Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Martedì della II settimana di Avvento
Letture: Is 40,1-11 Sal 95 Mt 18,12-14
Riflessione biblica
“È volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda” (Mt 18,12-14). Grande è l’amore di Dio! Per lui non siamo un numero, ma persone umane, amate a tal punto “da darci il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Tale amore deve “contagiarci”: deve penetrare nel nostro intimo la stessa premura di Dio, lo stesso spirito di amore e di misericordia. I fratelli non sono dei numeri: ma persone umane, a cui dobbiamo comunicare la salvezza di Dio. Se si smarriscono, dobbiamo cercarli e riportarli all’interno della comunità d’amore, voluta da Dio e da Gesù: “Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia” (Ez 34,16). Queste parole sono un monito per noi: è bene fare progetti di evangelizzazione per i lontani o essere “chiesa in uscita”; ma allo stesso tempo prevedere il recupero di coloro che nel cammino si sono smarriti: “Operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede” (Gal 6,10). Non basta annunciare il Vangelo agli estranei, bisogna prima viverlo con gioia e misericordia all’interno della nostra comunità: “Vi esortiamo, fratelli: ammonite chi è indisciplinato, fate coraggio a chi è scoraggiato, sostenete chi è debole, siate magnanimi con tutti. Badate che nessuno renda male per male ad alcuno, ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti” (1Tes 5,14-15). L’amore regni tra noi e divenga attrazione alla fede per gli estranei e per chi si è smarrito. Viviamo la misericordia di Dio all’interno delle nostre comunità: evitando il disprezzo e lo scandalo, saremo veri testimoni dell’annuncio gioioso della misericordia di Dio per tutti gli uomini.
Lettura esistenziale
“Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta?” (Mt 18, 12). Sale dal fondo di questa parabola un volto di Dio che è la più bella notizia che potevamo ricevere. Ecco la passione del pastore, quasi un inseguimento della sua pecora per steppe e pietraie. Se noi lo perdiamo, lui non ci perde mai. Non è la pecora smarrita a trovare il pastore, è trovata; non sta tornando all’ovile, se ne sta allontanando; il pastore non la punisce, è viva e tanto basta. E se la carica sulle spalle perché sia meno faticoso il ritorno. Immagine bellissima: Dio non guarda alla nostra colpa, ma alla nostra debolezza. Non traccia consuntivi, ma preventivi. Così anche noi, sotto lo sporco e i graffi della vita, sotto difetti e peccati, possiamo scovare sempre, in noi e in tutti, un frammento d’oro. Dio è amico della vita: Gesù guarisce ciechi zoppi lebbrosi non perché diventino bravi osservanti, tanto meglio se accadrà, ma perché tornino persone piene, felici, realizzate, uomini finalmente promossi a uomini (Ermes Ronchi).