• 5 Maggio 2024 19:12

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Dedicazione della Basilica Lateranense

Letture: Ez 47, 1-2.8-9.12; Sal 45; 1Cor 3,9-11.16-17; Gv 2, 13-22

Riflessione biblica

“Lo zelo per la tua casa mi divora” (Gv 2,13-22). Affermazione forte, necessaria per essere pietre vive del “tempio del Dio vivente”. L’ardente desiderio di comunione con il Signore ci spinge ad “avvicinarci a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, per essere pietre vive e costruire noi stessi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo” (2Pt 2,4-5). Pertanto, la festa, al di là del fatto storico: il dono di Costantino, ci invita a riflettere che il Laterano è il segno dell’unità di tutti i credenti in Cristo; è la Madre di tutte le Chiese, sede di colui che dirige tutti noi nella carità di Cristo. Il nostro zelo va rivolto a Cristo, alla Chiesa, a noi stessi. Zelo per Cristo: lui è il fondamento indiscusso della comunità cristiana: “Nessuno può porre un fondamento diverso da Gesù Cristo” (1Cor 3,11). Gesù è la Roccia (1Cor 10,4), fondamento della nostra fede per essere santi e camminare in santità di vita. Zelo per la Chiesa: perché tutti noi “siamo corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra” (1Cor 12,27); e siamo sue membra “per edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Ef 4,12-13). Zelo per noi stessi: il cammino di fede è agire in sintonia con lo Spirito Santo, per edificare nella grazia il “tempio santo di Dio”, nella speranza “per essere santi immacolati al suo cospetto” (Ef 1,4) e nell’amore “agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo” (Ef 4,15).

Lettura esistenziale

“Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato»” (Gv 2, 13-16). La scena raccontata nel Vangelo odierno ci ricorda in modo molto efficace una verità essenziale: il tempio di mattoni è solo un simbolo della Chiesa viva, la comunità cristiana, che Dio raduna perché ascolti la Sua Parola e cresca nella comunione con Lui e fra i membri che la compongono. “Fratelli, voi siete edificio di Dio”, scrive san Paolo e aggiunge: “Santo è il tempio di Dio, che siete voi” (1 Cor 3, 9.17). La bellezza e l’armonia delle chiese, destinate a rendere lode a Dio, invita anche noi esseri umani, limitati e peccatori, a convertirci per formare una costruzione bene ordinata, in stretta comunione con Gesù, che è il vero Santo dei Santi. Ciò avviene in modo culminante nella liturgia eucaristica, nella quale la Chiesa, cioè la comunità dei battezzati, si ritrova unita per ascoltare la Parola di Dio e per nutrirsi del Corpo e Sangue di Cristo. Intorno a questa duplice mensa la Chiesa si edifica nella verità e nella carità e viene interiormente plasmata dallo Spirito Santo trasformandosi in ciò che riceve, conformandosi cioè sempre più al suo Signore Gesù Cristo. Essa stessa, se vive nell’unità sincera e fraterna, diventa così sacrificio spirituale gradito a Dio.