• 29 Aprile 2024 8:36

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento al Vangelo di Don Ciro Lo Cicero

Domenica delle Palme

Letture: Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mt 26,14- 27,66

Oggi, Domenica delle Palme, ha inizio la Settimana Santa che, secondo la tradizione, viene chiamata anche la “Grande Settimana” in quanto celebriamo i Misteri più grandi della nostra Redenzione. La liturgia di questo giorno inizia con la processione delle Palme, che ci ricorda l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme. Gesù non entra nella città santa da trionfatore e conquistatore di popoli, bensì come un re mite, umile e mansueto, a dorso di un asinello: «Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma». (Mt 21,5) Il lungo racconto del Vangelo ci fa rivivere istante per istante le scene terribili della Passione del Signore che viene tradito, deriso, flagellato, schernito e crocifisso come un malfattore, senza che dalla sua bocca esca un lamento o una maledizione. Nessun’altra pagina della Bibbia rivela con pari profondità il mistero dell’amore infinito di Dio e della malvagità dell’uomo. A tal proposito desidero riportare un passaggio della terza meditazione di quaresima dettata alla Curia Romana dal Card. Raniero Cantalamessa, il venerdì 17 marzo scorso:

gesu Ecco, a te viene il tuo re«La verità è che noi non siamo stati salvati dal dolore di Cristo, ma dal suo amore! Più precisamente, dall’amore che si esprime nel sacrificio di se stesso. Dall’amore crocifisso! Ad Abelardo che, già a suo tempo, trovava ripugnante l’idea di un Dio che si “compiace” della morte del Figlio, san Bernardo rispondeva: “Non fu la sua morte che gli piacque, ma la sua volontà di morire spontaneamente per noi”: “Non mors, sed voluntas placuit sponte morientis”.

Il dolore di Cristo conserva tutto il suo valore e la Chiesa non smetterà mai di meditare su di esso: non, però, come causa, per se stesso, di salvezza, ma come segno e dimostrazione dell’amore: “Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (Rom 5,8). La morte è il segno, l’amore il significato».

In quelle piaghe d’amore, dobbiamo saper leggere le nostre colpe di orgoglio, di ribellione, di impurità, di odio, di infedeltà. Quante volte anche noi corriamo il rischio di diventare traditori come Giuda, bestemmiatori e spergiuri come Pietro, paurosi come gli Apostoli o ambigui e ingiusti come Pilato? Mediante la sua dolorosa passione, Gesù si fa maestro di umiltà, pazienza, amore e preghiera, divenendo dono e modello, da contemplare e imitare.

«Non avvenga che davanti alla croce di Cristo le pietre e i sepolcri siano più sensibili dei vostri cuori». (San Leone Magno)

Buona riflessione e buona Settimana Santa a tutti!