• 2 Maggio 2024 12:56

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Mercoledì della XIV settimana del Tempo Ordinario

Letture: Gen 41,55-57; 42,5-7.17-24; Sal 32; Mt 10,1-7

Riflessione biblica

“Rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele” (Mt 10,1-7). Inizia il “discorso di missione” di Mt 10: siamo invitati a riflettere su tre coordinate. L’investitura apostolica dei “dodici”: il numero simbolico indica i collaboratori diretti di Gesù; essi sono le guide dell’Israele di Dio: siamo noi il vero Israele di Dio, “edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù” (Ef 2,20). La Chiesa è il vero “Israele di Dio”, come sta scritto: “Non tutti i discendenti d’Israele sono Israele, cioè: non i figli della carne sono figli di Dio, ma i figli della promessa sono considerati come discendenza” (Rom 9,6-8). “Voi, fratelli, siete figli della promessa, alla maniera di Isacco” (Gal 4,28). La loro missione è universale, anche se prima viene annunciata “alle pecore perdute della casa d’Israele” (Mt 10,6) poi a tutti i popoli: “Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,20). Il Vangelo degli apostoli è semplice e simile a quello di Gesù: “Predicare che il regno dei cieli è vicino”. Ecco il contenuto essenziale della predicazione: annunciare il Regno di Dio. Annunciare che Dio è vicino a noi, che regna nel nostro cuore con il suo amore misericordioso, che vuole tutti gli uomini salvi. L’unica condizione: “convertirsi e credere nel Vangelo” (Mc 1,15). Nessuno è escluso: “Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). Essere Israele di Dio: “Dio ha forse ripudiato il suo popolo? Impossibile! Anch’io (Paolo) sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino (Rom 11,1). Nella fede e nell’obbedienza al progetto di salvezza di Dio: “l’Israele (storico) non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti” (Rom 11,7): noi, il nuovo Israele di Dio.

Lettura esistenziale

“Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d‘infermità” (Mt 10, 1). Gesù chiama i Dodici a cooperare con Lui nel diffondere il Regno di Dio, che è portatore di vita per l’intera umanità. In sostanza, la Chiesa, come Cristo e insieme con Lui, è chiamata e inviata a instaurare il Regno della vita e a scacciare il dominio della morte, perché trionfi nel mondo la vita di Dio. Trionfi Dio che è amore. Ogni cristiano è chiamato ad accogliere l’amore di Dio e a diventare mediatore di questo amore, presso i fratelli. Un progetto, questo, che il Signore vuole attuare nel rispetto della nostra libertà, perché l’amore non si può imporre, si può solo offrire. In questa prospettiva appare chiaramente come la santità e la missionarietà del cristiano costituiscano due facce della stessa medaglia: solo in quanto santo, cioè colmo dell’amore divino, il cristiano può adempiere la sua missione. Quindi il nostro primo dovere, è quello di essere santi, assumendo gli stessi sentimenti di Cristo; in questo modo la nostra vita diventerà luce anche per gli altri.