• 2 Maggio 2024 0:28

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Lunedì della XXIII settimana del Tempo Ordinario

Letture: Col 1,24 – 2,3; Sal 61; Lc 6,6-11

Riflessione biblica

“Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?” (Lc 6,6-11). Il problema non è più se è lecito “fare un lavoro nel sabato”, ma se è lecito “nel sabato operare un bene”, e nel caso specifico: guarire un uomo dalla mano tesa. L’azione miracolosa di Gesù, “Signore del Sabato”, avviene nella sinagoga, nel cuore della pietà giudaica, dove si implora la misericordia di Dio e si impara ad adorare Dio e osservarne i comandamenti essenziali: amare Dio e amare l’uomo. Ed è proprio l’uomo che Gesù pone al centro: “Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Gal 5,14). E chi ama desidera sempre di “fare il bene”: guarire un ammalato, assisterlo e dargli conforto è opera di misericordia corporale e spirituale. È operare con Dio, per Dio e secondo il suo progetto di amore: “Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt 9,13). La lezione è importante, decisiva: l’amore al prossimo non guarda tanto alla miseria del prossimo che soffre, ma a liberarlo dal male che l’affligge; opera in noi, per liberarci dalla “durezza di cuore” e sintonizzarci con chi soffre. Non è importante il tempo, sabato, domenica o giorno feriale, in cui si opera il bene, ma che, “quando ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, e non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo” (Gal 6,9-10). E, dato che l’amore al prossimo è “frutto dello Spirito”, rinneghiamo il nostro egoismo e ricordiamoci: “chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna” (Gal 6,8).

Lettura esistenziale

“Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla? (Lc 6, 9). Spesso le persone che sembrano più ligie all’osservanza delle regole, poi finiscono per non osservarne più neppure una oppure finiscono per trascurare quella più importante. L’unica “regola” del cristiano, dataci da Dio, a cui tutte le altre regole per lo più costruite dagli uomini devono sottostare, è la legge dell’amore. La legge dell’amore dona una grande libertà di spirito. Ciò non significa che possiamo e dobbiamo vivere senza regole, significa piuttosto che le regole devono essere animate dall’amore e l’amore deve essere il movente e il fine ultimo di tutto il nostro operare. L’amore è l’unica forza che può trasformare il mondo! L’amore non è solo sentimento. Per un cristiano il modello dell’amore più alto e più vero, è quello espresso da Gesù Cristo con queste parole: “Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13) e Gesù chiama “amico” anche Giuda. L’amore di Dio è rivolto a tutti, anche ai nemici, ed è gratuito e fedele per sempre. L’amore vero è dono: non richiede di essere contraccambiato, ma desidera solo il bene dell’altro, anche a discapito del proprio bene e persino della propria vita. Non c’è competizione né tanto meno opposizione tra amore umano e amore divino, c’è piuttosto l’invito a spingere sempre più avanti il confine dell’amore fino ad amare tutti, nemici compresi, ad amare fino al dono della propria vita. Dio si propone come la sorgente e l’ideale dell’amore: guardando a Lui e sperimentando quanto ci ama, ci incamminiamo verso un amore concreto e oblativo che non nega alcun amore umano, anzi lo accoglie, lo purifica e lo spinge verso orizzonti impensabili. Come ha fatto Gesù, come hanno fatto i Santi: con una pluralità di modalità, una fantasia di forme, un coraggio ammirevole, una gioia contagiosa.