanno risposto.

Questa edizione è stata di netto la più emozionale di sempre. Il disagio riprodotto in alcuni testi, il dover guardare agli altri e magari condividere il proprio dolore per uscirne insieme. Il tema focale che agita le coppie e i loro sentimenti. La diversità che ci segna e condanna all’incomprensione.

sanremo1-300x200 Cosa (non) abbiamo detto di SanremoIl testo vincitore di questa edizione, “Due vite” di Marco Mengoni è sicuramente la sintesi perfetta di queste diversità. Mengoni ci ha insegnato come un testo bello che si avvicina alla poesia, può diventare musica e nella musica portarci laddove non siamo molto bravi a spostarci, il confronto anche duro tra due persone che pensano di essere diversi dagli altri perché la vita e la pressione che essa esercita non lascia loro quel tempo per spegnere la luce e restare soli al buio.

Il tentativo della direzione artistica di strizzare l’occhio ad un pubblico più esigente facendo cantare il trio Albano, Morandi, Ranieri è servito solo a marcare le distanze che ha intrapreso la musica che si produce in Italia, con la scuola tipica della musica italiana tanto apprezzata negli States o in Russia. Eppure non sono mancati pezzi unici e voci già rese famose ed uniche negli anni novanta proprio dal Festival di Sanremo. Il pezzo di Giorgia, nella tradizione dell’artista, le cui note hanno fatto innamorare moltissime coppie o il richiamo ancestrale di Anna Oxa, rapita dal suo levitare verso altri mondi e altre dimensioni. Non male il testo di Grignani per restare nel pantheon di questi artisti.

Ho seguito in particolare il dibattito sugli eccessi che si sono consumati sul palco. Questo Festival targato 2023 ha dato sfogo alle istanze più esigenti con il mondo dello spettacolo. Il bene contro il male, il consentito e il proibito, la distanza tra il sentimento nazionale e le scorribande irriverenti degli artisti in gara, non tutti a dire il vero, anzi. La triste performance di Blanco, che pure cantò davanti al Papa, è la dimostrazione di come il successo vissuto senza un corollario di riferimenti di senso può dare alla testa o non contenere la rabbia che si porta dentro. Il mondo della scuola e dell’educazione si è infatti espresso per il messaggio controverso che queste immagini hanno dato ai giovani. mr.-rain-1-300x169 Cosa (non) abbiamo detto di SanremoPer fortuna non tutti i giovani in gara si sono dimostrati incapaci di gestire le proprie emozioni. Al contrario tutti gli altri si sono distinti per un senso di raccoglimento proprio, quasi di gratitudine ad Amadeus per aver insistito nella partecipazione di così tanti giovani; i ringraziamenti del giovanissimo Gianmaria, sono stati una dimostrazione plastica e autentica di questo sentire. Pensiamo soprattutto al testo di Mr.Rain e il legame col pensiero di don Tonino Bello. Un testo che verrà sicuramente utilizzato nei nostri Oratori, alla pari del primo Povia, quello del “Quando i bambini fanno ohhh”.

Anche i testi più rappati, rocchettari, di protesta hanno dimostrato come nessuno è immune dal desiderio di mettere su note discorsi aperti alla vita. Lazza con “Cenere” ne è stato un esempio. Così come i testi di impegno politico che più di discorsi di circostanza hanno rappresentato sul palco il dramma della guerra in Ucraina, presente nel testo di Tananai, registrato proprio tra le macerie di Kiev con tanto di dedica ad Olga, Liza e Maxim e il loro amore “tra le palazzine a fuoco”.

sanremo1-300x158 Cosa (non) abbiamo detto di SanremoUn appunto sul “bacio perfetto” tra Rosa Chemical e Fedez.

In Italia viviamo in una bolla in cui c’è ancora bisogno di spiazzare con un bacio tra uomini o tra donne, per essere politicizzato e diventare parte della contesa politica, una bolla in cui le stesse istanze continuano a ripetersi e rimbalzare contro muri di gomma che l’opinione pubblica e la stessa Chiesa hanno invece superato.

La ripetizione, negli anni, dello spettacolino dei (finti) baci omosessuali sul palco di Sanremo, come inno contro il pregiudizio, nonostante una legge sulle unioni civili, ha raggiunto il suo punto di non ritorno. Non ho saputo leggerci alcun appello ai diritti civili. Ma vogliamo paragonare la poesia di un bacio tra due ragazz* che si amano veramente a questa caricatura? Un ricco bianco da una parte, un ricco bianco dall’altro, in una nazione libera e democratica, che notizia fa?