• 2 Maggio 2024 17:34

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Ccandura

Beata Vergine Addolorata

Letture:  Eb 5,7-9; Sal 30; Gv 19,25-27

Riflessione biblica

“Simeone disse a Maria, sua madre: Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione e anche a te una spada trafiggerà l’anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2,33-35).  Una memoria, per riflettere sul ruolo di Maria nel mistero di morte e risurrezione di Gesù. “Anche a te una spada trafiggerà l’anima”: la profezia del vecchio Simeone si è avverata lungo tutto il corso della vita di Maria, perché ella ha condiviso con Gesù il progetto di salvezza, compiendo insieme a lui la volontà di Dio: “Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,21). In sintonia con Gesù, accettò “la spada del dolore” e soffrì con lui il rifiuto del popolo di Dio, che non accolse l’invito alla conversione. Anzi, lo mise a morte, indurendo il cuore e chiudendosi alla salvezza: “Voi avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni” (At 3,14-15). In Gesù, invece, anche noi diveniamo partecipi delle promesse ad Abramo e alla sua discendenza: “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo divenisse realtà per le genti, e noi mediante la fede ricevessimo la promessa dello Spirito” (Gal 3,13-14). “Presso la croce di Gesù stava sua madre”: non fugge Maria dal Calvario, anzi ella, come nostra madre, ci insegna che la Croce di Gesù è la via maestra per essere partecipi alla vita di grazia e che bisogna morire al peccato per risuscitare a vita nuova nel Cristo Gesù: “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rom 6,4).

Lettura esistenziale

“Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèopa e Maria di Magdala” (Gv 19, 25). Maria sta presso la croce del Figlio, con la fede di chi sa che la croce, il dolore, la morte non sono l’ultima parola, ma la penultima. L’ultima parola si chiama Resurrezione ed esprime la vittoria di Dio su tutto il resto. Ciò non toglie che Maria ai piedi della croce abbia sofferto vedendo il proprio Figlio deriso, oltraggiato e ripagato con la condanna ad una morte infame, dopo essere passato in mezzo a noi sanando e beneficando. Maria è sempre accanto alla croce di ogni uomo e donna, come una Madre è accanto al capezzale del proprio figlio sofferente ed intercede per noi. La sofferenza e la prova sono delle occasioni che ci permettono di far emergere le potenzialità che Dio ha messo in noi, sono delle “sfide” a dare il meglio di noi stessi, sostenuti dalla Grazia di Dio. La sofferenza acquista un senso, è preziosa, se, uniti a Cristo, ne facciamo un’offerta d’amore. Essa, in sé stessa, non è un valore e pertanto non è desiderabile, ma dal momento che il Figlio di Dio, il Signore Gesù Cristo, da innocente non l’ha scartata pur potendolo fare, ma si è degnato di abbracciarla per la nostra salvezza, l’ha santificata, le ha dato senso, dignità, l’ha resa preziosa. Spesso, quando siamo nella prova, chiediamo a Dio di liberarcene, è umano. Noi vorremmo un Dio che ci tolga la sofferenza, mentre Lui ha scelto di condividerla con noi, di entrarci dentro, di portare con noi e per noi la croce per darci forza nelle nostre debolezze. Perciò dovremmo fare un passo avanti e pregare non perché il Signore ci tolga la prova, ma perché in essa possiamo dargli gloria e possiamo crescere nella fede, nella speranza e nella carità, facendone un’offerta d’amore e così rendendola fruttuosa per noi stessi e per la salvezza delle anime che Dio ci ha affidato, chiedendo la nostra collaborazione.