• 1 Maggio 2024 22:51

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Laudate Deum, la voce di scienziati e attivisti si unisce al grido del Papa

Armonia tra contesto e parole. È ciò che si è vissuto stamane, 5 ottobre, nello splendido scenario dei Giardini Vaticani, al Largo della Radio, dove è stata presentata alla stampa l’Esortazione apostolica Laudate Deum, pubblicata ieri. Unanime da parte degli accademici, studiosi, attivisti, rappresentanti della società civile e del mondo della cultura invitati, il consenso a un documento che, integrando l‘Enciclica Laudato si’ di otto anni fa, sprona istituzioni e nazioni a un impegno urgente per far fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici globali.

L’Esortazione apostolica è scritta in modo semplice e piano e si rivolge a tutti. E questo è un pregio. Così il Nobel per la Fisica, professor Giorgio Parisi, intervenuto in apertura della presentazione, il quale ha espresso il suo apprezzamento per un documento che considera quanto mai “necessario”. Convinto, come il Pontefice, che siano i più deboli a soffrire molto di più di altri degli effetti del cambiamento climatico, l’accademico si compiace di come il Papa sottolinei l’urgenza di un coinvolgimento globale e di procedere in maniera equa e solidale: “Bloccare il fenomeno con successo richiede uno sforzo mostruoso da parte di tutti”, afferma Parisi. Insiste sull’importanza che si attui un “trasferimento massiccio di risorse dai Paesi più avanzati a quelli meno ricchi”. A questo proposito, porta ad esempio quello dell’Africa: “Non ci possiamo aspettare che abbiano le popolazioni africane le risorse per costruire i pannelli fotovoltaici. Ci vuole un piano mondiale per poter portare fonti di energia rinnovabile in quelle regioni”. Inoltre, pone l’accento sul bisogno di migliorare l’ambito educativo, specie la formazione femminile, in queste latitudini. Da lì, del resto, si crea la consapevolezza che la tutela ambientale è una questione collettiva imprescindibile. Il “punto di rottura” a cui, secondo il Papa ci stiamo inesorabilmente avvicinando, il professore lo individua nel “conflitto armato con la Russia, e in quello economico con la Cina”. Il concetto rimarcato dal Nobel è che “una umanità solidale è difficile se ci sono le guerre”.