• 26 Aprile 2024 22:51

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Dal 15 aprile in Sudan gli scontri tra l’esercito regolare, guidato dal presidente Abdel Fattah al-Burhan, e le forze paramilitari di sostegno rapido, guidate dal generale Mohammed Hamdan Daglo, detto Hemedti, stanno provocando sfollamenti, morti e fame. Secondo l’IOM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) questa è la peggiore crisi umanitaria che il paese abbia mai visto: 1,1 milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case, sia nella capitale Khartoum che in altre città.

Anche Fr. Peter Tindo, OFM, guardiano della fraternità a Khartoum, è stato costretto ad abbandonare il suo convento in cerca di un posto sicuro a Juba, in Sud Sudan. E racconta cosa ha vissuto e visto: “Il 12 maggio ho lasciato Khartoum. La situazione era drammatica, c’erano armi ovunque; dopo un mese di scontri, le provviste che la gente aveva immagazzinato stavano finendo, iniziava a mancare cibo, molte persone stavano morendo”. E ha aggiunto: “Questa guerra non risparmia nessuno: i proiettili uccidono le persone, anche i civili, che non sono in guerra. Un altro problema è rappresentato dai saccheggiatori, che devastano le case per rubare. Se sei per strada, le persone ti attaccheranno e prenderanno quello che hai tra le mani o in tasca. Quindi Khartoum stava diventando molto pericolosa e insicura”.

Fr. Peter spiega con molta tristezza come ha abbandonato la capitale sudanese: “Uscire dalla capitale era un grosso rischio. Qualcuno mi ha portato alla stazione degli autobus e poi, con altre persone, ho preso un piccolo mezzo che ci ha portato fuori da Khartoum, alla frontiera Joda [con il Sud Sudan]. Ma era molto rischioso. Quando ci siamo avvicinati al luogo di destinazione, gli aerei militari erano proprio sopra di noi, ma siamo riusciti a uscire dal paese sani e salvi. Ci sono tanti check point nei quali controllano cosa possiedi e ti portano via tutto – a me hanno preso i pochi soldi che avevo in tasca per il viaggio”.

Alla domanda su come si possono aiutare tanti sfollati, Fr. Peter ha risposto: “Prima sarebbe meglio aiutare gli sfollati che sono a Renk [zona nord-orientale del Sud Sudan]. Hanno bisogno urgente di zanzariere, teli per proteggersi dal sole, cibo e acqua. Eravamo circa in 10mila o 20mila all’aperto, a Renk. Successivamente pensare anche alle persone che sono rimaste a Khartoum. In collaborazione con la chiesa locale possiamo fare arrivare le cose a chi ha bisogno”.

Il 21 maggio, durante la preghiera del Regina Caeli Papa Francesco ha rinnovato l’appello per la pace in Sudan e ha chiesto l’intervento della comunità internazionale: “Nell’incoraggiare gli accordi parziali finora raggiunti, rinnovo un accorato appello affinché vengano deposte le armi, e chiedo alla comunità internazionale di non risparmiare alcuno sforzo per far prevalere il dialogo e alleviare la sofferenza della popolazione. Per favore, non abituiamoci ai conflitti e alle violenze”.

Il Ministro Generale, Fr. Massimo Fusarelli, attraverso la Fondazione OFM Fraternitas, ha avviato un comitato per coordinare e supportare le popolazioni sfollate del Sudan attraverso i nostri confratelli che si trovano in Sud Sudan ed Egitto. Per sostenere i nostri fratelli e sorelle che soffrono a causa del conflitto, si può fare la propria donazione al seguente link:  Emergenza Sudan