• 13 Novembre 2025 6:46

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Separazione delle carriere: cosa cambia e quali i pro e contro

Cos’è la separazione delle carriere e cosa cambia davvero dopo l’approvazione definitiva della legge costituzionale del 30 ottobre 2025? Con questa riforma, giudici e pubblici ministeri avranno carriere distinte, propri organi di autogoverno e un nuovo sistema disciplinare gestito dall’Alta Corte disciplinare. La riforma, che introduce la separazione delle carriere dei magistrati, modifica gli articoli 87, 102, 104, 105, 106, 107 e 110 della Costituzione e ridefinisce l’assetto del potere giudiziario italiano. Si tratta di un intervento storico, destinato a incidere in modo duraturo sull’equilibrio tra funzione giudicante e funzione requirente. In questo articolo troverai una spiegazione semplice della riforma, con un linguaggio chiaro ma giuridicamente accurato, per comprendere cosa cambia davvero nel sistema della giustizia: dalla composizione dei nuovi Consigli Superiori della Magistratura separati per giudici e pubblici ministeri, fino ai criteri di nomina e di sorteggio dei loro componenti. Analizziamo anche i pro e contro della separazione delle carriere, le principali posizioni a favore e contrarie emerse nel dibattito politico e giuridico, e i possibili effetti sull’indipendenza della magistratura e sull’efficienza dei procedimenti. Infine, troverai in allegato alla pagina il testo PDF ufficiale della legge costituzionale così come approvato in via defintiva dal Senato. Tutte le informazioni sono aggiornate a ottobre 2025, in vista del probabile referendum confermativo previsto dall’articolo 138 della Costituzione.

Contesto e finalità della riforma costituzionale del 2025

La riforma costituzionale approvata il 30 ottobre 2025 rappresenta uno dei passaggi più significativi degli ultimi decenni per l’ordinamento giudiziario italiano. Dopo anni di dibattiti politici, accademici e tra gli operatori del diritto, il Parlamento ha approvato in via definitiva la legge che introduce la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente. Il Governo ha presentato la riforma come un passo necessario per rafforzare l’imparzialità dei giudici e l’autonomia del pubblico ministero, correggendo un’impostazione storica della Costituzione del 1948 che, pur distinguendo le funzioni, manteneva i magistrati in un unico ordine.

Il dibattito, tuttavia, non nasce oggi. Già dalla fine degli anni Novanta diverse proposte avevano tentato di modificare gli articoli 104 e seguenti della Costituzione, ma nessuna era arrivata al traguardo. A cambiare lo scenario è stata la spinta del Governo nel 2024 e l’accordo politico che ha consentito di raggiungere la maggioranza assoluta in entrambe le Camere nel 2025. La riforma incide in modo diretto sugli articoli 87, 102, 104, 105, 106, 107 e 110 della Carta costituzionale, ridefinendo in particolare la struttura del Consiglio Superiore della Magistratura e istituendo una nuova Alta Corte disciplinare. L’obiettivo dichiarato è quello di assicurare una netta distinzione di percorsi professionali tra chi giudica e chi esercita l’azione penale, così da evitare qualsiasi influenza reciproca.

Perché si parla oggi di separazione delle carriere dei magistrati

Negli ultimi anni, il tema della separazione delle carriere dei magistrati è tornato al centro dell’agenda politica e del dibattito pubblico. Si tratta di una questione che tocca il cuore dell’equilibrio tra poteri dello Stato, perché riguarda il modo in cui si articola l’indipendenza della magistratura rispetto alle altre funzioni e, al tempo stesso, le garanzie di autonomia interna tra giudici e pubblici ministeri.

La discussione è riemersa in un contesto di riforme più ampie sul funzionamento della giustizia, con l’obiettivo di rendere più chiara e definita la distinzione tra chi esercita la funzione requirente, cioè conduce le indagini e sostiene l’accusa, e chi esercita la funzione giudicante, ossia decide sulle controversie. Il Governo ha sostenuto che la riforma mira a rafforzare la terzietà del giudice, evitando possibili sovrapposizioni di ruoli che, pur consentite fino a oggi, non apparivano più coerenti con l’evoluzione del sistema giudiziario.

Il Parlamento ha approvato definitivamente la legge costituzionale il 30 ottobre 2025, dopo un iter durato quasi un anno. Da quel momento la Costituzione italiana prevede ufficialmente due carriere distinte: una per i magistrati giudicanti e una per quelli requirenti. Ciascuna avrà un proprio Consiglio Superiore della Magistratura, autonomo e indipendente, entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica. Poiché in uno dei passaggi parlamentari non è stata raggiunta la maggioranza dei due terzi, la riforma potrà essere sottoposta a referendum confermativo, come previsto dall’articolo 138 della Costituzione. In tal caso, saranno i cittadini a decidere se confermare definitivamente il nuovo assetto.

