• 5 Ottobre 2024 8:11

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Emergenza crack a Palermo, dove la mafia ingrassa e i giovani muoiono

 L’organizzazione mafiosa sta tentando di ritrovare nuove risorse nel campo del traffico degli stupefacenti. Nel quartiere di Ballarò vediamo ragazzini e giovani distesi sui marciapiedi, con lo sguardo perso e gli occhi dello ‘sballo’ da crack”. Lo ha denunciato l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, durante la celebrazione della santa patrona di Palermo, Santa Rosalia, una tradizione che coinvolge ogni anno migliaia di persone provenienti da tutta l’isola. “Nessun dorma”, ha detto l’arcivescovo durante la processione. Una realtà drammatica, quella del consumo di droga tra i giovanissimi, dove “la prima dose si consuma anche a 10 anni”. Addirittura, ci sono stati casi di “neonati ricoverati per overdose e ragazze – ha proseguito Lorefice – costrette a vendere i loro corpi” per pagarsi una dose di crack. Una vera e propria emergenza che, come una voragine, sta inghiottendo Palermo mentre riempie le tasche della criminalità organizzata. “Gridiamo no alla mafia, sì ai nostri figli”, ha urlato monsignor Lorefice, guardando dritto negli occhi le migliaia di persone presenti alla processione dedicata alla santa protettrice di Palermo, che nel 1625 salvò la città dalla peste. “Ormai sono migliaia” i ragazzi che sono stati travolti dalla peste del ventunesimo secolo. Giovani che vivono soprattutto per il crack, ha spiegato Nino Rocca, un operatore sociale che da anni continua a lottare contro “quest’industria della morte”. Il direttore dell’U.O.C. Dipendenze Patologiche dell’ASP di Palermo, Giampaolo Spinnato, intervistato dal Fatto Quotidiano, ha confermato l’emergenza attraverso numeri drammatici. “Abbiamo quasi raddoppiato i numeri rispetto agli anni precedenti – ha spiegato il dottor Spinnato -. Nel 2023 abbiamo avuto quasi mille nuovi utenti”. E ha proseguito: “L’avvento del crack già l’avevamo visto prima della pandemia, senza la quale, forse, ci saremmo accorti prima di questa esplosione di consumo di crack”. Si tratta di una “sostanza a basso prezzo, super reperibile, che va a colpire quelle persone che escono da un periodo della propria vita in cui hanno perso certezze sociali e relazionali”, ha spiegato il ricercatore e antropologo Francesco Montagnani.

Sono tantissimi, infatti, i ragazzi che vivono per strada in condizioni drammatiche e di solitudine, spesso destinati a morire a causa del consumo di crack. Noemi Ocello, ad esempio, una giovane madre morta nel 2020 per il consumo di droga all’età di 32 anni. Noemi ha provato a liberarsi dalla dipendenza da crack, ma l’assistenza fornita dal Servizio per le Dipendenze non è stata sufficiente per salvarla. Oppure Giulio, un ragazzo che ha cominciato a drogarsi a 14 anni ed è morto per overdose a 19. Come loro, tanti altri ragazzi finiscono nel baratro della droga, mentre la mafia continua ad arricchirsi. Il crack è considerato la nuova cocaina dei poveri, e per questo motivo si sta diffondendo con rapidità. Le dosi – spiega Il Fatto Quotidiano – vengono vendute singolarmente a cinque euro tra alcuni vicoli di Palermo. Un prezzo talmente basso da soppiantare lentamente l’utilizzo di hashish e marijuana. Per questo motivo, per le strade del centro storico, è ormai frequente vedere ragazzi che lo consumano con pipette o siringhe. Il fenomeno è in costante crescita, con numeri che superano quelli registrati durante l’epidemia di eroina. La situazione è peggiorata anche perché l’età media di chi inizia a drogarsi si è abbassata drasticamente: se nel 2017 si cominciava tra i 16 e i 26 anni, ora ci sono casi di bambini che iniziano già a 10-12 anni. Nei quartieri di Palermo come Sperone e Ballarò, dove si concentrano le cosiddette “case del crack”, la droga arriva dalle cosche mafiose, che la ottengono dalla ‘Ndrangheta, e viene trasformata in crack dalle stesse madri che cucinano gli scarti della cocaina, per poi essere venduta dai ragazzi nelle strade, spesso vicinissimo al famoso mercato del centro storico. Un vero e proprio dramma, dunque, dove i continui tagli alla Sanità hanno fatto il resto, indebolendo il sistema di assistenza per i tossicodipendenti. La Regione Siciliana non riesce a garantire i servizi necessari a causa della mancanza di una normativa che stabilisca le strutture e i fondi da destinare a questo tipo di assistenza. Per questo motivo, un gruppo di studenti di Giurisprudenza dell’Università di Palermo, sotto la guida della professoressa Clelia Bartoli, ha redatto una proposta di legge. Anche l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, si è unito al gruppo di studenti universitari, chiedendo che questa legge venga approvata il più presto possibile.

