• 2 Maggio 2024 4:07

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Giuseppe Di Fatta

XXVII domenica del Tempo Ordinario

Letture: Gen 2,18-24; Sal 127; Eb 2,9-11; Mc 10,2-16

Un caro saluto di gioia e pace a tutti voi!

Ascoltiamo il Vangelo secondo Marco in questa 27° domenica del tempo ordinario.

matrimonio1 Non sono più due ma una sola carneIn quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». La domanda dei farisei sembrerebbe inutile, perché la Sacra Scrittura parlava chiaramente: Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che ella non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa. (Dt 24,1) È evidente che la domanda è fatta proprio per metterlo alla prova. Mosè aveva parlato esplicitamente, ma al tempo di Gesù c’erano opinioni discordanti sulle motivazioni del ripudio, cioè si discuteva sulla interpretazione di quel Qualche cosa di vergognoso. I Farisei, dal pensiero rigorista, lo permettevano per esempio per cose gravi come l’adulterio. I sadducei, dal pensiero più liberale, lo permettevano per motivi più futili.

matrimonio-300x170 Non sono più due ma una sola carneGesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». Gesù non si lascia coinvolgere dalle dispute teologiche di quel tempo, ma si pone sul piano del progetto di Dio sulla famiglia. Riporta il pensiero al principio della creazione, in cui Dio, creando l’uomo a sua immagine, maschio e femmina, li chiama a lasciare la famiglia di provenienza, e a diventare una cosa sola. Dichiara così con molta chiarezza che il progetto originale di Dio sull’uomo e la donna è di vivere in unità, un’unità indissolubile, cioè indivisibile, voluta dal Padre e confermata dal Figlio. E che l’uomo arbitrariamente non può dividere.

A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».divorzio-300x200 Non sono più due ma una sola carne Noi lo chiamiamo modernamente divorzio, nel popolo di Israele si chiamava libello del ripudio. Ieri come oggi lo riconosciamo come il fallimento di un progetto di famiglia, dove a pagarne le spese sono sempre i più deboli. Come comunità cristiana non giudichiamo, né tantomeno condanniamo chi vive situazioni di abbandono e di separazione. Anzi siamo molto vicini a fratelli e sorelle che vivono la sofferenza di queste situazioni. Tuttavia dobbiamo affermare che nel pensiero e nel cuore di Dio l’unità della famiglia è Vangelo, cioè bella notizia, nuovo annunzio, cosa molto buona. Ci farebbe sorridere o indignare un uomo che dicesse alla propria donna ti amo… finché mi va, finché mi piaci, finché non trovo qualcuna migliore di te! Sentirsi dire, invece, ti amo e ti amerò per tutta la vita è un dono inestimabile che obbedisce al bisogno stesso dell’amore, che è quello di dare e di ricevere tutto, di darlo e riceverlo per sempre. Dire con il titolo di un film L’amore è eterno finché dura, se da una parte riflette la mentalità e la prassi corrente, dall’altra non esprime la verità dell’amore umano che Gesù ci è venuto a insegnare e che corrisponde al desiderio del nostro cuore. L’indissolubilità del matrimonio cristiano non è una camicia di forza, ma un dono di Dio! Esprime nel sacramento nuziale, nonostante la piccolezza del cuore umano, il grande amore di Dio per l’umanità, l’amore sponsale di Cristo per la Chiesa, sua diletta sposa. Significative a tal proposito le parole che la liturgia nuziale ci consegna proprio nel momento in cui gli sposi esprimono il loro consenso: Io accolgo te come mia sposa, come mio sposo. Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita. L’unità della famiglia è la buona notizia di questa domenica. E come ogni altra parola del Vangelo, non è sempre facile metterla in pratica.

Il mio augurio e la mia preghiera affinché le nostre famiglie possano vivere in pienezza e con gioia il dono ricevuto.

Santa e serena domenica a tutti!