• 7 Dicembre 2024 3:00

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

dipinto di Carmelo Ciaramitaro

di Fra Arturo Milici – Può sembrare curioso l’accostamento di questi due termini che di solito attribuiamo a due diversi tempi dell’anno liturgico cristiano: l’Avvento in preparazione al Natale e la Quaresima in preparazione alla Pasqua. Ma, frequentando l’esperienza e gli scritti di S. Francesco d’Assisi, veniamo forse a scoprire qualcosa di nuovo.

Sia la sua Regola, sia le antiche biografie composte in sua memoria, fanno riferimento a dei periodi intensi di ritiro, digiuno e preghiera, dei tempi forti spirituali che il Poverello era abituato a vivere nel corso dell’anno. Erano le cosiddette quaresime, modellate sui racconti evangelici dei quaranta giorni di Gesù nel deserto. Francesco ne viveva solitamente cinque ogni anno: quaranta giorni prima di Natale, quaranta giorni dopo la festa del Battesimo del Signore, quaranta giorni prima di Pasqua, quaranta giorni prima dell’Assunta e quaranta giorni prima della festa di S. Michele Arcangelo. Praticamente dedicava più di metà dell’anno (circa 200 giorni su 365) al ritiro spirituale, e il restante tempo all’evangelizzazione itinerante. Il tutto, ritiro e missione, come povero in mezzo ai poveri.

Delle cinque quaresime che abbiamo detto, e che lui personalmente viveva, Francesco nella Regola definitiva ne prevede per i suoi frati soltanto tre, quelle di Natale, del Battesimo e di Pasqua. Quella del Battesimo facoltativa, quelle di Natale e di Pasqua obbligatorie:

E digiunino dalla festa di Tutti i Santi fino alla Natività del Signore. La santa Quaresima, invece, che incomincia dall’Epifania e dura ininterrottamente per quaranta giorni, quella che il Signore consacrò con il suo santo digiuno, coloro che volontariamente la digiunano siano benedetti dal Signore, e coloro che non vogliono non vi siano obbligati. Ma l’altra, fino alla Resurrezione del Signore, la digiunino. Negli altri tempi non siano tenuti a digiunare, se non il venerdì. Ma in caso di manifesta necessità i frati non siano tenuti al digiuno corporale” (FF 84: Rb 3,5-9).

Senza dubbio colpisce l’insistenza, voluta da Francesco, non solo sulla classica quaresima di Pasqua (che era l’unica obbligatoria per tutti i cristiani), ma anche su quella di Natale che incomincia, appunto, dopo il 1 novembre, solennità di Tutti i Santi. Nella tradizione dell’Ordine francescano, è la cosiddetta Quaresima d’Avvento (dal tempo liturgico dell’Avvento, con cui viene a sovrapporsi) o Quaresima di S. Martino (dal giorno 11 novembre, festa di S. Martino, che segna gli inizi del tempo penitenziale).

Ma come mai la Regola francescana prevede anche in vista del Natale una quaresima, più lunga del normale tempo di Avvento? In alcune regioni d’Europa, era diffusa nel Medioevo la consuetudine di prepararsi con quaranta giorni di preghiera e penitenza non solo alla Pasqua, ma anche al Natale del Signore. Ora, frate Francesco estende a tutti i frati del suo Ordine tale consuetudine (sebbene non comune a tutta quanta la Chiesa Cattolica, ma solo ad alcune tradizioni e Chiese regionali), proprio per sottolineare l’importanza capitale di questo mistero che faceva vibrare il suo cuore appassionato: l’Incarnazione del Signore. Ascoltiamo in proposito le stesse parole del Poverello, tramandate fino a noi dalla sua Lettera ai fedeli, e lasciamoci provocare un po’, visto che il 1 novembre non è poi così lontano…

“L’altissimo Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele, annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità. Lui, che era ricco sopra ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine, sua madre, la povertà”. (FF 181-182: 2Lf 4-5)