Il paragone può far stridere i denti a qualcuno, ma è per capirsi al volo: Matteo Mancuso è il Sinner della chitarra elettrica. 22 anni Jannik, 27 Matteo. Italiani entrambi, uno altoatesino, l’altro palermitano, di Casteldaccia per la precisione. Numero 1 nel tennis mondiale stando alla classifica Atp il primo, numero 1 virtuale il secondo per i riconoscimenti arrivati dai massimi esponenti della sei corde rock e jazz negli ultimi anni.
«The World’s Greatest Guitarist?» ha intitolato l’intervista a Matteo Mancuso Rick Beato, noto critico musicale statunitense, il cui esclusivo salotto su YouTube è già una consacrazione per chi vi entra. Ma la chitarra non è uno sport, è arte. Gli endorsement contano fino a un certo punto. Conta l’album strumentale di Mancuso, The Journey, uscito l’anno scorso e che ha convinto al di là delle fenomenali capacità tecniche dell’autore. Contano i concerti che ha inanellato in questi anni e che gli hanno guadagnato un consenso reale sempre più vasto. Concerti che sono ripresi all’inizio di giugno con un tour che ha visto alcune tappe all’estero e che da domani vede una fitta serie di date in Italia, a partire dal Milano, Teatro Dal Verme (l’elenco è sul sito matteomancuso. net).
Un tour con Riccardo Oliva al basso e Gianluca Pellerito alla batteria.