• 12 Novembre 2025 11:36

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento al Vangelo di Fra Giuseppe Maggiore

XXVIII domenica del Tempo Ordinario (C)

Letture: 2Re 5,14-17   Sal 97   2Tm 2,8-13   Lc 17,11-19

Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

gesu-6-300x225 Semplicemente grazie!Gesù va verso Gerusalemme con determinazione, con il volto indurito come ci dice San Luca. Attraversa un villaggio, entra nella comunità degli uomini, attraversa la vita, incontra la gente, si confronta, agisce, ha compassione. Non è estraneo alla realtà, ma la vive. Incontra dei lebbrosi che si fermano a distanza “come prescrive la legge” (Cfr Lv, 13) che per difendere separa. “Se ci riflettiamo bene abitiamo lo stesso mondo ma nella separazione, c’è una lebbra che ci tiene distanti che ha tanti nomi: emarginazione, povertà, siccità, fame, eresia, ideologia, razza, integralismo, sfruttamento, corruzione, guerra, emigrazione… un elenco interminabile di situazioni, che meritano una particolare attenzione se non vogliamo che diventino un abisso incolmabile (Lc. 16,26)”. (Cantini)

Se ci fate caso i lebbrosi non chiedono la guarigione, ma gridano abbi pietà di noi. Gesù non ha partole di compassione, ma gli ordina di andare a presentarsi dai sacerdoti. L’ordine di Gesù sembra essere una forzatura perché non possono presentarsi carichi di impurità. E durante il cammino che guariscono. È la strada che guarisce. Sradicare le nostre convinzioni, fidarci di Dio, alzarci, risorgere, piantare gelsi nel mare della vita. Quante volte facciamo resistenza ad alzarci da situazioni che ci opprimono, ci deprimono, ci affaticano. Quante volte diciamo prima sto bene e poi mi dedico a questo o a quell’altra cosa. Gesù ci dice di andare e andando guariamo dalle nostre lebbre.

gesu-4-e1760217312988-300x154 Semplicemente grazie!Uno dei nove ritorna: il lebbroso di Samaria non va dai sacerdoti, perché ha capito che la salvezza non deriva da norme e leggi, ma dal rapporto personale con lui, Gesù di Nazaret. Per il samaritano che non ha tempio è Gesù il Tempio.  Non è soltanto un tornare materiale sui propri passi, piuttosto un andar oltre, togliere lo sguardo dalla propria pelle guarita per fissarlo su colui che l’ha guarito. È una vera conversione, Gli altri sono guariti, lui grazie alla fede è salvato.

Sa dire grazie! Una delle malattie più diffusa ancora oggi è l’ingratitudine. È più facile guarire dalla lebbra che dall’ingratitudine. Se come il lebbroso samaritano non so dare gloria a Dio devo davvero chiedermi se ho fede. Chiedermi se sono capace di dire grazie per i doni che ricevo quotidianamente, restituendo a Dio ciò che ho con la condivisione e l’amore verso i fratelli o le sorelle che incontro e che mi stanno accanto. L’appropriarmi di ruoli, fare a sportellate per apparire o avere sete di protagonismo e di potere, è segno di ingratitudine nei confronti del Signore e della comunità. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”(Mt. 10,8)

gesu-300x225 Semplicemente grazie!Il vero miracolo lo compie il lebbroso straniero che non si accontenta dei rituali, è sta proprio nel ringraziamento. L’evangelista Luca usa il verbo eucharistôn, lo stesso dell’«Eucaristia» riferendosi al samaritano che si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo.

Forse bisognerebbe rileggere la vita delle nostre comunità alla luce di questa pagina e della profezia del samaritano. Chiederci se siamo capaci di gratitudine. Se siamo capaci di celebrare l’Eucarestia con questi sentimenti.

Concludo con le parole di Papa Francesco: “È fondamentale saper ringraziare. Ogni giorno, dire grazie al Signore, ogni giorno saperci ringraziare tra di noi: in famiglia, per quelle piccole cose che riceviamo a volte senza neanche chiederci da dove arrivino; nei luoghi che frequentiamo quotidianamente, per i tanti servizi di cui godiamo e per le persone che ci sostengono; nelle nostre comunità cristiane, per l’amore di Dio che sperimentiamo attraverso la vicinanza di fratelli e sorelle che spesso in silenzio pregano, offrono, soffrono, camminano con noi. Per favore, non dimentichiamo questa parola-chiave: grazie! Non dimentichiamo di sentire e dire grazie!”