• 4 Maggio 2024 18:44

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Esaltazione della Santa Croce

Letture: Nm 21,4-9; Sal 77; Fil 2,6-11; Gv 3,13-17

Riflessione Biblica

“Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3,13-17). Celebriamo l’avventura di amore di Gesù, che, disceso dal cielo, ci coinvolge in essa mediante il mistero della croce: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.” (Lc 9, 23). Non celebriamo uno strumento di morte, ma il sublime mezzo di amore, con cui Gesù ci attira a sé: “Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32). Tale mistero di amore è il progetto di Dio, realizzato per mezzo di Gesù crocifisso: “È lui che Dio ha stabilito come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue, a manifestazione della sua giustizia per la remissione dei peccati” (Rom 3,25). La croce, fino allora strumento di morte per gli uomini, per mezzo di Gesù è divenuta segno dell’amore che Dio ha per noi: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). L’esaltazione di Gesù crocifisso è un amore che ci coinvolge e ci rende suoi testimoni: “annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio” (1Cor 1,23-24). E, nell’annunciarlo, facciamo memoria dell’amore di Gesù, che “portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siamo stati guariti” (1Pt 2,24). Illuminati dal suo amore, attendiamo di essere trasformati in lui e pronti ad essere per sempre in comunione con lui: “Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria” (Gv 17,23-24).

Lettura esistenziale

“Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16). Continuando il dialogo con Nicodemo, Gesù approfondisce ulteriormente il senso salvifico della Croce, rivelando con sempre maggiore chiarezza che esso consiste nell’immenso amore di Dio e nel dono del Figlio unigenito. È questa una delle parole centrali del Vangelo. Il soggetto è Dio Padre, origine di tutto il mistero creatore e redentore. I verbi “amare” e “dare” indicano un atto decisivo e definitivo che esprime la radicalità con cui Dio si è avvicinato all’uomo nell’amore, fino al dono totale, fino a varcare la soglia della nostra ultima solitudine: la morte. L’oggetto e il beneficiario dell’amore divino è il mondo, cioè l’umanità. È una parola che cancella completamente l’idea di un Dio lontano ed estraneo al cammino dell’uomo, e svela, piuttosto, il suo vero volto: Egli si è fatto vicino a noi e ci ha donato il suo Figlio per amore. Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e donare la vita. Dio non spadroneggia, ma ama senza misura. Non manifesta la sua onnipotenza nel castigo, ma nella misericordia e nel perdono. Capire tutto questo significa entrare nel mistero della salvezza: Gesù è venuto per salvare e non per condannare; con il Sacrificio della Croce egli rivela il volto di amore di Dio. E proprio per la fede nell’amore sovrabbondante donatoci in Cristo Gesù, noi sappiamo che anche la più piccola forza di amore è più grande della massima forza distruttrice e può trasformare il mondo, e per questa stessa fede noi possiamo avere una speranza certa, quella nella vita eterna e nella risurrezione della carne.