Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Giovedì della I settimana del Tempo Ordinario
Letture: Eb 4,12-16 Sal 18 Mc 2,13-17
Riflessione biblica
“Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mc 2,13-17). Quanta misericordia, da parte di Gesù! Ne fece esperienza “Levi, figlio di Alfeo” (Matteo, per Mt 9,9 e 10,3), e fu festa: “Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione” (Lc 15,7). E non solo Levi, perché “molti pubblicani e peccatori stavano a tavola con Gesù”. E Gesù vi partecipò insieme con Levi che l’ha seguito con prontezza: “Seguimi, ed egli lo seguì” e imparò da Gesù un nuovo modo di essere e di vivere. Pieno di gioia per la misericordia ricevuta, fece festa con Gesù e rese subito concreta la misericordia che l’aveva trasformato, la bontà di Dio, che “sopporta con grande magnanimità gente meritevole di collera, pronta per la perdizione, per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso gente meritevole di misericordia, da lui predisposta alla gloria, cioè verso di noi, che egli ha chiamato non solo tra i Giudei ma anche tra i pagani” (Rom 9,22-24). Importante: tutto è opera della misericordia di Dio; infatti, “la salvezza non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell’uomo, ma da Dio che ha misericordia” (Rom 9,16) e la misericordia ci è donata in Gesù e per Gesù: “non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mc 2,17). Saldi in questa fede, accogliamo tutti con la stessa misericordia di Gesù: egli incontrava l’uomo, segnato dalla povertà, dalla malattia, dal peccato, ma sempre uomo, bisognoso di cura e di compren-sione. Per questo ci invita a imparare: “Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mt 9,13).
Lettura esistenziale
“Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì” (Mc 2,13s). L’evangelista Marco, con il suo linguaggio semplice ed essenziale, pone oggi sotto i nostri occhi una scena molto bella e significativa: la chiamata di Levi, mentre è intento al suo lavoro di riscuotere le tasse dai suoi connazionali per poi versarle ai romani. Un mestiere ingrato, che forse produce ricchezza, ma a causa del quale Levi viene etichettato come pubblico peccatore. Ma Gesù, che è venuto per i più bisognosi, si rivolge in modo preferenziale a coloro che, pur immersi nel male o invischiati nelle cose del mondo, o sedotti dal denaro, anelano a una vita diversa e migliore. Rivolgendosi dunque a Levi gli dice semplicemente: «Seguimi!». Così fa con Levi, così fa ancora con tanti del nostro tempo. Sfida poi i suoi nemici, ipercritici e puritani, andando a mensa a casa di Levi ed è proprio in quella famosa cena che Gesù proferirà una delle sue affermazioni più consolatorie per l’uomo di tutti i tempi: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mc 2,17). Matteo segue Gesù, dando inizio alla più bella avventura della sua vita: l’incontro con l’eterna misericordia di Dio. Il Signore passa anche davanti al tavolo dei nostri compromessi e delle nostre varie dipendenze e dice a ciascuno di noi: “Vieni e seguimi!”. Il Signore ci conceda di avere la stessa prontezza e fedeltà di Matteo nel seguirlo.