Di seguito riportiamo il testo scritto da Fr. Stefano Cecchin OFM, Presidente della Pontificia Academia Mariana Internationalis, l’organo della Santa Sede preposto a promuovere e favorire la scienza mariologica.
La festa dell’Assunzione in cielo di Maria riconduce i francescani alla chiesina di S. Maria Degli Angeli, la culla stessa dell’Ordine, che fin dalle sue origini è stata dedicata all’assunzione. Questo lo rivela la pala sull’altare dipinta da Ilario da Viterbo con ‘l’angelo che dona alla Vergine la palma’ nel momento che le annuncia la sua imminente morte secondo il vangelo apocrifo chiamato il “Transito Romano”. La devozione di Francisco all’Assunta è ricordata da Bonaventura quando scrive: «Circondava di indicibile amore la Madre del Signore Gesù, per il fatto che ha reso nostro fratello il Signore della Maestà e ci ha ottenuto la misericordia. In Lei, principalmente, dopo Cristo, riponeva la sua fiducia e, perciò, la costituì avvocata sua e dei suoi. In suo onore digiunava con gran devozione dalla festa degli apostoli Pietro e Paolo, fino alla festa dell’Assunzione» (FF 1165).
In un momento in cui, come per la festa della Concezione così anche per quella dell’Assunzione, vi era un forte critica da parte di chi le riteneva prive di fondamento biblico, Francesco sembra non avere dubbi. Così che dal loro Serafico Padre i frati ereditarono questa particolare devozione e si impegnarono a diffonderla, come ricorda la costituzione apostolica Munificentissimus Deus di Pio XII. In essa vengono indicati i principali maestri francescani che l’hanno sostenuta, tra i quali Antonio di Padova, Bonaventura e Bernardino da Siena. Quest’ultimo «riassumendo e trattando con diligenza tutto ciò che i teologi del medioevo avevano detto sul mistero dell’assunzione, non si restrinse a riportare le principali considerazioni già proposte dai dottori precedenti, ma ne aggiunse delle altre». Egli, dunque, ispirandosi ad altri grandi maestri francescani come Matteo d’Acquasparta e Ubertino da Casale, riformulò in sette argomenti le ragioni teologiche dell’assunzione; esse sono:
1) la profonda unione che vi è tra la madre e il figlio, per cui come Cristo è risorto così doveva risorgere anche Maria;
2) la perfetta verginità che vide Maria incorrotta nel parto la rese incorruttibile dalle conseguenze del sepolcro: del resto anche il Vangelo insegna che la verginità è segno della risurrezione futura (cf. Lc 20, 34-36);
3) il comandamento “onora il padre e la madre” esigeva che Cristo onorasse sua madre in modo del tutto speciale non solo in vita ma anche dopo;
4) Maria fu poi il luogo unico e irripetibile dell’incarnazione del Figlio di Dio, la “Vergine fatta Chiesa”, luogo che non poteva essere distrutto con la morte;
5) lei è la prima discepola di Cristo, perfetto esempio di sequela, che lo seguì fedelmente in ogni passo della sua vita, secondo il brano evangelico «se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo» (Gv 12,26), pertanto anche lei «non può non essere se non dov’è Cristo»;
6) essendo Maria la “beata” per eccellenza, la pienezza della beatitudine celeste esige l’unità della persona, che si realizza nell’unione del corpo con l’anima, per cui l’anima di Maria per godere la pienezza di beatitudine dovette riunirsi al corpo dopo la morte;
7) infine, secondo la più squisita antropologia teologica francescana che unisce l’uomo alla donna, Gesù e Maria, ribadita anche dal santo Papa Giovanni Paolo II, l’uguaglianza dei sessi prevedeva che venisse risanata da Cristo tutta l’umanità, cioè sia il maschio come la femmina. E, poiché la risurrezione realizza il massimo della redenzione, essa doveva manifestarsi sia nell’uomo come nella donna, in Gesù e Maria, per adempire in pienezza l’opera della salvezza e avere anche in Maria la testimone della risurrezione, così che in cielo non vi è solo il principio maschile ma anche quello femminile, cioè tutta l’umanità – “maschio e femmina li creò” (Gen 1, 26-27), perché fossero una sola cosa.
