• 4 Ottobre 2024 13:05

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

di FraPè – Spesso si fa l’errore grazie alla strumentalizzazione politica di quella destra incapace di riconoscere totalmente la brutalità e la criminalità del fascismo e prenderne le distanze, di non riconoscere che la resistenza non ha un colore politico specifico, ma fu la “Resistenza degli italiani“. Questo movimento fu il frutto della collaborazione di diverse forze politiche: comunisti, azionisti, cattolici, liberali, persino monarchici,  e infine gente comune stanca dall’oppressione, dalla guerra e dalle violenze subite dai fascisti e dai loro alleati nazisti. Spesso l’opinione pubblica pensa che la resistenza è più legata all’immagine del partigiano comunista, trascurando il fatto che la componente cattolica non era affatto minoritaria. Credenti laici, sacerdoti, suore e religiosi, a vario titolo hanno contribuito alla guerra di liberazione, grazie anche all’appoggio di vescovi che hanno preso una posizione palese contro il regime fascista e Mussolini.

fra-rufino-niccacci-ofm-300x200 La Resistenza dei sacerdoti e laici cattolici antifascisti
fra Rufino Niccacci ofm

Bisogna precisare però che il comportamento del clero in quel periodo variò a seconda dei casi e delle zone, spaziando su posizioni che andavano dall’aperto collaborazionismo col fascismo alla militanza attiva nelle formazioni partigiane. Non si può negare con immenso dolore la scelta scelerata che non ha nulla a che fare con il Vangelo di quei preti che appoggiarono il regime fascista e che purtroppo ancora oggi strizzano l’occhio a certe politiche di respingimento e di non accoglienza degli ultimi e dei poveri in particolare degli immigrati mettendosi anche contro il Magistero di Papa Francesco. Come non si può negare che i partigiani uccisero preti che difendevano Mussolini e il suo operato. Tuttavia, si può affermare che il Vaticano tenne un chiaro distacco di fronte alla Repubblica di Salò, nonostante la Repubblica di Salò cercasse di giocare sul buon rapporto tra Stato e Chiesa ribadendo principi quali «la Religione Cattolica Apostolica Romana è la sola religione della Repubblica Sociale Italiana».  L’alleanza con la Germania nazista, manifestatasi in particolar modo con l’introduzione delle leggi razziali e l’entrata in guerra a fianco dell’alleato tedesco, aveva profondamente «disaffezionato» l’Italia cattolica dal fascismo. Alcune scelte concrete effettuate dalla Chiesa rimarcarono la diffidenza di questa nei confronti dello Stato Fascista: il rifiuto di Pio XII di ricevere il Generale Graziani, l’attribuzione delle sedi episcopali vacanti ad amministratori apostolici e non a Vescovi per evitare il «placet» del Governo, il sostegno ai Vescovi in contrasto con il regime o l’invito al rettore della Cattolica,  il Frate Minore Padre Gemelli, a evitare nei conferimenti delle lauree qualunque riconoscimento ai «poteri conferiti dallo «Stato». Oltre all’ostilità verso l’ideologia nazista, i fattori che spinsero gran parte del clero italiano a guardare con insofferenza, se non avversione alla Repubblica Sociale Italiana e al fascismo, furono l’intuizione di una probabile vittoria alleata e il sentimento di stanchezza che accomunava il popolo italiano logorato dalla guerra voluta dal fascismo. L’ostilità del Vaticano verso Mussolini e il Fascismo era pienamente avvertita dal regime: «Oggi il Vaticano si comporta verso di noi da nemico» scriveva nel gennaio del 1944 il settimanale fascista «L’Orizzonte».

