• 3 Maggio 2024 9:56

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Francesco: il Gemelli, “casa” che cura il corpo e il cuore

Il Papa ha scritto a Carlo Fratta Pasini, presidente della Fondazione del Policlinico Universitario, per ringraziare delle cure ricevute e per l’approccio che le caratterizza: siete attenti alla persona, sapete “infondere consolazione e speranza nei momenti della prova”

Un grazie dal cuore alla “grande famiglia del Gemelli” per la “premura cordiale” e l’”accoglienza fraterna” sperimentate sul letto d’ospedale. A pochi giorni dalla fine della sua degenza, conclusa martedì scorso, il Papa ha deciso di fissare brevemente su carta la gratitudine verso chi ha accompagnato i giorni del suo ricovero dopo l’intervento al colon subito il 4 luglio.

Mi sono sentito “come in famiglia”, come “a casa”, scrive Francesco al presidente della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, Carlo Fratta Pasini. “Ho potuto constatare di persona quanto siano essenziali, nella cura della salute, la sensibilità umana e la professionalità scientifica. Ora porto nel cuore tanti volti, storie e situazioni di sofferenza”.  Il Gemelli, sottolinea ancora il Papa, “è veramente una piccola città nell’Urbe, dove ogni giorno giungono migliaia di persone deponendovi attese e preoccupazioni”.

 

“Quello che ognuno di voi svolge non è solo un lavoro delicato e impegnativo. E un’opera di misericordia che, attraverso gli ammalati, entra a contatto con la carne ferita di Gesù.”

Nei giorni della ripresa dall’intervento Francesco ha toccato con mano quello che in tante occasioni ha ricordato come essenziale quando viene ferita la salute di un essere umano, ovvero l’accoglienza e la comprensione della persona e non solo della sua malattia. “Lì – riconosce Francesco nella sua lettera parlando dell’approccio adottato dal Policlinico – oltre alla cura del corpo, avviene, e prego perché sempre avvenga, anche quella del cuore, attraverso una cura integrale e attenta della persona, capace di infondere consolazione e speranza nei momenti della prova”. “Sono riconoscente di averlo visto – conclude il Papa – di custodirlo dentro di me e di portarlo al Signore”.

(fonte Vatican News, Alessandro De Carolis – Città del Vaticano)