• 3 Maggio 2024 14:14

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Mercoledì della XXII settimana del Tempo Ordinario

Letture: Col 1,1-8; Sal 51; Lc 4,38-44

Riflessione biblica

Tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva” (Lc 4.38-44). Gesù opera ancora a Cafarnao e la sua autorità è ancora riconosciuta dagli indemoniati, che gridano: “Tu sei il Figlio di Dio!” (Lc 4,4). cristo-1-300x200 Si chinòRiconoscere Gesù come “il Figlio di Dio” è essenziale per la fede e per essere guariti da Gesù: egli è il medico che si prende cura dell’uomo nei bisogni del suo corpo e nelle sue esigenze spirituali. Guarisce la suocera di Pietro, inferma di “una grande febbre”: ebbe compassione inchinandosi su di lei, comandò con autorità alla febbre, opera del male, e la donna fu tutta rinnovata, tanto che “si alzò e li serviva”. È Gesù che ci rinnova, ci libera dall’azione del Maligno che rende schiavo l’uomo nel corpo e nello spirito e ci apre al servizio di Dio e dei fratelli. Tale azione salvifica di Gesù non si limitò alla guarigione di un sola persona, ma si chinò sulle piaghe di molti che erano soggetti al potere del demonio e si fece solidale con le sofferenze di tutti: “Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato” (Is 53,4). gesu-18-300x171 Si chinòL’imposizione delle mani sui malati è certo un gesto autoritativo di Gesù, ma è anche la trasmissione della forza divina che albergava in lui e la comunicazione dello Spirito, che dà vita e salute al corpo e allo spirito. Tale gesto di Gesù fu trasmesso anche agli apostoli, che nel nome di Gesù operavano miracoli e guarigioni: “Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno” (Mc 16,17-18). Tutti i seguaci di Gesù, agendo nella forza dello Spirito, possano operare i miracoli dell’amore compassionevole, che si esprime con quella carità umile che ascolta non con le orecchie, ma con il cuore; che non detta leggi di comportamento, ma che si pone vicino al fratello e cammina con lui; soffre se il fratello sbaglia, lo consiglia con prudenza, gioisce se egli si rialza. Vivere le opere di misericordia corporali e spirituali è far regnare Gesù nella nostra vita e instaurare il Regno di Dio che viene.

Lettura esistenziale

“Si chinò su di lei” (Lc 4, 39). Mi colpisce questo tratto così umano di Gesù che si china, si abbassa, si fa vicino a noi nelle nostre fragilità, sofferenze, angustie, di qualsiasi genere.gesu-19-300x215 Si chinò

“Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito” (Sal 34, 19). Gesù condivide le gioie e le fatiche del nostro cammino quotidiano. Non pensiamo che Dio ci guardi da lontano con distacco e impassibilità, mentre noi ci dimeniamo nelle inevitabili prove della vita. Al contrario, Dio si fa “toccare” dalle nostre sofferenze, le condivide, le porta insieme a noi, non ci lascia mai soli.

Durante la persecuzione di Settimio Severo, probabilmente nell’anno 203, morirono a Cartagine, nel Nord Africa, Perpetua, Felicita e altri quattro compagni. La passio di Perpetua e Felicita è fra i racconti più commoventi dell’antichità cristiana,

Felicita, ancella di Perpetua, si trovava all’ottavo mese di gravidanza. La legge di allora proibiva di esporre nell’arena, al supplizio, le donne incinte. Felicita però, tre giorni prima del martirio dei compagni, diede alla luce una bambina. Mentre si lamentava nelle doglie del parto, i carcerieri le dissero: “Ti lamenti ora, e quando dovrai subire i tormenti del martirio, cosa farai?”. Felicita rispose: “Ora sono io a soffrire, là ci sarà un Altro in me, che soffrirà per me, poiché io patisco per lui”.buon-pastore-300x158 Si chinò

Come Dio fa con noi, così anche noi siamo chiamati a “chinarci” sulle sofferenze altrui, a “portare i pesi gli uni degli altri” (cfr Gal 6, 2). Talvolta anche chiedere semplicemente, ma con sincero affetto e interesse, al nostro prossimo: “Come stai?” É un segno di attenzione e di amore che può risollevarlo.

Questa può sembrare una cosa molto scontata e forse banale, ma non lo è, perchè spesso passano intere giornate, senza che ci accorgiamo di chi ci vive accanto, cioè senza percepire quello che grava sul cuore del nostro prossimo. E non pensiamo soltanto alle fatiche che l’altro può attraversare, ma anche alle gioie che vorrebbe comunicare, se ci fosse chi lo ascoltasse, anche questo è importante.