• 26 Aprile 2024 1:19

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Tiziana Frigione.
San Tommaso
Letture: Ef 2,19-22; Sal 116; Gv 20,24-29

Riflessione biblica

“Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”. No! Tommaso non è incredulo, ma uno che vuol vedere e toccare. È uno che ci somiglia: abbiamo i nostri dubbi, le nostre incertezze, le nostre perplessità, specialmente quando la vita ci fa provare anche esperienze amare. Aveva seguito Gesù con entusiasmo e grinta, che coinvolgeva gli altri: “Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: Andiamo anche noi a morire con lui!” (Gv 11,16). È un “realista”: ama la concretezza, non si fida di quello che dicono le donne sulla risurrezione: “Alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo” (Lc 24,22-23). Ma non si fida neanche di Pietro né degli altri apostoli: lui vuole vedere e toccare. gesu-1-300x210 Toccare con manoUn po’ eccessivo nel suo realismo, tanto che Gesù lo deve richiamare e far sì che la sua fede si esprimesse con pienezza: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente! Gli rispose Tommaso: Mio Signore e mio Dio! Gesù gli disse: Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” (Gv 20,27-29). Tosto nel dubbio, ma sincero e profondamente credente nella parola del Signore: ascolta con attenzione la promessa di Gesù: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via” (Gv 14,2-4). Bella promessa, ma a Tommaso non basta: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?” (Gv 14,5). E la sua praticità ci ha meritato una risposta che vale più di un trattato di teologia: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14,6). Una teologia, che non deve nutrirsi di astrattismi teorici, ma di un sano realismo che ci fa “toccare con mano” la via del Signore, la comunione con Gesù e il farsi dono nell’amore a Cristo e al suo comandamento essenziale: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,34-35).
L’incontro con il Signore avviene nell’amore, è l’incontro con la Parola, la testimonianza altrui, la relazioni con i fratelli, che cambia la vita. Possiamo fare tutti la stessa esperienza dei primi discepoli, vivere la beatitudine della fede, risorgere a vita nuova. Tommaso è gemello di tutti noi che, come lui, non c’eravamo allora, quando è risorto Gesù, dobbiamo attraversare un travaglio per giungere alla fede, imparando a credere, riconoscendo la vita nuova in chi ha sperimentato la risurrezione. Come lui dobbiamo avere una grande onestà intellettuale, nell’ammettere le nostre sfiducie, ma essere disposti a cambiare parere. Tommaso sperimenta il dolore della morte, la perdita di speranza, l’isolamento dai fratelli e deve ritornare insieme a loro per incontrare Gesù. E lui viene, perché è amore e relazione. Tommaso desidera fare l’esperienza del Risorto, immergersi, essere in comunione profonda . Gesù conosce il desiderio di Tommaso ed il nostro, ci viene incontro, ci incoraggia, si fa toccare, e proprio toccando le ferite conosciamo l’amore di Dio che è principio della vita. Dio diventa “mio” proprio quando mettiamo la mano in quelle ferite e possiamo dire con Tommaso:”Mio Signore e mio Dio”. Lui è presente, è in mezzo a noi, vuole farsi guardare e toccare, Tommaso è lì, lo era anche quando pensava di non esserci perché era presente nel cuore di Gesù, anche noi siamo sempre stati lì.
san-tommaso-1 Toccare con manoGrazie a Tommaso possiamo coinvolgerci totalmente, anima e corpo, essere toccati da questa contemplazione interiormente, per incontrare Gesù, un vedere e un toccare spirituali, fino ad essere cambiati da queste ferite, che ci fanno entrare nel mistero di Dio, comprendere che c’è un amore più grande della morte, rinascere e vivere sempre in quel giorno. Quando ci riuniamo la domenica, nella memoria della Passione del Signore, abbiamo davanti le sue ferite, le sue piaghe, il suo amore estremo ed in ogni cosa possiamo essere in comunione con lui , fino a quando saremo noi stessi Eucaristia e riuniti nel Suo nome non ci sentiremo in un sepolcro, ma in un luogo di gioia, di pace, di Spirito, di perdono, con Gesù che sta nel mezzo e dice: “Pace a voi”. Ogni volta che leggiamo la Parola, viviamo in quel tempo, perché il racconto ci rende contemporanei, ormai è il giorno senza tramonto e siamo più beati di Tommaso, perché anche senza vedere il Signore, facciamo l’incontro con il Risorto, entriamo in quelle ferite, in comunione con Lui, accogliamo il suo Spirito e il suo Amore e viviamo di questo: “Perché mi hai visto, hai creduto! Beati quelli che, non avendo visto, credono!”
La Parola è come la carne di Gesù, la sua storia concreta e possiamo vivere la stessa storia, incontrare l’amore del Signore che è vivo e diventare noi vivi. Giovanni ha scritto un Vangelo proprio perché anche noi possiamo fare questa stessa esperienza, incontrare il Risorto, e nella fede, abbiamo il suo stesso Spirito, la sua stessa vita, il suo stesso amore, la pienezza di vita, la vita stessa di Dio.
La fede è l’amore per Gesù che lo fa vivere in noi, così come noi viviamo sempre e da sempre in lui, perché dall’eterno siamo tutti amati.