• 1 Maggio 2024 17:39

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

San Lorenzo

Letture: 2Cor 9,6-10; Sal 111;Gv 12,24-26

Riflessione biblica

“Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24-26). Tale parola ci aiuta a comprendere meglio la figura del diacono Lorenzo e la sua avventura d’amore con Cristo: dare la propria vita come offerta d’amore a Dio e di salvezza per quanti incontriamo nella nostra vita quotidiana. “Piccolo chicco di grano”: offrì la sua vita per i poveri della Chiesa e lì servì per amore di Cristo, obbedendo così al suo comando: “Se io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato l’esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,14-15). “Amò la vita vera, Gesù Cristo”: non si intimorì dinanzi ai carnefici, ma con lo sguardo rivolto al cielo, contemplò la gloria del suo Signore e lo pregò intensamente durante il martirio: “A te si stringe, l’anima mia, o Dio, ora che il mio corpo brucia per te” (liturgia). E così il suo corpo arse tra le fiamme, ma la sua anima bruciò d’amore per Gesù. E conseguì il premio: “Padre, la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa” (Gv 17,22). “Se uno mi vuol servire, mi segua”: come diacono, andò dietro Gesù e in lui servì i poveri, i tesori della Chiesa di Dio: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Li amò per raggiungere quella patria celeste ed essere in comunione con Gesù, assiso alla destra del Padre (Col 3,1). Si avverò la promessa di Gesù: “là, dove sono io, sarà anche il mio servo fedele”; fedele nel poco, glorioso e onorato nel cielo di Dio (Mt 25,23). Nella notte di S. Lorenzo, guardiamo pure in alto per incontrare lo sguardo di Gesù ed esprimere il desiderio di “seguirlo” con lo stesso amore, con cui egli ha dato la sua vita per noi.

Lettura esistenziale

“Se uno serve me, il Padre lo onorerà” (Gv 12, 26). Nel brano dell’Apocalisse che parla della ricompensa riservata ai giusti, mi ha sempre il colpito il fatto che per primi vengano ricompensati i servi, a seguire poi i profeti e i santi: “È giunta l’ora di dare la ricompensa ai tuoi servi, ai profeti e ai santi” (Ap 11, 18). Il cristiano deve trarre esempio dalla vita di Cristo Gesù che pur essendo il Signore, si cinse il grembiule e cominciò a lavare i piedi dei discepoli. Quando ebbe finito, il Vangelo ci dice che Gesù riprese le sue vesti, ma non ci dice che dismise il grembiule. La Chiesa autentica, come diceva Don Tonino Bello, è la Chiesa “del grembiule”; la Chiesa serva. Serva di Dio e del Vangelo, ma anche serva della comunione, della gioia, serva dell’uomo. Servire, per il cristiano, equivale a regnare. Il servizio non è altro che la carità messa in pratica. Quando svolgiamo un qualsiasi ufficio, la prova del nove che lo svolgiamo con spirito di servizio è che non ci turbiamo se ci viene tolto. Talvolta diciamo di esercitare un servizio, ma in realtà vi attacchiamo il cuore e ce ne appropriamo. Una delle caratteristiche del servizio vero, è il distacco. Dovremmo chiederci sinceramente: “Se mi fosse tolto questo ufficio, come la prenderei? Lo vivo veramente come un servizio che oggi svolgo io, ma domani può essere affidato ad un’altra persona?”. Come non pensare al grande San Francesco che seppe mettersi da parte perché fosse affidato ad altri l’ufficio di Ministro Generale dell’Ordine, preferendo vivere come un semplice Frate? È anche per noi il servizio, la brillante carriera a cui aspiriamo?