• 29 Aprile 2024 21:14

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

San Leone Magno

Letture: Sap 6,1-11; Sal 81; Lc 17,11-19

Riflessione biblica

Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono?” (Lc 17,11-19). L’attenzione dell’evangelista Luca non è sul miracolo che Gesù ha compiuto sui dieci lebbrosi: Gesù di lebbrosi ne ha guarito parecchi e anche altri malati. Ciò che egli vuol sottolineare: è il rapporto che il lebbroso samaritano ha instaurato con Gesù. Non è solo un rapporto di interesse: essere guarito dalla lebbra. Egli grida con tutti gli altri: “Gesù, maestro, abbi pietà di noi!”, riconoscendo che non solo egli agiva con misericordia, ma che la sua parola aveva autorità: “Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?” (Lc 4,36). Egli, con gli altri nove, obbedisce al comando di Gesù e va dai Sacerdoti del tempio non solo per essere guarito, ma anche purificato ed essere riammesso nella società del popolo di Dio.gesu-7-210x300 Fede, lode e ringraziamento A differenza degli altri, egli ha compreso che la sua guarigione era opera di Dio, che si era manifestata a loro attraverso Gesù. La sua lode a Dio era un vero riconoscimento dell’amore che Dio gli aveva dimostrato per mezzo di Gesù: “In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui” (1Gv 4,9). La guarigione divenne purificazione piena, salvezza donatagli da Gesù: “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!” (Lc 17,19). E la sua fede divenne lode e ringraziamento: “Si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo”. Ecco una parola importante della vita spirituale: ringraziare. Essa stabilisce un rapporto personale con Gesù e, mediante Gesù, con il Padre delle misericordie: esprime gratitudine, umiltà, comprensione della salvezza ricevuta. Ringraziare è l’espressione semplice, spontanea e continua della fede matura che riconosce in Gesù il fondamento unico e necessario per compiere il nostro cammino di santità. Ringraziare è riconoscere che senza Gesù non c’è salvezza, non c’è santità. Solo rimanendo uniti a lui, come il tralcio alla vite, costruiamo la nostra esistenza come Eucaristia vivente (Col 3,17) e in ogni cosa rendiamo lode a Dio e siamo riconoscenti per tutti i suoi benefici. Allora, eleviamo a Dio la nostra lode: “Ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia” (Sal 139,14).

Lettura esistenziale

Dieci-lebbrosi-300x224 Fede, lode e ringraziamento“Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano” (Lc 17, 15-16). Gesù si sta dirigendo verso Gerusalemme e non evita di passare attraverso la Samaria, una terra che, secondo il sentire di Israele, è considerata infedele. Dieci lebbrosi che la sofferenza tiene uniti, pregano Gesù di guarirli. Tutti e dieci ricevono la grazia richiesta ma uno soltanto, e per giunta un Samaritano, sente il bisogno di ringraziare. Dieci furono guariti, ma uno solo salvato. Il Samaritano riceve la salvezza, cioè la completa guarigione del corpo e dello spirito, perché interpreta l’evento della sua purificazione dalla lebbra alla luce di Dio. Riconosce che Cristo è all’origine della sua guarigione e torna indietro rendendo lode a Dio e prostrandosi ai piedi di Gesù.

parola Fede, lode e ringraziamentoSolo quando la preghiera ci cambia dentro è una vera preghiera, finché preghiamo solo per ottenere una grazia la nostra preghiera non si discosta molto dal modo di pregare dei pagani. La gratitudine di quest’uomo dimostra la vera riuscita del miracolo. I piccoli e i poveri non hanno pretese, per questo sanno accorgersi più degli altri della bontà, del dono, della gentilezza, della gratuità, e sanno esserne riconoscenti. Ed è proprio questo atteggiamento del Samaritano che Gesù loda.

Ci sono dei cambiamenti belli, delle guarigioni nella nostra vita, che rischiano di passare inosservate al nostro sguardo distratto. A volte è più facile soffermarsi su ciò che manca, piuttosto che su ciò che cambia e cresce. Tornare indietro da Gesù, come fa lo straniero di Samaria, vuol dire saper contemplare l’opera di Dio nella nostra vita ed esserne riconoscenti.