• 5 Ottobre 2024 7:26

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“Le notti di Nicodemo”, a Modica un nuovo format pastorale

Dal 4 luglio al 29 agosto la parrocchia di Sant’Anna nel quartiere d’Oriente, un tempo gestita dai padri salesiani, oggi guidata dal giovane sacerdote Crescenzio Mucia ha realizzato un format pastorale nuovo e forte.

Le Notti di Nicodemo”, questo il titolo scelto dal parroco don Crescenzio Mucia, che ha avuto come scenario la Chiesetta dell’Itria, conosciuta da tutti i modicani per la tradizionale festa de “Marti i l’Itria”. Una chiesetta, che negli ultimi anni è stata valorizzata solamente in occasione dei festeggiamenti il martedì dopo Pasqua, che invece il giovane parroco, grazie al supporto di una vivace comunità di fedeli, sta rivalutando.

Come Il Domani Ibleo, incuriositi da questa iniziativa, giunta al suo penultimo appuntamento, infatti si terranno altri due incontri il 22 agosto e il 29 agosto, abbiamo fatto una chiacchierata con don Crescenzio per capire ancora di più le motivazioni dietro a questo interessante progetto pastorale.

“Le Notti di Nicodemo” sono il frutto di una chiamata. Il capitolo 3 del Vangelo di Giovanni che ci narra di questo fariseo, dottore della Legge e membro del Sinedrio, Nicodemo, che di notte si reca da Gesù per un colloquio intimo, da sempre ha accompagnato la mia vocazione. Questo episodio evangelico è diventato, in questi incontri presso la Chiesetta dell’Itria, paradigma di questa ricerca di intimità col Maestro, ricerca che è ancora un’esigenza del cuore dell’uomo” ha spiegato all’inizio dell’intervista don Crescenzio.

Un’esperienza nata dal basso che ha coinvolto la città

L’esperienza è stata aperta a tutti e via via è stato un crescendo, il parroco spiega come questa esperienza è “nata come una proposta di pastorale parrocchiale, da subito ha mostrato il suo carattere estroflesso” ha spiegato don Crescenzio.

Inoltre aggiunge ancora il parroco “tutto quello che si vive all’interno delle parrocchie, d’altronde, non deve mai perdere il crisma della cattolicità, nel senso più pieno e coinvolgente”.

Incuriositi abbiamo però cercato di andare un po’ più in profondità, questa esperienza ha avuto come guida proprio don Crescenzio, e proprio a lui abbiamo chiesto cosa si porta dentro da questa esperienza. Senza esitare ha confidato: “personalmente, da Sacerdote, mi porto dentro, come nota bella di questa esperienza, la tenerezza di questa sete corale di stare con Gesù, di avere tempo, di darsi tempo per il colloquio personale ed ecclesiale con Colui che è luce oltre ogni tenebra”.

Certamente esperienze di questo genere non sono una novità, in diverse parrocchie infatti durante l’anno si organizzano momenti di forte intensità spirituale e per questo abbiamo chiesto quale sarà il dopo, al fine di non lasciare nulla di intentato. Don Crescenzio infatti ha sottolineato: “il prosieguo, quello che verrà come continuazione, lo penseremo insieme, secondo quanto ci ispirerà l’autore indiscusso, che rimane il Maestro” Perché come ha ribadito il giovane sacerdote: “niente con Gesù si conclude, pian piano si celebrano dei “compimenti”, e poi si riparte per un nuovo inizio. “L’attesa del nuovo” penso che sia il segno più eloquente del cristianesimo”.

Siamo un po’ tutti Nicodemo

Nella locandina, creata per promuovere questa attività, si legge alla fine “un’oasi di ascolto e contemplazione. Un’esperienza per tutti, dai giovani agli anziani… perché siamo tutti un po’ Nicodemo!” leggendo questo abbiamo chiesto come mai questa scelta.

Don Crescenzio ha ribadito “perché un po’ tutti pensiamo di essere gente abbastanza nota o comunque di un certo riguardo (anche se ci riteniamo umilmente poca cosa) in una società dove ci si muove con accortezza tra precari equilibri. Avvertiamo, in altre parole, il peso del giudizio, della carica, del ruolo, e di notte, al buio, di nascosto, cerchiamo autenticità. Un po’ tutti, come Nicodemo, arrovelliamo mente e cuore con i nostri tanti “perché” e mendichiamo luci e ragioni. E tutti, come Nicodemo, abbiamo necessità di qualcuno, come il Cristo, che ci consoli con il lume della verità e con parole leggere e autentiche che vibrino come poesia”.

(Fonte: ildomanibleo.com – Pierpaolo Galota)