• 13 Novembre 2025 6:44

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

In ricordo di Fra Pietro Sorci, maestro e amico

di Valerio Ciarocchi«Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede» (2Tm 4,7). Fra’ Pietro Sorci, professore emerito di liturgia presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia, la sua corsa terrena l’ha conclusa pochi giorni fa, alla soglia degli 86 anni.

Fra-Pietro-sorci-300x225 In ricordo di Fra Pietro Sorci, maestro e amicoUn’età importante, una vita vissuta pienamente, che ha reso come un servizio all’Ordine francescano, alla Chiesa, all’accademia. Sebbene alla luce della fede nel Risorto, sono ancora attonito per la sua morte. Il voler bene a qualcuno al di là del distacco fisico e il credere da cristiani che la morte non è l’ultima parola, non ci esime dal non sentire il dolore della perdita, la quale sta lì, è un fatto. Che ci interroga, soprattutto alla luce della citazione paolina, posta in incipit. Infine, mi risulta davvero quasi incomprensibile doverne parlare al passato, ma questa è la realtà. Non ci saranno i messaggi su WhatsApp, le telefonate, le mail, men che meno gli incontri a cui mi ero abituato quando studiavo con lui. Benché limitato nelle attività fisiche negli ultimi tempi, è rimasto “sul pezzo”, seguendo specialmente quegli studi liturgici che ha animato, in modo dirimente, in quasi un cinquantennio di insegnamento universitario.

Fra-Pietro-sorci-1-e1761145708311-300x279 In ricordo di Fra Pietro Sorci, maestro e amicoNativo di Bagheria, vi è tornato presso il convento di S. Antonio, risiedendo nella locale infermeria dei frati minori. Per decenni visse e operò a Palermo, dedicandosi alla docenza e anche all’attività pastorale, armonizzando la ricerca con la vita di fraternità e di parrocchia dell’antico convento di Santa Maria di Gesù, drammaticamente distrutto da un incendio nell’estate del 2023.

Dire un ricordo personale del mio maestro può risultare forse non necessario, fors’anche dirgli un pubblico grazie per quanto, e come, mi ha insegnato molto di quel che so. Riservato era lui, tale sono anch’io. Tuttavia, credo sia giusto dire qualche parola, pubblicamente, tra le tante voci, più autorevoli della mia, che ne diranno. Come talora accade, lo conobbi dapprima attraverso i suoi scritti: la sua autorevolezza negli studi sulla Riconciliazione (nei miei ricordi di studente risuona un suo articolo del 1999 per Ho Theológos dal titolo “La penitenza: perdono facile o riconciliazione laboriosa?”) gli studi sulla liturgia sacramentaria, sul matrimonio, sulle esequie, in particolare sull’actuosa participatio, così come la intesero i padri conciliari in Sacrosanctum Concilium, la Costituzione sulla liturgia che il Prof. Sorci, diceva, non considerava meramente un documento, uno strumento di lavoro, ma una sorte di fonte fresca e zampillante a cui la Chiesa poteva e doveva attingere, docile all’azione dello Spirito Santo.

fra-pietro-sorci-300x233 In ricordo di Fra Pietro Sorci, maestro e amicoFondatore della Facoltà Teologica di Sicilia, rimangono come pietre miliari i quattordici convegni liturgico-pastorali da lui organizzati e poi messi nero su bianco nei relativi Atti. La sua bibliografia è abbondante in quantità e profonda in qualità. Limitandoci alle sole risorse online, basti guardare Index Theologicus, che elenca 123 risultati, o Regesta Imperii, che riporta alcuni studi su cui si sono formate generazioni di teologi, liturgisti, chierici e laici. Innumerevoli le tesi che ha seguito, dal baccellierato, alla licenza, fino al dottorato.

È stato anche, per molti anni, apprezzato docente a contratto di liturgia presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Ha contribuito a creare quella scuola palermitana, dai primi anni Ottanta, con Crispino Valenziano e altri eminenti studiosi (penso, tra gli altri, a Rino La Delfa, Francesco Armetta, al compianto Heinrich Pfeiffer sj del quale seguii l’ultimo corso in Facoltà) che ha dato il La anche a quel filone di ricerche sulla Via della Bellezza (Via Pulchritudinis) che a Palermo era già realtà ben prima di quanto, in anni recenti, si è fatto per darle impulso.

liberto-300x169 In ricordo di Fra Pietro Sorci, maestro e amicoIl M° monsignor Giuseppe Liberto, anch’egli mio maestro a Palermo, mi testimonia che lui stesso ha avuto ispirazione e vigore dagli studi di questi autentici capiscuola, per quanto attiene alla riforma liturgica nel settore musicale, di nostra pertinenza. In tal senso, oltre che per l’unicità di ciascuno di noi, Pietro Sorci è un unicum che non si può ripetere. Ovviamente la speranza è che gli studi sulla liturgia siano alimentati da altri eminenti studiosi. Ma egli è stato figlio del suo tempo, cioè dell’attuazione del Concilio Vaticano II.

La sua generazione, tra luci e ombre, ha incarnato un periodo fecondo, sia per gli studi, sia per la prassi pastorale. Ecco perché quella stagione rimane unica e non si può ripetere, comprese le schiere di studiosi che l’hanno animata, Pietro Sorci compreso. Credo, ma non voglio essere assertivo, di aver rappresentato forse l’ultimo suo atto accademico, nel senso che sono stato il suo ultimo dottorando. Un intreccio di ragioni mi portò a ritardare il dottorato, fondamentalmente per improcrastinabili questioni lavorative.

mons.-cannavo-300x270 In ricordo di Fra Pietro Sorci, maestro e amicoA consigliarmi lui come direttore di dissertazione, molti anni fa, fu monsignor Ignazio Cannavò, suggerendomi che non fosse necessario lasciare la Sicilia alla volta di Roma poiché con lui, e altri docenti, avrei avuto senz’altro una formazione “romana”, intendendola come completa, ampia, fondata, rigorosa e di largo respiro. Insomma, una formazione dottorale da “serie A”. È stato realmente così. Con generosità accettò di seguirmi per una tesi su musica e liturgia: la cosa non era affatto scontata, ma padre Pietro si disse contento di concludere così la sua carriera, seguendo un dottorando per la musica liturgica.

