• 20 Aprile 2024 4:41

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Martedì della VII settimana di Pasqua

Letture: At 20,17-27; Sal 67; Gv 17,1-11

Riflessione biblica

“Questa è la vita eterna: conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17,1-11). Ecco la conoscenza che conta: non si acquista né dai libri né con le nostre curiosità culturali. Essa parte dal cuore: più amiamo Dio e Gesù, più entriamo in conoscenza profonda ed esistenziale di vita con loro. Guidati dall’amore, conosciamo Dio: non è questione di filosofia né di sapere teologico, ma comunione d’amore con Colui che nella sua misericordia ci comunica la vita eterna e la santità. Conosciamo Gesù, l’inviato di Dio per la nostra salvezza: non è questione storica, ma vivere in lui, con lui, per lui, accogliendolo come maestro di verità, guida di santità, dono che ci coinvolge nella sua avventura di amore. Conosciamo noi stessi: non è questione di analisi psicologica, ma di reale empatia spirituale con Gesù che ci fa vivere nella verità, nell’amore e nella santità di Dio. Tale conoscenza non deriva dalle nostre possibilità umane, ma ha la sua origine immediata nell’amore illimitato di Gesù, che ci ha donato la sua vita: “Non c’è amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15.13), e ci ha fatto conoscere l’amore di Dio, sorgente di ogni amore: “Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1Gv 4,16). Solo in Gesù possiamo “conoscere il Padre” e il suo operare per noi: “Per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui” (1Cor 8,6). In Gesù e nel suo Spirito Santo, l’amore regna nel nostro cuore e ci fa operare da figli di Dio: “Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!” (Rom 8,14-15). È una certezza per noi, perché “noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo” (Rom 8,28-29).

Lettura esistenziale

«Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te» (Gv 17, 1). Il Vangelo odierno ci presenta la cosiddetta “preghiera sacerdotale” che Gesù rivolge al Padre nell’«Ora» del suo innalzamento e della sua glorificazione. Non a caso, Egli inizia la preghiera con queste parole. La glorificazione che Gesù chiede per se stesso, quale Sommo Sacerdote, è l’ingresso nella piena obbedienza al Padre, un’obbedienza che lo conduce alla sua più piena condizione filiale. Sono questa disponibilità e questa richiesta il primo atto del sacerdozio nuovo di Gesù che è un donarsi totalmente sulla croce, e proprio sulla croce Egli è glorificato, perché l’amore è la gloria vera, la gloria divina. Il secondo momento di questa preghiera è l’intercessione che Gesù fa per i discepoli che sono stati con Lui. Essi sono coloro dei quali Gesù può dire al Padre: «Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola» (Gv 17, 6). La Chiesa nasce dalla preghiera di Gesù. E questa preghiera non è soltanto parola: è l’atto in cui egli «consacra» se stesso e cioè «si sacrifica» per la vita del mondo. Gesù prega perché i suoi discepoli siano una cosa sola. In forza di tale unità, ricevuta e custodita, la Chiesa può camminare «nel mondo» senza essere «del mondo» e vivere la missione affidatale perché il mondo creda nel Figlio e nel Padre che lo ha mandato. La Chiesa diventa allora il luogo in cui continua la missione stessa di Cristo: condurre il «mondo» fuori dall’alienazione dell’uomo da Dio e da se stesso, fuori dal peccato, affinché ritorni ad essere il mondo di Dio. Chiediamo al Signore che ci renda capaci di aprire la nostra preghiera alle dimensioni del mondo, non chiudendola nella richiesta di aiuto per i soli nostri problemi, ma ricordando davanti a Lui il nostro prossimo, apprendendo la bellezza di intercedere per gli altri.