• 5 Maggio 2024 21:02

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Lunedì della XX settimana del Tempo Ordinario
Letture: Gdc 2,11-19; Sal 105; Mt 19,16-22

Riflessione biblica

Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?” (Mt 19,16-23). Chissà quante volte anche noi ci siamo chiesti: “Ma che vuole il Signore da me?”. E mi viene in mente il giovane Francesco d’Assisi: “Signore, che vuoi che io faccia?” (FF 1400). Ed è una domanda veramente essenziale, a cui dobbiamo dare una risposta, sia che ci sentiamo a posto o che siamo nel tormento della ricerca del nostro benessere spirituale: “che cosa devo fare di buono?”. gesu-8-300x300 Signore, che vuoi che io faccia?Gesù ci dona delle risposte sicure e che ci preparano alla sequela. “Uno solo è buono”: la prima risposta concreta è credere in Dio e credere in Gesù: “Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio” (1Gv 4,15). Gesù e il Padre sono “il tesoro” che dobbiamo custodire nel nostro cuore, da esso dipende la nostra perfezione e santità di vita: “In questo l’amore ha raggiunto tra noi la sua perfezione: che abbiamo fiducia nel giorno del giudizio, perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore” (1Gv 4,17-18). Pertanto, non è questione di “fare del bene”, ma di “amare come lui ci ha amato”: “Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai, e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: Amerai il tuo prossimo come te stesso. La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità”. Il problema non è di “compiere questo o l’altro comandamento o persino tutti i comandamenti, ma di donare tutto se stessi, come lui si è donato a noi: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15,13). L’errore del “giovane ricco” sta nel fatto che ha interpretato l’invito di Gesù come uno spogliarsi di ciò che possedeva; non ha capito che Gesù non gli chiedeva “la povertà per la povertà”, ma “la povertà per amare” con libertà e in pienezza di comunione con lui. L’amore non ci impoverisce, ma ci rende simili a colui che ci ha amati per primo: “Conoscete la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”. Ma il cuore di questo giovane era simile a quel “terreno pieno di rovi”: “ha ascoltato la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocarono la Parola ed egli non diede il frutto sperato” (Mt 13,22). “Se ne andò triste: aveva molte ricchezze” (Mt 19,22). E perse la vera ricchezza!

Lettura esistenziale

gesu-9-300x157 Signore, che vuoi che io faccia?Leggendo questo brano evangelico, sembra che la richiesta del giovane ricco, su cosa debba fare per avere la vita eterna, sia animata da un desiderio sincero, eppure questi, udita la risposta di Gesù di vendere quello che possiede, darlo ai poveri, e poi seguirLo con animo libero, se ne va triste.

Come mai?

Spesso riponiamo la nostra sicurezza nei beni, ma anche negli affetti, nella stima altrui, oppure nella carriera e nel successo e, anche se sperimentiamo che, pur possedendo queste cose, siamo lo stesso insoddisfatti e ci manca pur sempre qualcosa, è comunque difficile distaccare il cuore da ciò a cui, in fondo, chiediamo la vita e la gioia.

Francesco d’Assisi, che aveva capito molto bene questo, non voleva avere nè molto, nè poco: non voleva possedere nulla, se non Dio solo. Chiaramente afferma S. Francesco di Sales, non a tutti sono chieste le medesime cose, ma ad ognuno è chiesto di vivere secondo la propria vocazione; tuttavia tutti siamo chiamati a non attaccare il cuore a delle cose, di cui sappiamo bene che non hanno il potere di renderci felici, tutt’altro! Ci illudono di renderci tali, ma la realtà è invece ben diversa. A dimostrazione di questo basti pensare come proprio nei paesi più ricchi, è più alto il tasso di suicidio. Non è nemmeno vero che basta avere la salute per essere felici, sappiamo bene che non è così, anzi spesso capita che pur godendo di ottima salute, non siamo nemmeno capaci di ringraziare Dio, perchè non vi poniamo attenzione, se non quando questa viene a mancare.

gesu-8-300x150 Signore, che vuoi che io faccia?Il bene temporale, lo dice il termine stesso, è un “bene”, ma non è Dio, cioè non è l’assoluto della nostra vita. La stessa cosa vale per l’affetto o la stima altrui, senza alcun dubbio sono dei beni, ma non possiamo far dipendere la nostra felicità da questo, perchè il cuore dell’uomo è fallace e spesso cambia atteggiamento anche in maniera immotivata. Basti leggere il Vangelo: la folla spesso acclama Gesù e vuole proclamarlo Re (Gv 6, 15), ma più tardi, la stessa folla, chiede che sia crocifisso (Mc 15, 13).

La gioia non ci può mai venire dall’esterno, nè dalle cose, nè dalle persone, perchè la nostra gioia è Cristo. Come dice il Salmo 62,4: “La tua grazia, Signore, vale più della vita” e vale più di tutto il resto.

Il Signore venga in soccorso alla nostra debolezza e porti Lui a compimento l’opera della nostra santificazione, supplendo alla nostra fragilità e guardando alla nostra buona volontà.