• 1 Novembre 2024 20:57

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

dipinto di Carmelo Ciaramitaro

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

San Francesco d’Assisi

Letture: Sir 50,1.3-7; Salmo 15;  Gal 6,14-18; Mt 11,25-30

Riflessione biblica

“Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo” (Mt 11,25-30). Il rapporto con Gesù è determinante per la vita spirituale. Con esso impariamo tre virtù per essere imitatori di Francesco d’Assisi: seguire Gesù, gioire in Gesù, operare la pace in Gesù. Seguire Gesù: “Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio concedi a noi miseri che, interiormente purificati, illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e con l’aiuto della tua sola grazia, di essere in comunione con te, che vivi e regni glorioso, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli” (FF. 233). Gioire in Gesù: la letizia francescana è gioia profonda, intensa, interiore, spirituale; nasce dalla comunione con Gesù e dalla purezza del cuore: “Dalla innocenza del cuore e dalla purezza di una incessante orazione sgorga la letizia spirituale; e queste due virtù bisogna soprattutto acquistare e conservare, affinché la gioia, che con ardente desiderio amo vedere e sentire in me e in voi, possiate averla nell’intimo e nell’espressione, per edificare il prossimo e sconfiggere l’avversario. A questi, infatti, e ai suoi seguaci si conviene la tristezza; a noi di godere ed essere felici sempre nel Signore” (FF. 1793). Operare la pace in Gesù: la pace è caratteristica essenziale della spiritualità francescana. Scrive Francesco: “Beati i pacifici, poiché saranno chiamati figli di Dio (Mt 5,9)Sono veri pacifici coloro che in tutte le contrarietà che sopportano in questo mondo, per l’amore del Signore nostro Gesù Cristo, conservano la pace nell’anima e nel corpo” (FF. 164). Povertà interiore e amore a Cristo sono le motivazioni profonde per vivere e rimanere nella pace: “La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori. Non provocate nessuno all’ira o allo scandalo, ma tutti siano attirati alla pace, alla bontà, alla concordia dalla vostra mitezza” (FF. 1469).

Lettura esistenziale

“Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite ed umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero.” (Mt 11, 29). La grandezza dell’uomo sta nel riconoscere la propria piccolezza, la propria creaturalità. L’uomo non è Dio (per fortuna!). La persona umile conserva sempre la pace perché come i piccoli affidano ai genitori i problemi che sono più grandi di loro, così l’umile affida a Dio ogni cosa, occupandosi certamente delle varie situazioni, ma non preoccupandosi. Questo atteggiamento di abbandono fiducioso in Dio, ci solleva dai fardelli della vita quotidiana e dà al nostro cuore la serenità e la pace promesse da Gesù. Francesco d’Assisi, di cui oggi ricorre la solennità, ci offre un esempio luminoso di mitezza ed umiltà, che egli apprende meditando continuamente la vita di Cristo Gesù Signore, soprattutto nei misteri dell’Incarnazione, della Passione e dell’Eucarestia. Ed è sull’edificio di questa santissima umiltà che egli fonda l’Ordine dei Frati Minori. Quando l’uomo cessa di confrontarsi solo con se stesso e con gli altri, ma si pone invece dinanzi a Dio e alla Sua Parola, impara a conoscersi nella verità e questo lo rende umile. Lo rende cioè capace di riconoscere che tutto ciò che di bene può compiere, pensare e dire, lo deve a Dio e non se ne appropria, né se ne vanta o insuperbisce come se venisse da sé, ma dà gloria a Dio che è il Datore di ogni bene.