Fra-pietro-Sorci-3-200x300 In ricordo di Fra Pietro Sorci, maestro e amicoIo ero già attivo come docente invitato di musicologia liturgica presso l’Istituto Teologico “San Tommaso di Messina e avevo già all’attivo alcune pubblicazioni, oltre ad essermi formato liturgicamente con il Prof. Nunzio Conte sdb, al quale era legato da amicizia e stima reciproca. Seppe accogliermi da par suo, senza farmi pesare la grandezza della fama di studioso che lo precedeva, ma mettendosi a fianco, in un cammino formativo, per me, che sospetto non si ripeterà più con nessun altro. Era, anzi, incuriosito dalla prospettiva di un musicologo liturgico dinanzi a un liturgista tout court quale lui era, e le nostre mail, le nostre chiacchierate, lasciavano sempre qualcosa più della precedente. Almeno per me, senz’altro. Ha lavorato su di me come un artista che opera di cesello e di bulino: si partiva da buone basi, diceva, ma sgrossando e limando si sarebbe ottenuto ancora di più per la mia formazione, soprattutto nell’orizzonte del mio impegno accademico come docente al San Tommaso di Messina. È stato come un sarto che riconosce un buon tessuto e confeziona un vestito elegante e comodo. Ecco, credo, il motivo intimo che mi fa pubblicare queste righe: la gratitudine dell’allievo per il maestro che non conserva gelosamente per sé quel che sa. Un maestro autenticamente tale.

Fra-pietro-Sorci-4-300x169 In ricordo di Fra Pietro Sorci, maestro e amicoLe sue parole chiare e nette sul munus ministeriale del cantore e del musico mi risuonano (letteralmente!) ancora inequivocabili; il valore della schola cantorum, l’importanza del servizio liturgico-musicale nell’adesione intelligente al Messale romano nel suo complesso (“luogo di obbedienza”, un’espressione che mi sono fissato bene in mente) ai testi eucologici, alla Sacra Scrittura, evitando passatismi, anacronismi e, peggio che mai, fughe in avanti di sperimentazioni musicali buone per altri ambiti, ma non per la liturgia, dal quale ho appreso l’amore fedele che le riservava, a fianco alla vera e propria scientia liturgica, che padroneggiava senza incrinature.

Fra-pietro-Sorci-5-300x165 In ricordo di Fra Pietro Sorci, maestro e amicoAveva chiara l’idea di una musica liturgica autentica, senza estetismo fine a sé stesso, direi con un gusto dell’ars celebrandi, una sapienza del celebrare, che gli veniva dalla solidità della sua formazione scientifica e anche francescana. C’è un suo articolo, scritto nel 2003 per Rivista Liturgica, in occasione del centenario del Motu Proprio Inter plurimas pastoralis officii sollicitudines di san Pio X, che dice con nettezza di parola, fondatezza di argomentazioni e sobrietà di espressione come Pietro Sorci la pensasse in merito.

Fra-pietro-Sorci-6-300x225 In ricordo di Fra Pietro Sorci, maestro e amicoEra un professore esigente: molto dava, altrettanto si aspettava, pur temperando il suo rigore con una paternità mai esibita, ma decisamente presente. In un triennio di lavoro gomito a gomito mai un’incomprensione, una difformità di vedute: evidentemente ci eravamo intesi da subito, fin dal primo schema richiesto per accettare la tesi. Rigoroso e puntuale, se è stato caposcuola (e lo è stato) non lo è stato per una sorta di “corte baronale”, come sovente si sente dire degli ambienti universitari, ma per la sua autorevolezza che veniva dall’intima coerenza tra il dire e il fare, il suo insegnare e il suo celebrare, facendosi compagno di quel pezzo di cammino degli studenti che lo avvicinavano e da cui lui si lasciava ben volentieri accostare, a patto che ci fosse anche la volontà di comprendere e, aggiungo forse impopolarmente, anche la fatica di imparare e, imparando, disporsi a imparare ancora, spingendo oltre la propria curiosità scientifica, senza accontentarsi del minimo essenziale.

Infine, a pochi giorni dalla sua morte, non posso non chiedermi cosa ne sarà di tutto questo, ora che il Prof. Sorci ci ha lasciato? Certamente il suo pensiero andrà studiato, riletto nel futuro con occhi nuovi, consegnato alle nuove generazioni di studenti. È un tesoro, e un lascito, che non può dilapidarsi. Accanto a questa, si aggiunge un’altra domanda. Se i suoi studi sono qui, a disposizione di ciascuno, cosa fare della riforma liturgica, a sessant’anni esatti dalla fine del Concilio Vaticano II, che lui ha così chiaramente spiegato e, direi, amato? Lo dico per la mia parte, per la musica e il canto. Probabilmente il suo lascito più importante sono quegli studenti che ha formato e ai quali incombe, ora, il compito di metterne in pratica gli insegnamenti, direi sine glossa, pensando, come lui, alla liturgia non come a una serie di norme da osservare, ma come quel che realmente è: luogo di comunione, culmen et fons actionis Ecclesiae. Arrivederci, dunque, caro maestro.