di Francesco Polizzotti
La cristianità si avvia a vivere il Giubileo della Speranza, aperto ufficialmente il 24 dicembre 2024 con il rito di Apertura della Porta Santa della Basilica Papale di San Pietro da parte del Santo Padre e la celebrazione della Santa Messa nella notte del Natale del Signore all’interno della Basilica. In molte diocesi l’evento giubilare si è celebrato domenica 29 dicembre con la Celebrazione di apertura nella Basilica Cattedrale. La Celebrazione della Messa costituisce il vertice del Rito di apertura dell’Anno Giubilare. «In quanto azione di Cristo e del popolo di Dio gerarchicamente ordinato, costituisce il centro di tutta la vita cristiana per la Chiesa universale, per quella locale, e per i singoli fedeli» (Ordinamento Generale del Messale Romano, 16). In ogni diocesi saranno presente diverse Porte giubilari secondo i decreti dei Vescovi. Le chiese giubilari sono le chiese segnalate come luoghi di ritrovo per i pellegrini. In queste chiese si terranno le catechesi nelle diverse lingue per riscoprire il senso dell’Anno Santo, ci sarà la possibilità di vivere il sacramento della Riconciliazione e nutrire l’esperienza di fede con la preghiera. Nella città di Roma saranno poi diversi i cammini rivolti ai pellegrini per vivere più pienamente l’esperienza giubilare. Sarà presente anche l’ Info Point per il Giubileo 2025, attivo già da mesi in via della Conciliazione 7, punto di riferimento ufficiale per i pellegrini e i turisti che arriveranno a Roma per vivere l’Anno Santo.
Scanso dall’amaro ricordo che procurò anche la ferita dello scisma in Occidente, al centro dell’anno giubilare l’indulgenza, uno dei “segni” peculiari degli Anni giubilari, dono senza prezzo della misericordia divina. E’ proprio la Bolla di indizione del Giubileo Spes non confundit a rimarcare il valore dell’Indulgenza durante il Giubileo 2025. Questa, citiamo quanto affermato da Papa Francesco nella Bolla, è «una grazia giubilare» che «permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio». Anche in occasione di questo Giubileo, per volontà del Santo Padre, la Penitenzieria apostolica «intende spronare gli animi dei fedeli a desiderare e alimentare il pio desiderio di ottenere l’indulgenza» e per questo ha stabilito alcune prescrizioni e linee guida per i pellegrini.
Un anno ricco di eventi e di appuntamenti per il popolo di Dio ma anche per la società che guarda alla cristianità come anello di congiunzione tra i popoli, di dialogo interreligioso e di iniziativa di pace nei contesti di guerra.
Arriviamo a questo Giubileo dietro il cammino di preparazione, forse non proprio interiorizzato da tutta la Chiesa, iniziato con l’Anno del Concilio (2023) e quello della Preghiera (2024) ed il lavoro delle Commissioni per Giubileo 2025 (https://www.iubilaeum2025.va/it/giubileo-2025/verso-il-giubileo/commissioni.html). A questi si aggiunge anche il Giubileo straordinario della Misericordia (2015), fortemente voluto da Papa Francesco con la Lettera Apostolica Misericordia et Misera, espressione che sant’Agostino utilizza per raccontare l’incontro tra Gesù e l’adultera (cfr Gv 8,1-11).
Nella visione dei primi scrittori cristiani, il Giubileo richiamava la prefigurazione dell’“anno di grazia” annunciato da Gesù nella sinagoga di Nazareth, ma non era ancora il tempo in cui “iubilaeum” e “indulgentia” finiranno per coincidere. Ufficialmente, fu Bonifacio VIII a indire nel 1300 il primo anno santo della storia per riaffermare il prestigio del pontificato e l’universalità del cristianesimo di fronte alla crisi delle due istituzioni-cardine del Medioevo, papato e impero, e alla nascita degli stati europei. Un primato che non gli risparmiò l’inferno di Dante e cinque anni dopo per la Chiesa romana l’inizio della “cattività avignonese” (1305-1377) e il giubileo del 1350 si svolge, malgrado l’epidemia di peste nera, in assenza di papa Clemente V. Occorre arrivare alla bolla del 1470 di Paolo II che stabilisce come i giubilei debbano essere quattro per ogni secolo, negli anni 00-25-50-75.