Separazione delle carriere spiegazione semplice: i punti chiave della riforma

In termini semplici, la separazione delle carriere significa che giudici e pubblici ministeri avranno percorsi professionali distinti, propri organi di autogoverno e regole specifiche. Fino al 2025, entrambi facevano parte di un unico corpo, la magistratura ordinaria, e condividevano il medesimo Consiglio Superiore della Magistratura. Ora, invece, vengono istituiti due Consigli Superiori:

  • il Consiglio Superiore della Magistratura giudicante, competente per i giudici;
  • il Consiglio Superiore della Magistratura requirente, competente per i pubblici ministeri.

Ognuno di questi organi sarà presieduto dal Presidente della Repubblica e composto in parte da magistrati e in parte da membri estratti a sorte da elenchi di professori universitari e avvocati con esperienza di almeno quindici anni. La riforma introduce anche un nuovo organismo, l’Alta Corte disciplinare, che avrà competenza sulle questioni disciplinari riguardanti tutti i magistrati, giudicanti e requirenti. L’obiettivo è quello di assicurare uniformità nelle sanzioni e maggiore trasparenza nei procedimenti. Chi desidera leggere il testo integrale può consultare il file PDF allegato, che contiene la versione ufficiale approvata dal Senato il 30 ottobre 2025.

Le novità più importanti: cosa cambia nel sistema giudiziario

Con la riforma costituzionale del 30 ottobre 2025 cambia in modo sostanziale l’assetto del potere giudiziario in Italia. Le modifiche agli articoli 87, 102, 104, 105, 106, 107 e 110 della Costituzione introducono una distinzione formale e funzionale tra magistratura giudicante e magistratura requirente, che ora costituiscono due carriere autonome.

La novità più evidente riguarda la creazione di due Consigli Superiori della Magistratura separati: uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri. Entrambi saranno presieduti dal Presidente della Repubblica, e ciascuno avrà una propria composizione mista: due terzi dei membri saranno magistrati della rispettiva carriera, mentre un terzo sarà formato da professori universitari e avvocati con almeno quindici anni di esperienza, scelti tramite un elenco predisposto dal Parlamento e soggetto a sorteggio. Questa scelta – l’introduzione del sorteggio – rappresenta un’ulteriore innovazione rispetto al passato: mira a ridurre l’influenza delle dinamiche associative e politiche nelle elezioni del CSM, aumentando la componente estratta a sorte e diminuendo quella elettiva.

Un’altra modifica rilevante riguarda la giurisdizione disciplinare, ora affidata a un nuovo organo costituzionale, l’Alta Corte disciplinare. Composta da quindici giudici (tra magistrati e giuristi di comprovata esperienza), questa Corte avrà il compito di decidere sulle questioni disciplinari riguardanti tutti i magistrati, garantendo criteri uniformi e indipendenza dalle strutture di autogoverno. Infine, le norme transitorie prevedono che entro un anno dall’entrata in vigore della legge costituzionale dovranno essere approvate le leggi ordinarie di attuazione. Fino ad allora, continueranno a valere le regole attuali. In termini pratici, quindi, il nuovo sistema entrerà pienamente in vigore solo dopo l’approvazione delle leggi di dettaglio.

Pro e contro della separazione delle carriere nella magistratura

La separazione delle carriere ha da sempre diviso il mondo politico e quello giuridico. Le posizioni emerse dopo l’approvazione della riforma del 2025 riflettono un confronto che dura da decenni e che ora, con la prospettiva del referendum confermativo, si sposterà anche sul piano dell’opinione pubblica.

I sostenitori della riforma, tra cui una parte significativa del Governo e di alcune associazioni forensi, ritengono che la distinzione netta tra giudici e pubblici ministeri rafforzi la terzietà del giudice, eliminando il rischio di passaggi di carriera che, in passato, potevano generare la percezione di un sistema troppo unitario. La presenza di due Consigli Superiori separati, inoltre, viene vista come garanzia di una maggiore indipendenza reciproca. Secondo questa visione, la riforma non mina l’autonomia della magistratura, ma ne consolida l’equilibrio interno, assicurando che chi giudica non sia mai stato – né possa diventare – parte del potere requirente.

