• 17 Marzo 2025 11:56

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Venerdì della VII settimana del Tempo Ordinario

Letture: Sir 6,5-17; Sal 118; Mc 10,1-12

Riflessione biblica

“Alcuni farisei domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie” (Mc 10,1-12). Vecchio problema, sempre attuale. Il problema non sta nelle leggi più o meno liberali, ma nel cuore dell’uomo: “Per la durezza del vostro cuore Mosè scrisse per voi questa norma” (Mc 10,5). La radice del fallimento sta nel cuore: si creano muri, non ponti; liti senza fine, non dialogo paziente tendente alla pace. La società, poi, non ama la famiglia né a livello statale: inventa modelli alternativi di famiglia, né a livello personale di coppia: la famiglia spesso è stabilita in base all’attrazione fisico-sessuale, non come comunione profonda di valori umani e religiosi; più sugli interessi che sulla volontà di crescere insieme come famiglia. Gesù ci invita a riflettere, per non alzare muri di incomprensione, ma ponti di rispetto e di condivisione di idee e di progetti; a non fomentare liti senza fine, ma stabilire un dialogo stabile e paziente tendente alla pace e all’accettazione dell’altro con i suoi pregi e difetti: “Chi è collerico suscita contese, chi è paziente calma le liti” (Prov 15,18). Bisogna stare attenti alla durezza del cuore e cercare la pace: “La pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo”, quello della famiglia di Dio e della famiglia umana (Col 3,15). E l’apostolo Pietro scrive: “Siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili. Non rendete male per male né ingiuria per ingiuria, ma rispondete augurando il bene. Chi vuole amare la vita e vedere giorni felici trattenga la lingua dal male e le labbra da parole d’inganno, eviti il male e faccia il bene, cerchi la pace e la segua” (1Pt 3,8-11).

Lettura esistenziale

“Partito di là, venne nella regione della Giudea” (Mc 10,1). La Galilea è la regione dove Gesù è nato e dove ha iniziato il suo ministero, suscitando entusiasmo tra la gente. Ora lascia la sua terra e si reca in Giudea, la regione che custodisce la purezza della fede. Non è solo uno spostamento geografico ma un passaggio decisivo. Lui sa bene che incontrerà l’ostilità di coloro che hanno l’autorità ma non si tira indietro. L’evangelista lo presenta sempre nelle vesti del Maestro: “La folla accorse di nuovo e lui di nuovo insegnava loro” (Mc 10,1). Insegna con autorità e interpreta la legge antica in modo nuovo. Per questo attira subito la diffidenza dei farisei che si avvicinano “per metterlo alla prova” (Mc 10,2). La domanda è legittima ma l’intenzione non è retta. Occorre infatti notare che chiedere se “è lecito ad un marito ripudiare la propria moglie” (10,2), è quanto meno superfluo perché la risposta è chiaramente contenuta del Libro del Deuteronomio (Dt 24,1-14). Se fossero stati più onesti, avrebbero potuto domandare a Gesù cosa pensava della norma mosaica. Evidentemente già conoscevano il pensiero di Gesù e volevano mostrare dinanzi a tutti che quel Rabbì si distaccava clamorosamente dalla Legge antica. In altre parole che ripudiava il precetto di Mosè. Insomma, vogliono smascherarlo come un traditore della Legge e far capire a tutti che questo presunto maestro non insegna secondo Dio. L’ipocrisia dei farisei è odiosa ma dobbiamo stare attenti a non assumere la stessa mentalità. È legittimo consegnare a Gesù le nostre domande ma dobbiamo farlo come umili discepoli che desiderano approfondire la verità per camminare più speditamente nei sentieri di Dio. Possiamo cadere nella trappola di una conoscenza intellettuale che accarezza la mente ma  non tocca il cuore. Anche questa è una sottile forma di ipocrisia. Oggi chiediamo la grazia di lasciarci scuotere e interpellare dalla Parola.