• 11 Ottobre 2024 13:04

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Fedeltà al passato e responsabilità per il presente” sono “le condizioni indispensabili perché la Chiesa possa svolgere la sua missione nel mondo”: lo scrive Papa Francesco nel Motu proprio “Antiquum ministerium” – firmato ieri, 10 maggio, memoria liturgica di San Giovanni d’Avila, presbitero e dottore della Chiesa – con cui istituisce il ministero laicale di catechista. Nel contesto dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo e di fronte a “l’imporsi di una cultura globalizzata”, infatti, “è necessario riconoscere la presenza di laici e laiche che, in forza del proprio battesimo, si sentono chiamati a collaborare nel servizio della catechesi”. Non solo: il Pontefice sottolinea l’importanza di “un incontro autentico con le giovani generazioni”, nonché “l’esigenza di metodologie e strumenti creativi che rendano l’annuncio del Vangelo coerente con la trasformazione missionaria della Chiesa”.

Il nuovo ministero ha origine molto antiche che risalgono al Nuovo Testamento: in forma germinale, ne parlano ad esempio il Vangelo di Luca e le Lettere di San Paolo Apostolo ai Corinzi e ai Galati. Ma “l’intera storia dell’evangelizzazione in questi due millenni – scrive il Papa – mostra con grande evidenza quanto sia stata efficace la missione dei catechisti”, i quali hanno fatto sì che “la fede fosse un valido sostegno per l’esistenza personale di ogni essere umano”, giungendo “perfino a donare la loro vita” a questo scopo. A partire dal Concilio Vaticano II, poi, è cresciuta la consapevolezza del fatto che “il compito del catechista è della massima importanza”, nonché necessario allo “sviluppo della comunità cristiana”. Anche oggi, prosegue il Motu proprio, “tanti catechisti capaci e tenaci” svolgono “una missione insostituibile nella trasmissione e nell’approfondimento della fede”, mentre una “lunga schiera” di beati, santi e martiri catechisti “ha segnato la missione della Chiesa”, costituendo “una feconda sorgente per l’intera storia della spiritualità cristiana”.

Senza nulla togliere alla “missione propria del vescovo, primo catechista nella sua diocesi”, né alla “responsabilità peculiare dei genitori” riguardo alla formazione cristiana dei loro figli, dunque, il Papa esorta a valorizzare i laici che collaborano al servizio della catechesi, andando incontro “ai tanti che attendono di conoscere la bellezza, la bontà e la verità della fede cristiana”. Spetta ai Pastori – sottolinea ancora Francesco – riconoscere “ministeri laicali capaci di contribuire alla trasformazione della società attraverso la penetrazione dei valori cristiani nel mondo sociale, politico ed economico”.

Testimone della fede, maestro, mistagogo, accompagnatore e pedagogo, il catechista – spiega il Pontefice – è chiamato a porsi al servizio pastorale della trasmissione della fede dal primo annuncio alla preparazione ai Sacramenti dell’iniziazione cristiana, fino ad arrivare alla formazione permanente. Ma tutto questo è possibile solo “mediante la preghiera, lo studio e la partecipazione diretta alla vita della comunità”, affinché l’identità del catechista si sviluppi con “coerenza e responsabilità”.  Ricevere il ministero laicale del catechista, di fatto, “imprime un’accentuazione maggiore all’impegno missionario tipico di ciascun battezzato”. Esso deve svolgersi – raccomanda Francesco – “in forma pienamente secolare, senza cadere in alcuna espressione di clericalizzazione”.

Il ministero laicale di catechista ha anche “una forte valenza vocazionale” perché “è un servizio stabile reso alla Chiesa locale” che richiede “il dovuto discernimento da parte del vescovo” e un apposito Rito di Istituzione che la Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti provvederà a pubblicare a breve. Al contempo – evidenzia il Pontefice – i catechisti dovranno essere uomini e donne “di fede profonda e maturità umana”; partecipare attivamente alla vita della comunità cristiana; essere capaci di “accoglienza, generosità e vita di comunione fraterna”; essere formati dal punto di vista biblico, teologico, pastorale e pedagogico; aver maturato un’esperienza previa di catechesi; collaborare fedelmente con presbiteri e diaconi, nonché “essere animati da vero entusiasmo apostolico”.

Il Papa invita, infine, le Conferenze episcopali a “rendere fattivo il ministero di catechista” stabilendo l’iter formativo e i criteri normativi necessari per accedervi, in modo coerente e conforme al Motu proprio che potrà essere recepito, “in base al proprio diritto particolare”, anche dalle Chiese orientali.