Dall’altra parte, le critiche provengono soprattutto da alcune correnti della magistratura e da giuristi che temono una frammentazione del potere giudiziario. La creazione di due carriere e due CSM, secondo i contrari, potrebbe accentuare la separazione funzionale al punto da ridurre il senso di appartenenza a un unico ordine giudiziario, come previsto dall’articolo 104 nella sua formulazione originaria. Un altro punto controverso riguarda la posizione del pubblico ministero: alcuni temono che, nel lungo periodo, una magistratura requirente troppo autonoma possa subire un eccessivo controllo da parte dell’esecutivo o trovarsi in posizione di minor forza rispetto a quella giudicante. Si tratta, in sintesi, di un confronto di visioni più che di dati tecnici, e sarà presumibilmente al centro della campagna referendaria nei prossimi mesi.

Il nuovo equilibrio tra potere giudicante e requirente

Con la riforma del 2025, l’architettura del potere giudiziario italiano assume un volto inedito, ispirato a un principio di doppia autonomia. L’articolo 104 della Costituzione, nella nuova formulazione, stabilisce che la magistratura è “composta dai magistrati della carriera giudicante e della carriera requirente”, e che ciascun Consiglio Superiore opera in modo indipendente. Questo significa che, pur appartenendo a un unico ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere, i magistrati giudicanti e requirenti seguiranno percorsi professionali separati, con proprie valutazioni, trasferimenti e progressioni di carriera.

Il Presidente della Repubblica resta figura di garanzia per entrambi i Consigli, ma non sarà più presente un organo unitario come l’attuale CSM. Ogni Consiglio avrà un vicepresidente eletto tra i membri sorteggiati dal Parlamento, un meccanismo pensato per garantire equilibrio tra competenze tecniche e rappresentanza democratica. La riforma prevede anche che le nomine e i trasferimenti avvengano secondo regole proprie di ciascun Consiglio, mentre le questioni disciplinari saranno decise dall’Alta Corte, con giudici nominati e sorteggiati secondo criteri precisi di esperienza e indipendenza.

Nel complesso, il nuovo assetto tende a consolidare il principio di autonomia reciproca: il giudice dovrà essere imparziale rispetto all’accusa, e il pubblico ministero dovrà poter esercitare l’azione penale in modo libero ma responsabile. La vera sfida sarà ora garantire che la cooperazione tra le due carriere, necessaria per il buon funzionamento del processo, non si trasformi in competizione o distanza eccessiva. Molto dipenderà dalle future leggi ordinarie e dal modo in cui saranno organizzati i rapporti tra le procure e gli uffici giudicanti.

L’Alta Corte disciplinare: composizione, funzioni e garanzie

Uno degli elementi più innovativi della riforma approvata il 30 ottobre 2025 è la nascita dell’Alta Corte disciplinare, istituita con il nuovo articolo 105 della Costituzione. Questo organo sostituirà, per quanto riguarda i magistrati ordinari, il sistema disciplinare gestito finora all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura, introducendo un meccanismo più indipendente e strutturato.

L’Alta Corte disciplinare sarà composta da quindici giudici, scelti in modo da bilanciare competenza e autonomia. In particolare, tre saranno nominati dal Presidente della Repubblica tra professori universitari in materie giuridiche e avvocati con almeno vent’anni di esercizio; altri tre saranno estratti a sorte da un elenco di professionisti con i medesimi requisiti, compilato dal Parlamento; infine, nove membri saranno magistrati: sei appartenenti alla carriera giudicante e tre alla carriera requirente, anch’essi selezionati per sorteggio tra coloro che abbiano almeno vent’anni di servizio e svolgano o abbiano svolto funzioni di legittimità.

L’organo eleggerà il proprio presidente tra i componenti di nomina o sorteggio parlamentare, e durerà in carica quattro anni, senza possibilità di rinnovo. Le sentenze dell’Alta Corte potranno essere impugnate solo davanti allo stesso organo, ma con composizione diversa da quella che ha emesso la decisione di primo grado. Si tratta di un sistema che mira a garantire imparzialità, uniformità di giudizio e indipendenza rispetto ai Consigli Superiori delle due carriere. L’Alta Corte diventerà così il perno del nuovo equilibrio disciplinare, unendo in sé la competenza tecnica e la garanzia di autonomia.

Separazione delle carriere: il testo PDF e le disposizioni transitorie

Per consentire a cittadini, operatori del diritto e professionisti di esaminare direttamente le nuove norme costituzionali, lo studio legale mette a disposizione il testo PDF ufficiale della legge costituzionale approvata dal Senato e dalla Camera il 30 ottobre 2025. Il documento contiene le modifiche integrali agli articoli 87, 102, 104, 105, 106, 107 e 110 della Costituzione e le disposizioni transitorie previste dall’articolo 8 della riforma.