La Santa sede arrivo a sospendere «a divinis» qualche sacerdote che appoggiò ufficialmente il regime fascista come nel caso di Don Tulio Calcagno che voleva costituire una Chiesa ufficiale fascista, indipendente da quella romana con un primate italiano distinto dal Papa e per questo motivo sarà scomunicato il 24 marzo 1945 e poi fucilato dai partigiani giorni dopo la morte di Mussolini.

preti-antifascisti-300x135 La Resistenza dei sacerdoti e laici cattolici antifascistiLa Chiesa Italiana scelse la via della RESISTENZA, da Nord a Sud appoggiò l’azione partigiana partecipando alla resistenza in ogni modo. L’attività più importante compiuta fu comunque quella che svolse a livello assistenziale, che si manifestò attraverso l’aiuto agli sbandati e ai prigionieri di guerra alleati, all’organizzazione del soccorso e rifugio nei conventi e nelle parrocchie degli antifascisti ricercati, e alle proteste contro le violenze e i procedimenti di rappresaglia effettuati dai fascisti e dai tedeschi. Un’opera che si sviluppò sia a livello del basso clero, sia al livello delle alte gerarchie, e lasciò dietro di sé un’eredità positiva come è confermato dal consenso sociale conquistato nel dopoguerra dalla classe dirigente cattolica.

Nel sito della Chiesa di Milano si legge “Non fu per caso, dunque, che la Resistenza, anche – e verrebbe da dire, soprattutto – in terra ambrosiana, sia nata quasi ovunque all’ombra dei campanili, e non certo all’ultimo momento. Essa sbocciò e trovò forza all’interno delle parrocchie, «come il risultato obiettivo di un’educazione religiosa e civile che si protendeva nella difesa dei valori cristiani negati o distorti dalle tendenze esclusiviste e totalitarie del fascismo», come ha scritto monsignor Enrico Assi, indimenticato vescovo di Cremona, protagonista della lotta antifascista nel territorio di Vimercate.”

Sacerdoti e religiosi che stavano in montagna con i partigiani e che celebravano messa con loro e che li assistevano sino all’ultimo respiro. Tantissimi sono i preti, i frati e laici che hanno salvato vite umane e preso posizioni chiare contro la tirannia di Mussolini e dei fascisti tanto che a molti di essi gli costò la vita. Giuseppe Dossetti, Pasquale Marconi, Pietro Del Giudice, Ermanno Gorrieri, don Pietro Morosini, don Secondo Pollo, don Pasquino Borghi, don Eugenio Leoni, don Domenico Orlandini, don Concezio Chiaretti, don Aldo Mei, don Carlo Manziana. E ancora Odoardo Focherini e Teresio Olivelli. don-pappagallo-300x169 La Resistenza dei sacerdoti e laici cattolici antifascistiCome non dimenticare Don Pietro Pappagallo ucciso alle fosse Ardeatine dai nazisti. Fra quelli che salvarono vite e contrastarono i fascisti e i loro compari nazisti Don Antonio Musumeci, parroco di Messina: aveva chiesto di risparmiare due anziani coniugi malmenati dai tedeschi. Don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudouccisi il 19 settembre 1943 a Boves, in provincia di Cuneo, in una delle prime stragi perpetrate dai nazifascisti   Tra i francescani fra Rufino Niccacci, frate minore di Assisi, in collaborazione con il vescovo Mons. Giuseppe Placido Nicolini diede protezione a migliaia di ebrei, rifugiandoli nei conventi dei frati Minori di Assisi e nel territorio circostante. Non possiamo dimenticare le “Aquile randagie”, il movimento scautistico cattolico diventato clandestino dopo il divieto fascista che collaborò con la Chiesa di Milano a salvare tantissime vite umane o il campione di ciclismo, il cattolico Gino Bartali. Ma sono davvero tanti i fedeli cattolici che hanno fatto parte della resistenza soprattutto con l’accoglienza stando accanto alla popolazione stremata dalla guerra e dalla fame procurata dal fascismo.

La resistenza non fu solo lotta armata ma anche lotta non violenta. Da tali azioni antifasciste nacque la Repubblica e la Costituzione del nostro Paese che come precisa il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella non può che dirsi ANTIFASCISTA e festeggiare tale avvenimento il 25 aprile “[…]frutto del 25 aprile è la nostra Costituzione. Il 25 aprile è la Festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo” come ha precisato ieri il nostro Presidente.

Voglio concludere proprio con le parole di Mattarella: ““morti e vivi collo stesso impegno, popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre Resistenza“.
Viva la Festa della Liberazione!
Viva l’Italia!