• 29 Aprile 2024 9:18

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Rubata per attività fraudolenta l’identità WhatsApp di Suor Anna Monia Alfieri


di Salvatore Di Bartolo – L’identità WhatsApp di Suor Anna Monia Alfieri è stata violata per attività aventi finalità fraudolente. È la stessa religiosa a darne notizia sui suoi profili social: “Mi corre l’obbligo morale e civile di darne immediata notizia a tutela dei miei contatti (sappiate che la mia identità è in mano ad un impostore) e per evitare ad altri la medesima esperienza. Aiutiamoci con senso civico.
Dobbiamo proprio dirlo: le nostre vite sono spiate, studiate, colpite, altro che privacy; siamo violati nell’intimo in modo così subdolo da farci sentire stupidi. Ho avuto questa chiara percezione, a seguito di un episodio che mi è capitato ieri – racconta Suor Anna.

Lo condivido, solo per trarne un insegnamento utile a tutti. Dopo una intensa giornata di lavoro, in cui all’ordinario si aggiunge lo straordinario, del resto non si vive e non si muore per se stessi, il cellulare ha cominciato a suonare. “Suor Anna Monia, sta bene? Cosa le è successo?”. E così in tantissimi. Sono rimasta ovviamente senza parole. In breve: dal mio cellulare erano partiti centinaia di messaggi in cui si diceva che la mia carta di credito non funzionava e che avevo bisogno di aiuto. Alla preoccupazione per il fatto in sé, si aggiunge quella legata al pensiero che centinaia di persone erano in ansia per me e che la stessa cosa sia accaduta o possa accadere a tantissimi altri. Cosa è successo? Si sono impadroniti del mio account WhatsApp. Una cosa terribile per chi, come me, ha un alto senso del pudore e della riservatezza. Subito, ovviamente, ho allertato Polizia postale e Carabinieri, tutti sempre disponibili e puntuali. Il senso civico impone a tutti di fermarsi, di capire come sia potuto succedere. Mi sono detta: occorre fare una denuncia pubblica, affinchè altri non cadano nella stessa trappola e non si sentano degli stupidi come mi sono sentita io.

La denuncia è aperta e le indagini faranno il loro corso. La polizia postale, i carabinieri hanno trascorso ore con me al telefono. Occorre davvero fidarsi delle forze dell’ordine: la riforma della magistratura richiesta con un referendum a voce di popolo avrà un corso celere in un Parlamento che, grazie al covid, ha ripreso a funzionare, ristabilendo le vie della democrazia. Occorre anche fidarsi della stampa perché essa ha il dovere di informare, anche su episodi spiacevoli come quello che è capitato a me.
Occorre poi non vergognarsi, alzare la testa e chiedere aiuto, come ho fatto io: polizia, carabinieri, mio fratello, le mie consorelle, tutti sono scesi in campo per aiutarmi. Le forze dell’ordine a fare la denuncia e a ricostruire gli accadimenti, mio fratello ad avvisare l’impostore che si spacciava per me che era stato scoperto l’inganno, le mie consorelle a mandare messaggi ai vari contatti comuni per informare dell’accaduto e di non tenerne conto. Ancora una volta il sapere aude, il coraggio di conoscere, di scavare la notizia, di riflettere rende liberi. Ecco il motivo per cui dico ai genitori, alle istituzioni, alla politica che la scuola è l’unica strada che può aiutare il Paese a rinascere. Cari giovani, non basterà il sussidio, la mancetta, la legge più perfetta per tutelarvi dalla discriminazione e dalla truffa, come dalla violenza, credetemi: solo il sapere aiuterà a vivere liberi dall’idiozia, propria e altrui.
Scrivere queste righe mi ha aiutato a ritrovare un po’ di calma: sì, perché confido che il racconto della mia esperienza sia utile agli altri, divenga un’opportunità di bene per la società tutta, conclude la religiosa.