Queste disposizioni stabiliscono che il Parlamento dovrà approvare, entro un anno, le leggi di attuazione necessarie a rendere operativi i nuovi Consigli Superiori e l’Alta Corte disciplinare. Fino a quel momento continueranno ad applicarsi le norme vigenti, così da garantire la continuità del sistema giudiziario. In altre parole, la riforma è già entrata nella Costituzione, ma la sua effettiva applicazione richiederà ulteriori passaggi legislativi e organizzativi. Durante questo periodo di transizione sarà fondamentale evitare vuoti di potere o incertezze operative, assicurando un coordinamento progressivo tra gli attuali organi e quelli di nuova istituzione.

Il testo ufficiale è allegato in formato PDF consultabile in fondo alla pagina: ciò consente di leggere le nuove disposizioni nella loro forma autentica, così come approvate e pubblicate dal Senato della Repubblica.

Cosa aspettarsi ora: tempi di attuazione e possibili scenari futuri

Con l’approvazione definitiva della riforma costituzionale, l’Italia si prepara a un passaggio che segnerà la storia del proprio ordinamento giudiziario. Tuttavia, il percorso non è concluso: in base all’articolo 138 della Costituzione, la legge potrà essere sottoposta a referendum confermativo, non avendo ottenuto i due terzi dei voti in tutte le letture parlamentari. Saranno quindi i cittadini a decidere se la separazione delle carriere diventerà effettiva e definitiva.

Nei prossimi mesi il Governo dovrà predisporre le leggi di attuazione, definendo nel dettaglio le procedure di sorteggio dei componenti dei Consigli, i criteri di selezione dell’Alta Corte e le modalità di transizione del personale. I tempi tecnici per l’indizione del referendum e per l’approvazione delle leggi ordinarie renderanno il 2026 l’anno decisivo per l’attuazione concreta della riforma. Nel frattempo, il confronto tra le diverse posizioni politiche e giuridiche proseguirà. Chi sostiene la riforma continuerà a evidenziare i vantaggi in termini di indipendenza e chiarezza di ruoli; chi la critica, invece, insisterà sui rischi di frammentazione del potere giudiziario e sulla possibile difficoltà di coordinamento tra giudici e pubblici ministeri.

Per i cittadini e i professionisti del diritto sarà quindi importante seguire gli sviluppi applicativi e, se si terrà il referendum, informarsi sulle conseguenze concrete del voto. La separazione delle carriere non è soltanto una questione tecnica, ma un tema che riguarda il rapporto tra giustizia e democrazia: il modo in cui la Costituzione garantisce l’indipendenza dei magistrati e, al tempo stesso, l’efficienza e la trasparenza del sistema giudiziario.

Conclusioni e consigli legali per cittadini e operatori del diritto

La riforma costituzionale del 30 ottobre 2025 segna una svolta storica: per la prima volta dalla nascita della Repubblica italiana, la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente è sancita direttamente nella Costituzione. È un cambiamento profondo, che modifica la struttura dell’autogoverno della magistratura, ridefinisce il ruolo del Consiglio Superiore e istituisce un organo disciplinare autonomo di rango costituzionale.

Per i professionisti del diritto e i cittadini, comprenderne la portata è essenziale. Nei prossimi mesi il Parlamento dovrà approvare le leggi di attuazione che tradurranno i principi della riforma in regole operative: criteri di selezione dei magistrati, modalità di funzionamento dei due CSM, composizione e poteri dell’Alta Corte disciplinare. In questa fase sarà importante seguire da vicino l’evoluzione normativa e istituzionale, poiché le nuove disposizioni incideranno non solo sull’organizzazione interna della magistratura, ma anche sui rapporti tra accusa e giudizio, e quindi sull’intero sistema di giustizia penale.

Per chi lavora nel settore legale – avvocati, magistrati, accademici – la riforma rappresenta un banco di prova sulla capacità del sistema di conciliare autonomia e coordinamento. Per i cittadini, invece, sarà l’occasione per esprimersi, attraverso il probabile referendum, su un tema che riguarda direttamente il funzionamento della giustizia. Chi desidera approfondire gli aspetti pratici o ricevere assistenza può rivolgersi a un avvocato esperto in diritto costituzionale e ordinamento giudiziario, in grado di fornire chiarimenti aggiornati sull’applicazione della riforma e sulle implicazioni del voto referendario.

(fonte: Avvenire di Sicilia)