• 23 Gennaio 2025 0:53

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

San Nicola

Letture: Is 29,17-24   Sal 26   Mt 9,27-31

Riflessione biblica

“Due ciechi lo seguirono gridando: Figlio di Davide, abbi pietà di noi!” (Mt 9,27-31). Tempo di Avvento, tempo di attesa di Gesù, figlio di David, colui che “porta a noi la lieta notizia della salvezza, ai prigionieri e agli oppressi la liberazione, ai ciechi la vista” (Lc 4,18). Gridano con fiducia i due ciechi, e Gesù ridona a loro la vista. Gridiamo anche noi, e Gesù illumina i nostri occhi, per vedere la sua presenza nel nostro cuore e nel nostro operare. Gesù ci “dia occhi”: per vedere le nostre fragilità e le nostre piccole e grandi miserie e chiedere a lui: “Gesù, abbi pietà di noi”; ma anche per vedere le meraviglie del suo amore in noi e nel nostro operare e gridare con Maria: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono” (Lc 1,49-50). Gesù ci “dia occhi”: per saperlo vedere nel fratello che mi sta accanto e aspetta da me un gesto di amore, un’attenzione gentile che lo sollevi nel bisogno, una generosità che gli manifesti la gioia della misericordia infinita di Dio che opera nei cuori. Ricordiamoci della sua parola: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25.40). Gesù ci “dia occhi”: per saperlo vedere nelle varie situazioni della vita e saper agire con sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità con il nostro prossimo (Col 3,12). Gesù illumini gli occhi del nostro cuore, per saper agire con misericordia verso tutti: ‘Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt 12,7). Sia il nostro cuore disponibile all’azione della sua misericordia, perché il Signore ci liberi dal nostro egoismo e cattiveria e ci di la forza di “fare la verità nella carità” (Ef 4,15)

Lettura esistenziale

“Come Gesù partiva di là, due ciechi lo seguirono, dicendo ad alta voce: «Abbi pietà di noi, Figlio di Davide!»” (Mt 9, 27). Il Vangelo odierno ci propone una scena molto bella con tre personaggi: Gesù, al centro della scena, e due ciechi che Gli si avvicinano pieni di fede e con il cuore pieno di speranza. Il peggio che ci possa capitare è di innamorarci della nostra cecità. La fede, invece, è qualcosa che moltiplica la vita, secondo le parole di Gesù: «Sono venuto perché abbiate la vita, quella piena». Credere fa bene, la fede produce una vita buona, il rapporto con Cristo è l’avvio della guarigione di tutta l’esistenza. Spesso, ci troviamo noi nella situazione di questi due ciechi: non vediamo chiaro, ma nell’oscurità ci mettiamo a ricercare un senso, cioè Gesù, seguendo l’eco della Parola di Dio che ci parla, oltre che nel Vangelo, nella voce intima della coscienza, negli eventi della storia, nei fratelli, nel gemito e nel giubilo del creato. E Lui si lascia trovare. E continua a seminare occhi nuovi e luce nuova sulla terra. “Come un cieco avverte il sole senza vederlo, così l’anima Dio” (Hans Urs von Balthasar).