A questi argomenti, come sottolinea Pio XII, Bernardino da Siena aggiunse un’altra prova. Nella Chiesa, egli dice, sin dall’antichità vi è la venerazione delle reliquie e del sepolcro dei santi. Per Maria invece vi è solo un sepolcro vuoto. Dove sarà il suo corpo? Come è possibile che la Chiesa abbia gelosamente conservato quello dei martiri e dei santi, e abbia dimenticato quello della Regina di tutti i santi? Bernardino conclude che la mancanza di questo corpo è segno che esso non è più sulla terra ma in cielo, dove continua il suo compito di Madre, mediatrice e avvocata nostra.
Dopo la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione nel 1863 iniziò il movimento Assunzionista che vide a cui contribuì un frate toscano, Remigio Buselli, con la pubblicazione di quello che viene considerato il primo trattato scientifico sull’Assunzione: La Vergine Maria vivente in corpo ed anima in cielo (Firenze 1863). In quest’opera l’autore esorta tutta la famiglia francescana a continuare il suo ruolo mariano nella Chiesa con la proclamazione del dogma dell’Assunzione a completamento di quello dell’Immacolata.
L’appello non fu disatteso, così seguirono studi e iniziative, tanto che, il 26 luglio 1946, il Definitorio Generale istituì la ‘Commissio Marialis Franciscana’, rifondata quest’anno presso la Pontificia Academia Mariana Internationalis (PAMI) all’Antonianum, con il fine di coordinare le provincie negli studi mariologici, allora stimolati e orientati in modo particolare alle ragioni della possibile definizione dogmatica dell’Assunzione. L’archivio della PAMI raccoglie tutte le iniziative che le varie provincie dell’Ordine ha svolto sino alla proclamazione del dogma. Si devono poi aggiungere i 7 Congressi Assunzionistici francescani organizzati del P. Carlo Balic grazie ai quali si è preparato tutto ciò che ha convinto papa Pio XII a proclamare il dogma il 1° novembre 1950.
È un dato di fatto che i due dogmi mariani, che qualcuno definisce francescani, hanno raggiunto la loro proclamazione grazie al grande apporto che ha visto unita tutta la famiglia francescana. Maria Assunta in cielo, segno di sicura speranza per il destino finale di tutti, risplende nella sua bellezza come prova che realmente si può “vivere il Santo Vangelo”, come lei stessa, per prima lo ha vissuto. È la “Vergine fatta Chiesa”, la donna-casa (oikos) che ha accolto, custodito, alimentato il Verbo divino raggiungendo la piena conformità con lui e divenendo modello per noi di come vivere la vita cristiana. Lei è il luogo, come insegnato i maestri francescani, dove Dio ha fatto la pace con l’umanità. Il suo stesso nome, “Maria”, che significa “unione tra cielo e terra”, brilla nella donna di Apocalisse quale raggiungimento della perfetta e luminosa armonia con tutte le creature. Lei è colei che ha dato a Gesù un corpo fatto di terra affinché la terra venisse divinizzata per mezzo dell’unione con Dio.
E siccome anche Gesù era di terra, anche lui è passato per la via della morte, per aprire la porta che conduce all’immortalità con la risurrezione. E come Gesù, anche l’Immacolata Concezione è passata per quella via, per vivere in tutto la perfetta sequela del suo Figlio, con la morte e la risurrezione. Non si deve dimenticare, infine, che la tradizione vuole che San Francesco abbia fatto scrivere sulla facciata della Porziuncola: “questa è la porta della vita eterna”. Così che anche lui, per completare in tutto la sua sequela di Cristo, volle lasciare questo mondo imitando Gesù che sulla croce non muore da solo ma con la presenza della Madre. Perciò Francesco si fa portare a Santa Maria degli Angeli per morire anche lui con la Madre del Signore.
E non dimentichiamo neppure santa Chiara, che nel momento della sua morte fu confortata dall’apparizione della Vergine che si accostò al suo volto rivelando come le due fosse così pienamente conformate da non potersi distinguere nella fisionomia. Perciò, è forse anche per questo, che nell’Ave Maria, preghiera cara e diffusa anche dai francescani, concludiamo dicendo: «prega per noi adesso e nell’ora della nostra morte».