• 9 Dicembre 2024 7:06

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Sabato della XXXIII settimana del Tempo Ordinario

Letture: Ap 11,4-12   Sal 144   Lc 20,27-40

Riflessione biblica

“Il Signore non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui” (Lc 20,27-40). Noi crediamo fermamente che Dio ha risuscitato Gesù e in lui partecipiamo alla sua risurrezione: “Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza” (1Cor 6,14). E ciò è avvenuto nel battesimo, quando “siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rom 6,4). Non importa se alcuni non credono alla risurrezione: per noi la risurrezione è un atto di fede nel Dio vivente (Sal 42,3) e dei viventi (Es 3,6): “Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro (Gb 19,25-27). E ciò avverà per mezzo dello Spirito: “Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano. Io profetizzai come mi aveva comandato e lo Spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato” (Ez 37,9-10). La risurrezione non è una realtà statica, ma dono di Dio che trasforma l’uomo mediante la sua grazia e la sua misericordia: “Liberati dal peccato e fatti servi di Dio, raccogliamo il frutto per la nostra santificazione e come traguardo abbiamo la vita eterna” (Rom 6,22). Tale trasformazione attiva avviene nella fede, nella speranza e nell’amore, perché “se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno” (2Cor 4,16). Per il cristiano, la risurrezione non è realtà del futuro, ma realtà escatologica: non seguiamo un morto, ma colui che è “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6) e il nostro desiderio è rivolto “alle cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio” (Col 3,1) e “di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Fil 3,20-21).

Lettura esistenziale

“Si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei i quali dicono che non c’è risurrezione” (Lc 20, 27). Nel Vangelo odierno leggiamo che i sadducei, i quali non credevano nella risurrezione, pongono a Gesù una domanda tendenziosa. Essi raccontano la storia di una donna che è andata in sposa a sette fratelli, ma che non ha dato figli a nessuno di loro: “Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie”. Gesù parte da questa provocazione per fare un ragionamento spiazzante. Non solo la risurrezione è vera, ma è anche radicalmente diversa da tutte quelle aspettative umane legate alla nostra cultura e alle nostre tradizioni: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”. La vita eterna non è più una vita segnata dal possesso. La vita eterna è la realtà del dono, dell’esperienza della gioia che viene dal dare e non dal prendere, dal possedere, dallo strumentalizzare. La risurrezione è il cuore della nostra fede. “Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato!”. È una solenne affermazione di San Paolo nella lettera ai Corinzi. Lo stesso apostolo aggiunge che se Cristo non è risorto è vana la nostra fede, e arriva a dirci: “Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini” (cfr 1Cor 15, 14.19).