Il tentativo di ricondurre il giubileo all’immagine potente del papato fu presto incontenibile. La Roma dei Papi divenne un cantiere a cielo aperto in cui le stesse basiliche furono oggetto di profondi rifacimenti. Occorre arrivare a fine ottocento perché la cristianità si riappropriasse dell’appuntamento giubilare come occasione per vivere un’anno di grazia. Sul piano ecclesiale si può affermare come occorra aspettare il Grande Giubileo del 2000 perché la Chiesa universale parlasse al mondo di misericordia, di perdono, di riconciliazione, evento che va visto come il naturale compimento del Concilio Vaticano II e che trova il suo incipit nella Tertio Millennio Adveniente (10 novembre 1994), Lettera apostolica all’episcopato, al clero e ai fedeli circa la preparazione del giubileo dell’anno 2000 di Giovanni Paolo II. “Cercando l’uomo tramite il Figlio, scriveva Papa Wojtyla, Dio vuole indurlo ad abbandonare le vie del male, nelle quali tende ad inoltrarsi sempre di più”.
L’usanza dei Giubilei, ha inizio nell’Antico Testamento e ritrova la sua continuazione nella storia della Chiesa. Questo dimostra come è proprio della religione giudaico-cristiana. “Una delle conseguenze più significative dell’anno giubilare era la generale “emancipazione” di tutti gli abitanti bisognosi di liberazione. In questa occasione ogni israelita rientrava in possesso della terra dei suoi padri, se eventualmente l’aveva venduta o persa cadendo in schiavitù. Non si poteva essere privati in modo definitivo della terra, poiché essa apparteneva a Dio, né gli israeliti potevano rimanere per sempre in una situazione di schiavitù, dato che Dio li aveva “riscattati” per sé come esclusiva proprietà liberandoli dalla schiavitù in Egitto” (TMA, 12). “Il termine “Giubileo” parla di gioia; non soltanto di gioia interiore, ma di un giubilo che si manifesta all’esterno, poiché la venuta di Dio è un evento anche esteriore, visibile, udibile e tangibile, come ricorda san Giovanni (cfr. 1Jn 1,1). E giusto quindi che ogni attestazione di gioia per tale venuta abbia una sua manifestazione esteriore. Essa sta ad indicare che la Chiesa gioisce per la salvezza. Invita tutti alla gioia e si sforza di creare le condizioni, affinché le energie salvifiche possano essere comunicate a ciascuno. Il 2000 segnerà perciò la data del Grande Giubileo”. (TMA, 16).
Anche se il paragone con il Grande Giubileo del 2000, con i tre anni di preparazione dedicati a Gesù Cristo, allo Spirito Santo e a Dio Padre, è un tiepido riflesso di una Chiesa che preparava il popolo, il clero, la comunità ecclesiale ad un evento a cui occorreva arrivare per tempo perché “un grande atto di lode al Padre” mediante il Figlio e con la grazia dello Spirito Santo, toccherà a ciascun cristiano vivere questa opportunità, farla diventare concreta proprio nell’aprire le porte del proprio animo a ciò che solo il perdono, l’accoglienza, il lasciare ciò che è passato donano. L’immagine forte del Papa che decide di aprire la Porta Santa nel carcere di Rebibbia. La Porta, detta del Padre Nostro, ricavata dal legno dei barconi e lavorata nel laboratorio Metamorfosi del carcere va nella direzione giubilare. Non deve sconvolgere quindi il richiamo del Papa, dei Vescovi, ad esempio ad una amnistia o ad una pratica della giustizia che non sia svincolata dalla carità. Il tema carcerario, il sovraffollamento, i suicidi e i processi infiniti. Sono anche questo oggetto di questo Giubileo, non dimenticando quanto agisca di più il perdono nella logica di Dio che la condanna.