L’emergenza è grave, ma i fondi messi a disposizione per uscirne non bastano

Il 13 settembre 2024 la Polizia di Stato ha arrestato due cittadini nigeriani, rispettivamente di 39 e 49 anni, accusati di produzione e spaccio di droga. Gli agenti hanno scoperto un vero e proprio laboratorio utilizzato per la lavorazione e il confezionamento di sostanze stupefacenti, tra cui eroina e cocaina. Grazie all’attività investigativa della Squadra Mobile di Palermo, in particolare della sezione “Contrasto al Crimine Diffuso”, conosciuta come i “Falchi”, è stato possibile sequestrare circa 4,5 chili di droga purissima, che avrebbero potuto fruttare circa 600.000 euro sul mercato nero. L’operazione – ha reso noto l’agenzia stampa “LaPresse” –  è partita da un controllo nel quartiere di Ballarò, a Palermo, dove gli agenti, in abiti civili, hanno notato un uomo, già sospettato di spaccio, aggirarsi su un monopattino. Hanno deciso di seguirlo con discrezione fino a un edificio, dal quale l’uomo è entrato e uscito poco dopo. A questo punto, la polizia gli ha ordinato di fermarsi, ma lui è fuggito a bordo del monopattino. Durante la fuga, l’uomo è stato visto ingoiare qualcosa. Poco dopo, è stato bloccato da altre pattuglie giunte in soccorso. Durante la perquisizione, gli agenti hanno trovato un mazzo di chiavi. Una di queste chiavi apriva l’edificio in cui l’uomo era entrato poco prima. La polizia ha quindi deciso di fare irruzione nell’appartamento per sfruttare l’effetto sorpresa, trovando un altro cittadino nigeriano impegnato nella lavorazione della droga. All’interno dell’appartamento sono stati sequestrati circa 3,5 chilogrammi di eroina e un chilogrammo di cocaina purissima. Questa vicenda si inserisce in un più ampio contesto di lotta alla droga sul territorio palermitano, dove le forze dell’ordine continuano a monitorare e contrastare il traffico di stupefacenti. Tuttavia, le forze dell’ordine da sole non possono risolvere l’emergenza legata al consumo di droga, soprattutto tra i giovani. C’è bisogno di interventi più ampi. Per questo motivo, il prossimo 18 settembre 2024 inizierà presso l’Assemblea Regionale Siciliana (Ars) la discussione su un disegno di legge contro il crack, con la votazione prevista per il 24 settembre.

Ismaele La Vardera, vicepresidente della commissione Antimafia e primo firmatario della legge, lo definisce un percorso difficile e complesso, ma anche un tentativo di avviare una nuova lotta contro le droghe. Purtroppo, “non è tutto rose e fiori – ha affermato La Vardera -. La minaccia principale riguardaa le somme da stanziare”. Infatti, solo un milione di euro è stato destinato a questa legge. Per questo motivo, La Vardera ha sottolineato come, nonostante il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, dichiari di sostenere l’iniziativa, durante un colloquio avvenuto con l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, non abbia garantito risorse sufficienti, rendendo così la legge inefficace. “È bello sentire Schifani parlare con l’arcivescovo Lorefice e dirgli che tiene a questa legge, ma poi non stanzia le risorse necessarie, rendendola di fatto una legge farlocca. Io credo che i ragazzi dipendenti dal crack e dalle droghe meritino di essere al centro del programma del presidente, perché se così non fosse – ha proseguito La Vardera -. Vuol dire che stiamo costruendo una Sicilia dove non c’è spazio per il futuro. Oggi a fare uso di sostanze stupefacenti sono i più giovani, i giovanissimi, quei ragazzi che, attratti in quel mondo spesso con l’inganno e per ingenuità, si ritrovano intrappolati in un vortice che li rende assenti dal mondo. È arrivato il momento che il nostro governatore abbia il coraggio di salvare il futuro della nostra terra dal cancro della droga”.

(fonte antimafiaduemila.com)