• 7 Dicembre 2024 4:12

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Ognissanti, altro che vite imbalsamate. Ecco chi festeggiamo oggi

La cosa bella della santità è la fantasia. Tra le vite di chi la Chiesa indica come modelli non ce n’è una uguale all’altra. Parliamo delle esistenze vere, fatte di sacrifici e gioia, di lacrime e sorrisi, storie dinamiche, non imbalsamate, come spesso succedeva invece nelle vecchie agiografie. La solennità di “Tutti i Santi” che si celebra il 1° novembre, diventa allora occasione per conoscere più da vicino l’umanità, il travaglio terreno di chi ha già raggiunto il cielo.

Un aspetto, quello dell’ordinario che diventa straordinario, sottolineato da Francesco sin dall’inizio del suo pontificato. «I santi – disse il 1° novembre 2013 – non sono superuomini, né sono nati perfetti. Sono come ognuno di noi, persone che prima di raggiungere la gloria del cielo hanno vissuto una vita normale». Li ha cambiati l’amore di Dio, seguito «con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie». Significa unire contemplazione e azione, trovare nella preghiera la forza per spendersi nel servizio agli altri, sopportando sofferenze e avversità senza odiare e anzi «rispondendo al male con il bene». Un cammino di “perfezione normale” verrebbe voglia di dire giocando con i contrasti, che segue il filo rosso tracciato da Bergoglio nell’Esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” dedicata appunto alla santità nel mondo attuale.

Un tempo, il nostro, in cui il Signore, accanto ai «mezzi di santificazione» che già conosciamo, dalla preghiera all’accostarsi con frequenza all’Eucaristia e ai Sacramenti, chiede a chi voglia imitarlo una grande capacità di sopportazione, pazienza e mitezza. E insieme l’impegno a fare comunità, audacia e fervore nel seguire il Vangelo, gioia e senso dell’umorismo. Requisiti magari difficili da esercitare con costanza, però alla portata di ciascuno, perché Dio non chiede a nessuno l’impossibile o meglio, lo rende possibile a tutti.

«Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e donne che lavorano per portare a casa il pane, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere!». Questa, annota il Papa nella “Gaudete et exsultate” è «tante volte la santità della porta accanto». Uno stile di vita che ritroviamo, con sottolineature differenti, in chi più di recente è salito agli onori degli altari.

Quanto ai numeri, tra gli ultimi Pontefici, Giovanni Paolo II ha canonizzato 482 beati, Benedetto XVI 45, Francesco 926 molti dei quali però, martiri riuniti in gruppi molto numerosi. Durante il Sinodo sulla sinodalità, il 20 ottobre scorso il Papa ha presieduto il rito per 14 nuovi santi. Tra di loro due italiani: Giuseppe Allamano (1851-1926), fondatore dell’Istituto dei Missionari della Consolata e delle Suore Missionarie della Consolata. Sebbene non sia mai partito per una missione, dedicò la sua vita alla formazione missionaria e alla ristrutturazione del Santuario della Consolata. E poi suor Elena Guerra (1835-1914) che dedicò la vita all’educazione e alla devozione allo Spirito Santo, pubblicando opere che influenzarono la vita della Chiesa. La sua causa di canonizzazione è stata riaperta dopo un miracolo attribuito alla sua intercessione nel 2010.

A completare l’elenco dei nuovi santi: suor Marie-Léonie Paradis (1840-1912) che ha fondato le “Piccole Suore della Santa Famiglia”, dedicandosi ai servizi nei collegi e seminari. Era stata beatificata nel 1984; i Martiri di Damasco, otto frati francescani e tre laici, uccisi nel 1860 durante persecuzioni contro i cristiani in Libano e Siria. La loro canonizzazione rappresenta un messaggio di pace e dialogo in un contesto medio-orientale travagliato.

Con il rito celebrato il 20 ottobre diventano quattro i Sinodi in cui è avvenuta una canonizzazione, dopo quelle del 2015 (3 santi), del 2018 (7 santi, tra cui Paolo VI e Oscar Romero) e del 2019 (5 santi). Quanto ai prossimi nuovi santi non si conoscono ancora le date, però è prossima la canonizzazione del giovane beato Pier Giorgio Frassati (1901-1925) une delle figure più luminose cresciute in Azione Cattolica. Il rito è previsto durante il Gubileo del 2025. Vicino anche il riconoscimento della santità del giovanissimo beato Carlo Acutis (1991-2006) conosciuto, tra le altre cose, per la sua opera di diffusione attraverso internet.

Figure differenti tra loro, come sono le biografie di tanti testimoni della fede cresciuti in tempi ormai lontani. Persone accomunate, ebbe a dire papa Francesco il 13 ottobre 2019, dal fatto di rappresentare delle «luci gentili nel buio del mondo». Significa che guardare a loro, vuol dire vedere più chiara la strada che ci porta fuori dal tunnel, che potrebbe essere la rabbia per una punizione ingiusta, una malattia, un lutto. I santi come indicatori della strada e guide sicure dunque, uomini e donne che ritmano il cammino verso la libertà ma senza cedere alla presunzione.

«Il comportamento del cristiano – diceva il cardinale John Henry Newman santo dal 2019 – è talmente lontano dall’ostentazione e dalla ricercatezza che a prima vista si può facilmente prenderlo per una persona ordinaria». La sua forza infatti consiste nel farsi abitare dal Signore, nel dimenticare il più possibile sé stesso per fargli spazio. «Dio costruisce sul nulla. È con la sua morte che Gesù ha salvato il mondo; è con il niente degli apostoli che ha fondato la Chiesa» sottolineava Charles de Foucauld canonizzato il 15 maggio 2022. Un uomo diventato grande quando si rese conto della sua piccolezza. Com’è nella logica del Padre che giudica secondo il parametro dell’amore, che gioisce nel perdonare, che è disposto ad aprire le porte del cielo anche all’ultimo momento. Non a caso il primo santo “sicuro”, portato in Paradiso da Gesù stesso era un malfattore: il buon ladrone, capace di rubarsi il cielo.